Elezioni Romania 2025, Nicușor Dan presidente: vince l’Europa, battuto il trumpiano Simion

Campagna polarizzata, denunce di brogli e clima di tensione: alla fine ha prevalso la moderazione, con il sollievo di Bruxelles. Chi è il nuovo presidente e quali sfide dovrà affrontare
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Dan Nicosur Vince Ballottaggio Ipa Ftg
Nicușor Dan (Ipa/Fotogramma)

In Romania vince il centro, vince l’Europa, vincono i toni pacati. Il sindaco di Bucarest Nicușor Dan è il nuovo presidente della Repubblica, battendo al ballottaggio l’altro contendente, George Simion, esponente dell’estrema destra e grande fan di Trump. Con il 99,8% dei seggi elettorali scrutinati, Dan aveva vinto con il 53,8% dei voti contro il 46,2% di Simion, dunque con 8 punti di distacco.

Buona la seconda? Come si è arrivati al voto

Ieri, 18 maggio, il Paese è tornato alle urne nella ripetizione del voto presidenziale tenutosi a novembre ma annullato dalla Corte costituzionale per irregolarità da parte del vincitore, Călin Georgescu, e per sospette interferenze straniere, ovvero russe, a favore dello stesso vincitore. L’organo supremo giudiziario aveva ordinato di rifare le elezioni e a marzo aveva confermato in appello la decisione dell’Ufficio elettorale centrale di escludere Georgescu dalla nuova tornata sia proprio per le irregolarità ravvisate a novembre, sia perché su di lui pende una serie di capi d’accusa molto gravi, tra cui l’istigazione ad azioni contro l’ordine costituzionale.

Tutto questo, senza precedenti in Occidente, ha alimentato il malcontento e il sospetto di manipolazione da parte dell’establishment, già ben presente nella popolazione, aprendo nuove fratture e incendiando il dibattito pubblico.

A tal proposito, Federica Onori, deputata di Azione e membro del gruppo parlamentate Amicizia con la Romania, ha sottolineato ieri sera durante la diretta Adnkronos Eurofocus dedicata al ballottaggio: “Non è mai una bella notizia che dei risultati elettorali vengono annullati. Crea sfiducia, alimenta la polarizzazione e la diffidenza, comprensibilmente e legittimamente. Tuttavia la Corte costituzionale non fa valutazioni politiche ma di coerenza tra elezioni e criteri di trasparenza e correttezza. Dunque, avendo in mano prove ed elementi, non poteva fare altrimenti”.

Dan e Simion: due visioni opposte

Il testimone di Georgescu è stato raccolto da Simion, che sperava di capitalizzare il favore che il candidato indipendente aveva saputo raccogliere tra i cittadini, e in effetti al primo turno due settimane fa aveva sbancato con il 41% dei voti. Dan era arrivato secondo con circa la metà, circa il 21%.

Ma, come ha sottolineato ancor prima degli exit poll Francesco Guida, professore emerito di Storia dell’Europa Centro-Orientale dell’Università Roma Tre, durante la diretta Adnkronos Eurofocus, è vero che al primo turno Simion aveva il 40%, ma “nella polarizzazione c’era un altro 40%: Dan più Antonescu (il candidato della coalizione di governo, che aveva preso il 19,97% delle preferenze, ndr). Occorre capire i votanti in più”.

Guida ha condensato diversi aspetti interessanti di queste elezioni. Il primo è che sono state estremamente polarizzate. Non solo per le visioni opposte scese in campo, che si possono sintetizzare in populismo contro centrismo, nazionalismo (al grido di Make Romania Great Again) contro europeismo, ma anche per la sfiducia elevatissima della popolazione verso i partiti tradizionali, simboli ed artefici della corruzione e delle mancate promesse di benessere. Crin Antonescu, citato da Guida, è infatti arrivato solo terzo, e nessuna delle forze tradizionali era rappresentata dai candidati arrivati al ballottaggio.

Simion è leader di Alleanza per l’Unione della Romania (Aur), un partito di estrema destra arrivato secondo alle elezioni parlamentari di dicembre, mentre lui era arrivato quarto alle presidenziali di novembre, e non ha mai ricoperto ruoli di governo. Il 38enne è un nazionalista trumpiano ostile all’Ucraina, euroscettico (anche se ultimamente è stato più cauto su questa posizione) e sostenitore della riunificazione della Moldavia con la Romania, motivo per il quale è stato bandito dal Paese vicino.

Dan è un moderato e un indipendente, anche se, ha precisato Sonia Cristina Soare, professoressa associata di Scienza Politica presso l’Università di Firenze, durante la diretta Adnkronos Eurofocus, “in realtà non è tanto indipendente, avendo fondato l’Unione Salviamo la Romania (da cui poi è uscito, ndr)”. Dan, sindaco della capitale dal 2020, si è impegnato a combattere la corruzione e a mantenere il Paese in una traiettoria europea e atlantista.

Un altro elemento importante racchiuso nel commento del professor Guida riguarda i ‘voti in più’. Decisiva infatti è stata l’affluenza, che come si diceva nei giorni prima del voto ha favorito il sindaco di Bucarest. Secondo i dati ufficiali, ha votato il 65% degli elettori, la percentuale più alta dal 1996. C’è stata una forte mobilitazione anche tra i giovani, tra i quali emerge la paura di trovarsi a vivere la mancanza di libertà che hanno vissuto i loro genitori e i loro nonni.

Per dare un’idea, ieri sera a Bucarest i sostenitori di Dan per strada hanno scandito lo slogan “Russia, non dimenticare, la Romania Per non è tua”.

Simion cede e ammetta la sconfitta

Simion, che ieri sera nonostante gli exit poll si era definito “il nuovo presidente della Romania”, e che aveva invitato alle proteste contro la “frode”, stanotte ha poi ammesso la sconfitta, pubblicando su facebook un video: “(Dan) ha vinto le elezioni. È stata la volontà del popolo rumeno”. “Eravamo soli contro un intero sistema, soli contro tutti. Sono orgoglioso di voi e spero di avervi rappresentato con onore”, ha aggiunto il leader di Aur per poi concludere:. “Andremo fino in fondo, anche se è difficile sentire l’amaro sapore della sconfitta”.

Parole che smorzano le preoccupazioni di molti, che temevano una sorta di ‘Capitol Hill romena’ dopo che il leader estremista nei giorni scorsi aveva adombrato che ci potessero essere dei brogli, e dopo che ieri aveva messo le mani avanti dichiarando che sarebbe stato dato “un risultato non corrispondente al vero”.

Il sollievo dell’Ue

Le elezioni romene sono state seguite con particolare attenzione a Bruxelles. La Romania, Paese di 19 milioni di abitanti, è un importante membro dell’Ue e della Nato. Condividendo il confine con l’Ucraina, svolge un ruolo logistico fondamentale per il supporto al Paese in guerra con la Russia. Inoltre, ospita due importanti basi dell’Alleanza atlantica, una delle quali è previsto diventi la più grande del continente entro due anni.

Piu in generale, l’elezione romena, come il primo turno in Polonia che si è svolto sempre ieri, ha tenuto sulle spine il blocco per la paura che si creasse un fronte euroscettico con Ungheria e Slovacchia, intenzionato a scardinare il sistema da dentro e tentando di adottare anche in Europa una linea politica ispirata a quella trumpiana.

Basti pensare che, come sottolineato da Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia, durante la diretta Adnkronos Eurofocus, in caso di vittoria di Simion nel Consiglio europeo avrebbero seduto quattro leader dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr), il gruppo al Parlamento di Strasburgo della premier Giorgia Meloni.

Interferenze estere

Anche in questa tornata elettorale il sospetto di interferenze estere è stato sventolato. Con qualche novità: Pavel Durov, fondatore e ceo russo di Telegram, ieri ha inviato un messaggio a tutti gli utenti romeni affermando che la Francia avrebbe chiesto alla piattaforma di non diffondere le idee conservatrici, richiesta che sarebbe stata rifiutata. Macron ha smentito seccamente. Secondo Dan, la notifica, inviata mentre le urne erano ancora aperte, è stata un chiaro tentativo di influenzare l’esito delle elezioni.

Il Ministero degli Esteri romeno ha dichiarato: “Ancora una volta vediamo i segni distintivi dell’interferenza russa. Una campagna virale di fake news su Telegram e altre piattaforme social mirano a influenzare il processo elettorale. Era prevedibile e le autorità hanno smentito la notizia falsa”.

Chi è Dan

“Le elezioni riguardano le comunità, e nelle elezioni di oggi ha vinto una comunità di romeni che vuole un profondo cambiamento in Romania”. Così Dan ha commentato l’esito del voto, aggiungendo che “è un momento di speranza”. Ma da dove viene questo 55enne che a sorpresa, con la sua pacatezza, ha battuto il teatrale e infuocato Simion?

Nato il 20 dicembre 1969 a Făgăraș, in Transilvania, Dan è un ex matematico che ha vinto due medaglie d’oro alle Olimpiadi Internazionali di Matematica, nel 1987 e nel 1988. Ha studiato all’Università di Bucarest e successivamente all’École normale supérieure di Parigi, dove ha conseguito un dottorato in matematica nel 1998. Tornato in Romania, ha fondato la Școala Normală Superioară București, un istituto dedicato alla formazione di giovani talenti scientifici.

Dan ha iniziato la sua attività civica fondando l’associazione ‘Salvate Bucarest’, impegnata nella tutela del patrimonio architettonico e nella lotta alla corruzione. Nel 2015 ha poi creato l’Unione Salvate Bucarest (Usb), trasformata l’anno successivo nell’Unione Salvate la Romania (Usr), partito di centro-destra focalizzato su trasparenza e riforme. Eletto deputato nel 2016, ha lasciato l’Usr nel 2017 a causa di divergenze ideologiche. Nel 2020 è stato eletto sindaco di Bucarest come indipendente, sostenuto dai liberali del Pnl e da Usr, e poi è stato rieletto nel 2024 con l’appoggio dell’Alleanza Destra Unita.

Le difficoltà del nuovo presidente

I turbolenti mesi che la Romania ha attraversato dalla clamorosa e totalmente inaspettata vittoria di Georgescu a novembre, e tutto quello che ne è conseguito, ha lasciato profonde fratture.

Non solo, ma il primo ministro Marcel Ciolacu si è dimesso dopo l’esito del primo turno del 4 maggio, lasciando al nuovo presidente un impegnativo primo compito: nominare un nuovo capo di governo, e dunque trovare una maggioranza pur non rappresentando nessuno dei partiti in Parlamento.

Ha spiegato Soare: “Dan è un progressista economico, ma per il resto ha valori tradizionali. Si troverà in difficoltà perché, ad eccezione del partito Usr, dovrà cercare supporto. Sicuramente lo avrà dalla minoranza magiara. I liberali possono sostenerlo, il partito socialdemocratico non si sa, sconfitto alle urne ma delegittimato da scandali e corruzione. È diviso, non sa che via prendere, nella prima fase potrebbe appoggiare un governo di minoranza in attesa di sistemarsi, ma è un partito senza una vera identità socialdemocratica, ancorato ai vecchi schemi comunisti”.

Intanto Dan ha dichiarato di voler iniziare a parlare con i quattro partiti filo-occidentali del Parlamento e con i rappresentanti dei partiti delle minoranze etniche, avvisando che i colloqui potrebbero richiedere “settimane”.

C’è poi la questione economica: il Paese ha il più grosso deficit dell’Ue (9%), mentre l’instabilità degli ultimi mesi ha portato a un indebolimento della valuta, il Leu, e dopo il primo turno i tassi sui bond hanno visto un’impennata. Dunque rassicurare gli investitori e evitare un declassamento del rating creditizio sono delle priorità. Anca Mihai, corrispondente di Tvr Romania in Italia, ha spiegato durante la diretta Adnkronos Eurofocus che il panico sui mercati dopo il primo turno delle elezioni e le dimissioni di Ciaulescu “è stato come un’anteprima di cosa potrebbe accadere se la Romania perdesse il link con l’Europa”.

Dan ha comunque usato parole di ottimismo: “Ci aspetta un periodo difficile, necessario per il riequilibrio economico e per gettare le basi di una società sana. Abbiate speranza e pazienza”.