Eurobond per finanziare Difesa comune Ue, storico accordo di cinque Paesi

Con Trump “impegno americano possibilmente limitato”, i Ventisette corrono ai ripari
20 ore fa
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ministri estero francese, italiano, polonia, germania
Riunione dei ministri degli esteri dei cinque principali Paesi Ue e del Regno Unito a Varsavia_fotogramma

Cinque Paesi europei hanno raggiunto uno storico accordo sull’emissione di obbligazioni europee per finanziare la Difesa comune. D’altronde, il periodo in cui l’Ue decide cosa è e cosa vuole essere in futuro è questo. Una seconda chance è stata spazzata via dall’invasione russa in Ucraina, la possibilità di temporeggiare è stata annichilita dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, come sottolineato da Mario Draghi all’indomani delle elezioni Usa.

Per questo è storico l’annuncio fatto a Varsavia dal ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski dopo la riunione dei responsabili degli esteri di Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito (seppure fuori dall’Ue): “Per la prima volta cinque Paesi si sono pronunciati a favore di obbligazioni europee per finanziare la Difesa, è una vera novità”, dice Sikorski.

Il tema della Difesa comune è stato per anni messo in cantina, prima che la guerra scatenata da Putin in Ucraina sconvolgesse gli equilibri a cui eravamo abituati. Ue e Usa hanno risposto in maniera compatta all’aggressione russa, ma l’elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti cambia di nuovo le carte in tavola.

Sikorski parla di un “rafforzamento della capacità militare pur nel quadro del mantenimento degli impegni Usa”, che però dipenderanno da Washington e non solo da Bruxelles. Lo stesso ministero degli esteri polacco ha aggiunto: “c’è la disponibilità della maggioranza dei paesi Ue ad assumere il fardello militare e finanziario del sostegno all’Ucraina nel contesto di un impegno americano possibilmente limitato”.

La Difesa europea passa dagli eurobond?

La riunione dei ministri degli esteri si è tenuta simbolicamente nel giorno numero 1000 della guerra in Ucraina. Nel comunicato finale della riunione, si legge che l’intenzione è “rafforzare la sicurezza e la difesa dell’Europa, utilizzando tutte le leve a nostra disposizione, ivi compreso il potere economico e finanziario dell’Unione Europea, e rafforzando la base industriale europea”. A tal fine “discuteremo di finanziamenti innovativi ed elimineremo gli ostacoli al commercio e agli investimenti nel settore della difesa”, si legge ancora nel documento.

Nel corso della conferenza stampa, solo il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani ha fatto esplicito riferimento agli eurobond, a differenza dei ministri francese e tedesca. In particolare quest’ultima, Annalena Baerbock, si guarda bene dal fare esplicito riferimento a obbligazioni europee, tema da sempre divisivo in Germania.

L’endorsement di Kaja Kallas

Dichiarazioni più o meno esplicite a parte, l’ipotesi di eurobond per sostenere la Difesa europea gode dell’endorsement della nuova Alta rappresentante europea per politica estera e sicurezza Kaja Kallas, che già diversi mesi fa si era schierata a favore dell’emissione di eurobond per finanziare un piano europeo della Difesa. Ora, l’ex premier estone deve trovare un canale per inserire questa ipotesi nelle linee guida della presidente von der Leyen dove, al momento, non vi è alcun riferimento alle obbligazioni europee.

Ue aumenta la spesa militare ma il 2% non basta più

Quest’anno la spesa militare dei Paesi Ue è aumentata dovrebbe attestarsi all’1,9% del Pil complessivo dell’Unione, con un aumento di oltre il 30% rispetto al 2021, secondo il rapporto approvato dal Consiglio Ue. Se i calcoli venissero confermati, la spesa militare europea per quest’anno sarebbe di 326 miliardi di euro, più 100 miliardi di euro in investimenti.

Ma proprio ora che la tanto agognata somma è stata (quasi) raggiunta, non basta più, come ribadito a margine dall’incontro (“in molti casi sarà necessaria una spesa superiore al 2% del Pil”) e come già richiesto dal segretario della Nato, Mark Rutte. Lo sforzo a fare di più viene ritenuto un “imperativo” nella dichiarazione congiunta rilasciata al termine del vertice.

Sui Ventisette gravano non solo le richieste dell’Alleanza, ma anche i vincoli del Patto di stabilità: per molti Paesi, aumentare ulteriormente le spese militari significa fare dolorosi tagli in altri settori, come la sanità. Il concetto è stato ribadito da Guido Crosetto a margine della riunione con gli omologhi europei a Bruxelles dove il ministro italiano della Difesa ha ribadito la sua proposta: “Diversi governi si sono impegnati a raggiungere il 2% ma, come vedete tutte le volte che c’è la legge di bilancio c’è difficoltà ad aumentare i fondi. È un tema che io pongo ormai da due anni, vanno eliminati i vincoli che ci sono per ogni Paese come incidenza della difesa sul Patto di stabilità. Escludendo queste spese dal Patto di stabilità diventerebbero una cosa a sé e ci sarebbe la possibilità di arrivare al 2%”.

Intanto, per l’Ue è già arrivato il momento di superare questa soglia e, dopo anni di passi avanti e dietrofront, l’ipotesi eurobond prende piede velocemente. Del resto, il tempo della procrastinazione è finito.

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