Elezioni Portogallo 2025: la vittoria fragile di Luís Montenegro, mentre Chega avanza

Oltre il 64% al voto, ma nessuna maggioranza. Il premier Montenegro non apre all'estrema destra, mentre la sinistra è in piena crisi
23 ore fa
4 minuti di lettura
Montenegro Luis Elezioni Portogallo Afp
Luís Montenegro (Afp)

Il Portogallo è tornato alle urne, ieri 18 maggio, per la terza volta in tre anni. Un voto vinto da Alleanza Democratica (Ad), partito di centro-destra guidato dal primo ministro uscente Luís Montenegro, ma questa non è stata una sorpresa. I punti salienti sono due: ancora una volta, non c’è una maggioranza, mentre l’estrema destra di Chega (Basta) è arrivata seconda a pari merito con i socialisti, i grandi sconfitti di questa tornata elettorale.

Un po’ di numeri: Ad ha ottenuto il 32,7% dei voti e 89 seggi nell’Assemblea legislativa portoghese, composta da 230 deputati, dunque è molto al di sotto dei 116 necessari per avere la maggioranza.
Il Partito Socialista (Ps) ha raggranellato il 23,4% dei voti (peggior risultato di sempre), mentre Chega è arrivata al 22,6%: entrambe le forze dispongono ora di 58 seggi. Solo che per il Ps è una perdita secca di 20 scranni, e per Chega una crescita di 10. Inoltre ci sono ancora da conteggiare i voti dall’estero, che attribuiscono quattro deputati, perciò l’equilibrio fra i due partiti potrebbe rompersi e magari proprio a favore dell’estrema destra. Se ciò avvenisse, sarebbe la prima volta in quasi 40 anni che i socialisti non si piazzano tra le prime due forze.

Quanto agli altri:

  • Iniciativa Liberal, ferma al 5,53%, ottiene 9 seggi con una piccola crescita
  • Livre, piccolo partito progressista, migliora da quatto a sei scranni, con il 4,2% delle preferenze.

Per il resto per la sinistra è praticamente una disfatta generale:

  • Cdu (coalizione di comunisti e Verdi) si è fermato al 3%, passando da quattro a tre deputati
  • il Bloco de Esquerda non è andato oltre il 2% e scende da cinque seggi a uno
  • gli animalisti di Pan (1,36 %) perdono oltre 45 mila voti ma mantengono la loro unica deputata
  • Juntos Pelo Povo (0,34%) di Madeira ha ottenuto un seggio, diventando il primo partito regionale a entrare nel parlamento nazionale.

Nonostante le preoccupazioni relative alla stanchezza elettorale, l’affluenza è aumentata: ha votato il 64% degli elettori registrati, in confronto al 59% del 2024.

Montenegro: “Il popolo vuole questo governo”

Montenegro ha dichiarato stamattina a una folla di sostenitori di aver ricevuto dai portoghesi un mandato chiaro e rafforzato per governare. “Il popolo vuole questo governo e questo primo ministro“, ha detto lanciando forse una frecciatina ai parlamentari che lo scorso marzo lo hanno sfiduciato dopo soli 14 mesi di governo.

André Ventura (Chega): “ucciso il bipartitismo”

Il leader di Chega, André Ventura, ha detto che il suo partito “ha ucciso il bipartitismo in Portogallo“, grazie all’impressionante risultato alle urne – ha detto – ben superiore al 18% dei voti ottenuto l’ultima volta. Questo ha posto fine a 50 anni di governi conservatori e socialisti.

“Non abbiamo vinto queste elezioni, ma abbiamo fatto la storia“, ha dichiarato a una sala gremita di sostenitori esultanti, dicendosi certo che il suo partito arriverà secondo, con riferimento ai voti dei cittadini portoghesi residenti all’estero.

Chega nel 2019 aveva l’1,3 % e un solo deputato eletto (lo stesso Ventura), il che testimonia la forte crescita del movimento, che ha come modelli politici il presidente Usa Donald Trump e l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Ventura si rivolge soprattutto agli elettori più giovani e sfrutta molto i social media, anche diffondendo disinformazione.

Immigrazione, lotta alla corruzione e alla criminalità sono stati al centro della sua campagna elettorale. Ventura parla di “tolleranza zero” contro l’illegalità, in considerazione degli scandali di corruzione che hanno segnato la politica portoghese, ma anche Chega ha avuto dei problemi. Un suo parlamentare è sospettato di furto di valigie dall’aeroporto di Lisbona, con annessa vendita online di quello che c’era dentro, mentre un altro avrebbe falsificato la firma di una persona deceduta. Entrambi si sono dimessi.

Il socialista Nuno Santos: “Mi dimetto”

Il leader socialista Pedro Nuno Santos ha riconosciuto la pesante sconfitta e ha subito annunciato le dimissioni, aggiungendo che non si candiderà quando il partito terrà una votazione interna per eleggere il suo sostituto.

Il favorito è l’ex ministro José Luís Carneiro, sconfitto da Nuno Santos nelle elezioni interne del 2023. Ma il percorso verso il nuovo segretario, che passa per un congresso straordinario, potrebbe rallentare la formazione di un nuovo governo.

Terzo voto in tre anni

Come dicevamo, si tratta delle terze elezioni politiche anticipate dal 2022. Il voto di ieri è stato indetto dopo che il governo conservatore di minoranza è stato inaspettatamente rovesciato a marzo. La questione di fiducia posta da Montenegro – in seguito a uno scandalo per potenziali conflitti di interesse rispetto all’azienda di consulenza della sua famiglia, Spinumviva (il premier ha negato ogni addebito) – non è passata, dando il via ad una nuova crisi.

Una difficile maggioranza

Il nuovo voto tuttavia non ha stravolto il panorama politico portoghese, né ha risolto l’instabilità politica del Paese. Montenegro già guidava una coalizione di minoranza, e anche adesso si troverà a cercare un appoggio molto complicato.

Se infatti finora aveva contato sulla collaborazione con i socialisti, che ad esempio si sono astenuti per consentire l’approvazione della legge di bilancio, dopo la scorsa crisi di governo i rapporti si sono incrinati e non è chiaro cosa intenda fare il Ps. Nuno Santos ha esplicitamente detto che lui non collaborerebbe, ma che la decisione spetta al suo successore.

Va notato che l’Assemblea della Repubblica non può essere sciolta né nei primi sei mesi di un mandato elettorale né negli ultimi sei del mandato presidenziale, dunque non potranno esserci nuove elezioni nei prossimi dodici mesi. In sostanza, occorrerà inventarsi qualcosa.

Certo è che dopo 50 anni in cui centrodestra e centrosinistra si sono alternati al governo con l’appoggio di formazioni minori, si affianca ora una terza forza che frammenta il panorama politico e rende complesse le decisioni su questioni fondamentali per i cittadini, quali l’immigrazione, la crisi abitativa e la situazione economica.

Quanto al primo aspetto, cavallo di battaglia di Chega, il governo uscente ha provato a rintuzzare annunciando, due settimane prima delle elezioni, l’espulsione di stranieri irregolari. Una mossa criticata dai socialisti come ‘trumpizzazione della politica’. Anche la crisi abitativa è un problema molto sentito: negli ultimi anni, i prezzi delle case e degli affitti sono andati alle stelle, i cittadini non riescono ad acquistare o affittare una casa nella propria zona di residenza, e spesso sono costretti a trasferirsi.

Una situazione aggravata dalla condizione economica del Portogallo, che è uno dei Paesi più poveri dell’Europa occidentale.

Montenegro, consapevole delle difficoltà a formare una coalizione di governo, si appella al senso dello Stato delle opposizioni: un appello che potrebbe cadere nel vuoto. Il premier ha comunque ribadito che non intende stringere accordi con Chega, considerato “inaffidabile e “non adatto a governare”. Ha quindi un bel rompicapo da risolvere. “Lasciateci lavorare”, ha concluso.