Elezioni Romania: Simion vince il primo turno e il premier si dimette, al ballottaggio un Paese spaccato

L'estrema destra sfiora il 41% e manda in crisi il governo. Ora tutto si gioca al ballottaggio del 18 maggio
5 ore fa
4 minuti di lettura
George Simion e Nicosur Dan
Da sinistra, George Simion e Nicosur Dan (Afp)

Stavolta non c’è stata la sorpresa: George Simion ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, in linea con i sondaggi. Il candidato dell’estrema destra ha ottenuto un clamoroso 40,9% dei voti, cosa che ha portato il premier Marcel Ciolacu – e questo era inaspettato – ad annunciare oggi pomeriggio le proprie dimissioni, aprendo un ulteriore fronte di incertezza.

Ieri i cittadini romeni sono tornati alle urne per ripetere il primo turno delle presidenziali, come ordinato dalla Corte costituzionale dopo aver annullato il voto dello scorso novembre per irregolarità finanziare e sospette ingerenze e manipolazioni estere.

In quell’occasione, era uscito vincitore il candidato indipendente, filo russo e radicale, Călin Georgescu, che i sondaggi davano al 5%. Un risultato shock, totalmente imprevisto, dovuto soprattutto a una massiccia campagna su TikTok che era finita sotto la lente d’ingrandimento dei servizi segreti romeni. Dall’indagine, desecretata, erano emerse interferenze ad opera della Russia volte a indirizzare l’esito del voto.

Dopo mesi di polemiche, interferenze sia da pare russa che americana, e l’esclusione dalla partecipazione alla ripetizione del voto di Georgescu decisa dall’Ufficio elettorale centrale e confermata dalla Corte Costituzionale, ieri dunque i romeni si sono nuovamente recati alle urne, in un clima sicuramente poco sereno e dove il risentimento anti-establishment ha giocato un ruolo fondamentale.

Con chi va al ballottaggio Simion

Simion, leader del partito di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), non ha ottenuto la maggioranza assoluta, dunque si procederà con il ballottaggio in programma il 18 maggio. A sfidarlo, il candidato arrivato secondo, ovvero il sindaco di Bucarest, l’europeista Nicușor Dan, che ha preso il 20,9% dei voti. Secondo i sondaggi, Simion è favorito anche nello scontro a due contro Dan.

Dan ora verrà sostenuto dalla coalizione di governo – composta da socialdemocratici, liberali e dalla minoranza ungherese – che al primo turno appoggiava Antonescu, e da Usr. Ma le dimissioni di Ciolacu, come anticipato, aprono un ulteriore fronte di incertezza: il premier, espressione di partiti più moderati, avrebbe potuto agire come ‘contrappeso’ nel caso in cui Simion conquistasse effettivamente la presidenza, mentre ora il governo passerà a un premier ad interim finché i partiti di coalizione non sceglieranno il suo successore. Al momento non si prevedono elezioni anticipate. .

Simion intanto mira ai voti di Ponta, ex premier e candidato sovranista, che con il suo 13% potrebbe diventare l’ago della bilancia.

Fuori il candidato del governo, disfatta per Lasconi

Al terzo posto, fuori dai giochi, il candidato della coalizione di governo, Crin Antonescu, che ha ottenuto il 19,97% delle preferenze. Antonescu ha ammesso la sconfitta e parlato di un ”risultato irreversibile” del voto. Victor Ponta, indipendente, ha chiuso con il 13,20% delle preferenze.

Disfatta pesante per la liberale Elena Lasconi, presidente dell’Unione Salva Romania (Usr) ma abbandonata dal suo partito che ha deciso di sostenere Dan. Lasconi ha annunciato le sue dimissioni dopo aver raggranellato un misero 2,68% dei consensi che la posiziona quinta: un segno di come le cose siano cambiate negli ultimi 6 mesi, visto che a novembre la sindaca di Câmpulung era arrivata seconda ed era approdata al ballottaggio (mai tenutosi a causa dell’annullamento del primo turno).

Quanto all’affluenza, secondo l’autorità elettorale romene ha votato il 53% degli aventi diritto, pari a circa 9,5 milioni di persone, in linea con lo scorso novembre.

Simion: “Voto storico, atto di coraggio e unità”

Grande la soddisfazione espressa da Simion, che su X ha definito il voto di ieri “storico”, perché “il popolo romeno si è espresso“. “E’ ora di farsi sentire! E’ stata più di una scelta: è stato un atto di coraggio, fiducia e unità. E’ la vittoria di chi crede veramente nella Romania: un Paese libero, rispettato e sovrano!”, ha concluso.

Simion, deciso fan di Donald Trump, punta a declinare in salsa romena, e più ampiamente europea, il Maga -Make America Great Again – del suo idolo, portando avanti un programma nazionalista, anti-establishment e conservatore (si definisce filo-cristiano e filo-famiglia). “Prometto che rispetterò sempre la volontà del popolo. Sono qui per servire i rumeni, non il contrario”, ha affermato in una nota stamattina.

Quanto all’Europa, il leader di Aur vuole bloccare gli aiuti militari all’Ucraina, intende ricucire le relazioni con gli Usa e non pensa di uscire dall’Unione quanto piuttosto riformarla dall’interno: “Voler riformare l’UE non significa volerla abbandonare”, ha affermato nella nota di oggi. “Crediamo in un’Unione Europea che prosperi come un nido per le sue nazioni diverse e sovrane, non come un sistema rigido che impone politiche uniformi”. Ma intanto minaccia di non rispettare le leggi dell’Ue con cui non è d’accordo, pur negando di essere filo-russo: si definisce semplicemente filo-romeno.

Simion, arrivato quarto alla votazione di novembre, è salito alla ribalta dopo che la Corte costituzionale ha confermato l’esclusione di Georgescu dalla ripetizione del voto per irregolarità finanziare legate alla campagna elettorale dell’autunno e per l’accusa – tra le altre a suo carico – di azioni volte a sovvertire l’ordine costituzionale.

Il leader di Aur ha cavalcato le decisioni della suprema Corte, sfruttando la rabbia, la disillusione e la stanchezza dei romeni verso i partiti e le istituzioni ‘tradizionali’ e verso la corruzione e la povertà diffuse per ottenere consenso, raccogliendo allo stesso tempo il malessere di chi a novembre aveva votato per Georgescu, al quale Simion intende assegnare un incarico di rilievo, forse anche quello di primo ministro, se verrà eletto.

La Romania svolta a destra?

La larga vittoria di Simion e i sondaggi fanno presagire che la Romania si allineerà alle voci anti-ucraine all’interno dell’Ue, insieme a Ungheria e Slovacchia, e che allo stesso tempo cercherà una svolta in senso nazionalista e conservatore. In Romania il presidente non è una figura ‘decorativa’, ma rappresenta il Paese alle riunioni dell’Ue e della Nato, è comandante in capo delle forze armate e ha un forte ruolo di indirizzo sulla politica estera, che viene condotta “in collaborazione con il Governo”. A questo proposito, va notato che a Simion è vietato entrare in Ucraina e in Moldavia a causa delle rivendicazioni territoriali che porta avanti da anni.

Dan ha descritto il ballottaggio come una battaglia tra una prospettiva filo-occidentale (la sua) e una anti-occidentale. “È nostro compito convincere i romeni che la Romania ha bisogno di una direzione filo-occidentale e la nostra campagna si concentrerà su questo nelle prossime due settimane”, ha dichiarato stamattina dopo i risultati del voto.

La Romania, che conta 19 milioni di abitanti, è un pilastro della strategia Nato sul fianco orientale, inoltre è una nazione-chiave per la gestione dei flussi commerciali e per la tenuta dei valori democratici sul fronte orientale.

La posta in gioco è alta, la direzione che prenderà il Paese dipende dal voto del 18 maggio: i romeni manterranno una rotta transatlantica o sterzeranno a destra verso una rotta conservatrice e potenzialmente anti-Ue?