“Europa debole e confusa”: la nuova dottrina Trump fa tremare Bruxelles

In un'intervista a Politico, Trump descrive un continente in declino: “Parlate troppo, producete poco”. Tra immigrazione, Ucraina e politicamente corretto, il nuovo affondo del presidente americano 
16 ore fa
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Donald Trump
Donald Trump (Carlos Barria/Afp)

“Voglio solo vedere un’Europa forte”. E invece oggi il blocco è guidato da leader “deboli” che “non sanno dove andare”. Ma dove stanno andando, secondo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, è verso la decadenza. Il tycoon torna ad attaccare l’Unione europea, stavolta in un’intervista concessa l’8 dicembre a Politico. Solo una settimana fa, la nuova Strategia di sicurezza nazionale americana relegava il Vecchio Continente in fondo agli interessi del Paese e lo bollava come pericolo, tanto da invitare a “coltivare la resistenza alla traiettoria attuale dell’Europa”. Una resistenza da attuare all’interno degli stessi Stati membri del blocco.

L’intervista rincara la dose rispetto a questa visione già molto chiara, offrendo uno spaccato che non lascia spazio a dubbi di ciò che il presidente Usa pensa: l’Europa sta perdendo competitività, identità e capacità di azione. “Penso che (i leader, ndr) siano deboli, penso che non sappiano cosa fare, nemmeno sul commercio”, ripete più volte.

Un’Europa che “parla ma non produce”

Nel corso dell’intervista, Trump alterna toni più o meno concilianti verso i politici europei – “mi piacciono tutti, alcuni sono amici. Conosco quelli intelligenti e quelli stupidi. Ce ne sono anche di veramente stupidi” – a giudizi severi sulla capacità dell’Unione di gestire le sfide attuali. “L’Europa non sta facendo un buon lavoro sotto molti aspetti“, afferma il presidente, secondo cui il problema di fondo è l’incapacità di trasformare le dichiarazioni di principio in azione concreta: “Parlano troppo e non stanno producendo“.

Il riferimento è all’Ucraina – “La guerra continua ad andare avanti” -, ma più in generale Trump ritiene che l’Europa non sappia “cosa fare”, perché “vuole essere politicamente corretta, e questo la rende debole”, incapace di prendere decisioni.

Ucraina: stallo, responsabilità e “odio personale”

Quanto all’Ucraina, per Trump la guerra “non sarebbe mai accaduta” se quattro anni fa ci fosse stato lui alla Casa bianca. “Avrebbe potuto evolversi in una Terza guerra mondiale. Penso che probabilmente non accadrà ora”, afferma, ma “è un grosso problema per l’Europa. E non lo stanno gestendo bene”.

Sostiene inoltre che Volodymyr Zelensky non abbia ancora letto l’ultima bozza statunitense per il cessate il fuoco che invece i suoi collaboratori avrebbero già “apprezzato” (ma non c’è riscontro su questo). Proprio il premier ucraino sarebbe una delle fonti di stallo, nella visione di Trump: “Non l’ha ancora letta (la bozza, ndr). Molte persone stanno morendo. Quindi sarebbe davvero bello se la leggesse”.

Un altro motivo di stallo, spiega poi il tycoon, è “l’odio tremendo” tra Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin.

Ma arrivati a oggi, secondo Trump Kiev e l’Ue devono arrendersi al fatto che la Russia sia “in posizione di forza, senza dubbi”. Pur riconoscendo il coraggio degli ucraini, il presidente americano insiste sul fatto che “le dimensioni prevarranno” e ricorda che l’Ucraina ha perso territori importanti “ben prima del mio arrivo”.

Il tycoon dà anche lezioni di democrazia, sostenendo che l’Ucraina debba votare, non importa che ci sia una guerra in corso e che le sue leggi vietino di tenere elezioni in queste condizioni. “Credo che sia giunto il momento. Stanno usando la guerra per non indire delle elezioni, ma, credo che il popolo ucraino dovrebbe avere questa scelta. E forse vincerebbe Zelensky, non so chi vincerebbe. Ma non hanno elezioni da molto tempo. Parlano di democrazia, ma si arriva a un punto in cui non è più una democrazia”.

Immigrazione: la critica più dura

Trump dedica ampio spazio alla questione migratoria, definendo le politiche europee un “disastro” e sostenendo che i Paesi del blocco stiano accogliendo persone provenienti da contesti ad alta instabilità, incluse – a suo dire – “le prigioni del Congo e di altri Paesi”. Evoca dunque un’Europa trasformata: “Parigi è molto diversa da quella che amavo”, così come Londra, guidata da “un sindaco orribile, incompetente”, Mentre Svezia e Germania “da quasi zero criminalità sono passati all’aumento dei reati dopo l’immigrazione”. “Detesto vederlo accadere. Sai, le mie radici sono in Europa”, aggiunge.

La sua tesi è netta: l’immigrazione di massa cambierebbe l’identità europea e indebolirebbe il continente, sia culturalmente che economicamente. “Se continua così, molti di quei Paesi non saranno più Paesi sostenibili”. La soluzione? “Dovrebbero far uscire le persone entrate illegalmente”.

“Non voglio governare l’Europa”

“La maggior parte delle nazioni europee sta decadendo”, afferma ancora Trump che esclude – a parole – un coinvolgimento diretto nelle elezioni europee: “Voglio governare gli Stati Uniti. Non voglio governare l’Europa“.

Ma il capo della Casa Bianca riconosce di essere già molto influente, citando il premier ungherese Viktor Orbán, che “a molti europei non piace”, e il presidente argentino Javier Milei, che “stava perdendo, l’ho appoggiato e ha vinto a valanga”.

Smentisce invece di aver promesso a Orbán un “ombrello finanziario” da 20 miliardi di dollari, pur confermando che l’ungherese gliene ha fatto richiesta.

Russia: “Vuole un’Europa debole, e lo sta ottenendo”

Alla domanda sul perché Mosca consideri “positiva” la nuova Strategia americana, Trump risponde che il Cremlino “vuole un’Europa debole”, che è quello che sta avendo e che tale scenario “non ha niente a che fare con me”. Afferma inoltre di non avere una visione per il Vecchio Continente: ”Tutto ciò che voglio vedere è un’Europa forte. Ho una visione per gli Stati Uniti d’America prima di tutto. È ‘Rendiamo l’America di nuovo grande’. Quello che sta succedendo all’Europa penso che la stia mettendo in pericolo per come la conosciamo. E penso che i cittadini europei dovrebbero fare qualcosa al riguardo”.

Le reazioni europee

Senza entrare nel merito delle affermazioni del presidente degli Stati Uniti, spesso prive di riscontro nei fatti, la risposta dell’Ue alla Strategia di sicurezza e a queste ulteriori parole non è unitaria e i commenti esternati da più parti cercano comunque toni concilianti con l’alleato storico, sebbene cercando di riaffermare con fermezza le proprie posizioni. “Mi asterrò dal commentare, salvo confermare che siamo molto orgogliosi e grati di avere leader eccellenti, a partire dalla leader di questa istituzione, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Siamo davvero fieri di chi ci guida nell’affrontare le molte sfide che il mondo ci pone”, ha detto la portavoce della Commissione Ue Paula Pinho.

Il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha respinto la Strategia di sicurezza americana ricordando al vecchio amico (ormai ex, viene da pensare) che esiste il divieto di interferire nei processi democratici interni degli altri Paesi (principio peraltro sancito nella Carta Onu). Costa ha aggiunto che Trump deve mostrare “rispetto”, pur affermando che l’Europa e gli Stati Uniti “devono agire come alleati”.

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz è stato più diretto: “Non vedo alcuna necessità che gli americani vogliano ora salvare la democrazia in Europa. Se davvero dovesse essere salvata, riusciremmo a farcela da soli“. Per Merz, inoltre alcuni aspetti della Strategia Usa sono “comprensibili”, altri “accettabili”, altri ancora “inaccettabili da una prospettiva europea”. Ma anche qui è arrivato un ramoscello d’ulivo: Merz ha ricordato che “America First va bene, America Alone no”. “Avete bisogno di partner nel mondo, e uno di questi partner può essere l’Europa”, ha spiegato il cancelliere suggerendo però un rapporto a due con il suo Paese: “Se non potete dialogare con l’Europa, almeno prendete in considerazione la partnership con la Germania”.

Quanto all’Ue, Merz ha ricordato: occorre diventare “molto più indipendenti dagli Stati Uniti in materia di sicurezza”.

Divergenze strategiche: due visioni del mondo

L’intervista conferma che Ue e Usa si stanno ormai muovendo su traiettorie divergenti. Il Vecchio Continente continua a sostenere il multilateralismo, il commercio basato sulle regole, il diritto internazionale, e posizioni progressiste e ambientaliste (nonostante la marea del sovranismo stia annacquando queste ultime). Trump tutto il contrario, interpretando il suo Make America Great Again come l’esercizio di una politica di potenza pura, basata sul business e sulla semplificazione, su rapporti bilaterali dove vince la legge del più forte.

Ecco perché il capo della Casa Bianca ha tutto l’interesse (come Putin d’altronde) a dividere l’Unione: i singoli Paesi hanno un minor peso specifico e sono dunque maggiorante malleabili. Ed ecco perché il tycoon vuole un’Europa allineata alla propria visione e perché solo così per lui è pensabile per lui parlare ancora di alleanza. Nonostante Trump dica di non avere una visione per l’Unione, la sua amministrazione e il mondo Maga stanno da tempo cercando attivamente, sul campo, di modificare la direzione del blocco. Alleati in questo, o burattini secondo i punti di vista, sono in partiti sovranisti, funzionali alla strategia ‘divide et impera’ che mira a indebolire la coesione del blocco.

Ma l’Europa ha ancora bisogno degli Stati Uniti

Resta comunque un dato strutturale: l’Europa dipende ancora dagli Stati Uniti, soprattutto nella difesa e nel sostegno all’Ucraina, ma anche ‘banalmente’ per i satelliti e per i sistemi di pagamento elettronici. La parola chiave del 2026 per l’Unione sarà ancora, come è stata nel 2025, ‘autonomia strategica’.

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