Călin Georgescu è definitivamente escluso dalla partecipazione alle elezioni presidenziali in Romania del 4 maggio. La Corte costituzionale ieri sera all’unanimità ha respinto il ricorso presentato dal nazionalista filo-russo contro la decisione dell’Ufficio elettorale centrale di bloccare la sua candidatura. Georgescu era arrivato primo a sorpresa alle elezioni del 24 novembre scorso, poi annullate dalla Corte suprema per sospette interferenze da parte di potenze straniere (la Russia) e false dichiarazioni sui finanziamenti della campagna elettorale. In base agli ultimi sondaggi, Georgescu era favorito per vincere anche le nuove votazioni.
La decisione della Corte costituzionale romena è definitiva e verrà pubblicata sulla gazzetta ufficiale della Romania con tempi ancora da definire. Georgescu ha comunque presentato ricorso, mentre su X ha commentato: “Oggi i padroni hanno deciso: niente uguaglianza, niente libertà, niente fraternità per i romeni. Lunga vita alla Francia e a Bruxelles, lunga vita alla loro colonia chiamata Romania”. E ha aggiunto: “Vi assicuro che le cose non resteranno così! Il male del sistema non ci sconfiggerà, il loro male non ci sconfiggerà!”.
Georgescu ha anche dichiarato di credere che la sua “missione” sia stata “compiuta”, avendo smascherato “il demone in tutta la sua bruttezza”.
Crin Antonescu, candidato della coalizione di governo (socialdemocratici, liberali e Unione Democratica Magiara) ha scritto su facebook che avrebbe voluto sconfiggere Georgescu al voto, ma ha sottolineato che “la democrazia nasce dal rispetto per le persone, le leggi e le istituzioni statali”.
Elena Lasconi, leader dell’Unione Salvate la Romania, arrivata seconda al voto del 24 novembre scorso poi annullato, oltre a chiedere chiarezza e spiegazioni, ha affermato che una decisione come questa presa dalla Ccr deve rimanere un’eccezione.
In realtà, c’è un precedente recente che ha fatto molto meno rumore. Ed è il caso di Diana Șoșoacă, a cui la Corte costituzionale ha impedito di candidarsi alle elezioni dello scorso novembre a causa delle sue “dichiarazioni pubbliche che non rispettano la Costituzione della Romania e promuovono un discorso costantemente antidemocratico e antisemita”.
Giudici scortati
Ieri sera centinaia di sostenitori di Georgescu sono scesi in strada a protestare davanti alla sede del tribunale, fischiando e urlando “ladri!” e “libertà”. Già domenica, dopo la decisione del Bec, si erano segnalati scontri tra manifestanti e polizia, quindi le misure di sicurezza erano state aumentate. I nove giudici della Ccr dunque sono stati scortati dal personale del Parlamento e dai gendarmi: un’immagine senza precedenti, che dimostra il clima di tensione in cui è sprofondato il Paese dalla fine di novembre.
Come si è arrivati alla decisione della Ccr
Il Bec domenica aveva bloccato la candidatura di Georgescu per presunte violazioni delle regole elettorali e dunque perché “ha violato l’obbligo stesso di difendere la democrazia“, che si basa su elezioni “giuste, oneste e imparziali”.
La Corte costituzionale il 6 dicembre scorso aveva annullato le elezioni presidenziali, di cui si era tenuto solo il primo turno, per sospette ingerenze russe tramite campagne social orchestrate per favorire il candidato populista rispetto agli altri, e per finanziamenti non dichiarati della sua campagna elettorale.
Contro Georgescu inoltre a fine febbraio è stata aperta un’inchiesta penale per false comunicazioni sulle fonti del finanziamento della sua campagna elettorale e per istigazione ad azioni contro l’ordine costituzionale. Il politico deve rispondere anche di altri capi d’accusa molto gravi.
Mosca nega ogni legame e afferma: “Voto sarà illegittimo”
Intanto Mosca ha negato ogni legame con Georgescu e ogni ingerenza nelle elezioni romene. Alla notizia della decisione della Corte Costituzionale, il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha comunque affermato che qualsiasi elezione che non coinvolga Georgescu è illegittima .
La posizione di Washington
L’amministrazione Usa, a guida Donald Trump, probabilmente si esprimerà sulla stessa falsariga: nelle ultime settimane infatti aveva esercitato pressione perché la candidatura di Georgescu al voto di maggio fosse ammessa. Mentre il vicepresidente JD Vance, dal palco della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, aveva definito ‘fragile’ la democrazia romena se non regge l’urto di un po’ di propaganda russa, spingendo anche il presidente della Ccr a reagire.
Elon Musk, braccio destro di Trump, ha commentato la decisione presa domenica dal Bec definendola ‘folle’.
Cosa succede ora
Ora i partiti hanno ancora tempo fino al 19 marzo per presentare una candidatura. L’esclusione di Georgescu apre un vuoto nell’estrema destra, di cui il populista era il candidato di punta: serve dunque un ‘piano B’. Oltre all’eurodeputato Claudiu Târziu, il cui nome in queste ore sta circolando, l’alternativa potrebbe essere George Simion, leader dell’Alleanza per l’unione dei romeni (Aur), il quale potrebbe fare da collettore dell’insoddisfazione di molti, non solo dei sostenitori di Georgescu ma anche di tutti quelli che vedono nella decisione della Corte costituzionale un complotto per mantenere al potere le forze tradizionali, sempre più screditate nell’opinione pubblica. Il politico ha commentato la decisione della Ccr come “un attacco contro la democrazia e le libertà” in atto nel Paese.