Gli elettori irlandesi hanno confermato la tendenza verso la stabilità politica, favorendo un probabile ritorno della grande coalizione composta da Fianna Fáil, Fine Gael e il Partito Verde, al potere dal 2020. Nonostante l’ondata anti-incumbent che ha colpito recentemente Europa e Stati Uniti, i due principali partiti di centro-destra hanno ottenuto risultati sufficienti per iniziare i negoziati per un nuovo governo. Questi colloqui, che si preannunciano lunghi e complessi, sono il riflesso di un panorama politico frammentato in cui nessun partito ha ottenuto una maggioranza assoluta.
Il sistema elettorale irlandese, basato sul voto singolo trasferibile, ha contribuito ancora una volta a mitigare oscillazioni radicali. I collegi plurinominali, in cui gli elettori ordinano i candidati secondo le preferenze, garantiscono una rappresentazione proporzionale, promuovendo la stabilità istituzionale. Tuttavia, questa formula non è riuscita a evitare l’ascesa di candidati indipendenti e movimenti marginali, alimentati da preoccupazioni locali e dalla crescente ansia sociale, come nel caso delle tensioni legate all’immigrazione.
Un cambiamento significativo è stato l’aumento del numero dei seggi da 160 a 174, un adattamento alla crescita demografica, soprattutto nell’area di Dublino. La capitale, sempre più centrale negli equilibri elettorali, ha visto emergere figure controverse come Gerry Hutch, noto come “The Monk”, che ha sfiorato l’elezione in un distretto segnato da proteste anti-immigrazione. Questa dinamica evidenzia la crescente volatilità ai margini del sistema, anche se il voto generale ha mostrato una straordinaria coerenza rispetto al passato.
Il Sinn Féin tra aspettative e delusioni
Le aspettative sul Sinn Féin, guidato da Mary Lou McDonald, erano inizialmente alte, con sondaggi che lo indicavano come un potenziale partito di governo. Tuttavia, dopo un calo nei consensi a inizio anno, il partito non è riuscito a tradurre le sue ambizioni in risultati elettorali decisivi. Pur mantenendo il ruolo di maggiore forza di opposizione, il Sinn Féin si è fermato al 19% delle preferenze, dietro a Fianna Fáil e Fine Gael, rispettivamente al 22% e al 21%.
La questione della riunificazione dell’Irlanda del Nord, tradizionale cavallo di battaglia del Sinn Féin, ha avuto un ruolo marginale nella campagna elettorale. Gli elettori hanno privilegiato temi più immediati, come il costo della vita e le politiche fiscali, relegando la riunificazione a una posizione secondaria. Questo ha ridimensionato l’appeal del Sinn Féin, nonostante il crescente sostegno popolare registrato nelle precedenti elezioni generali del 2020.
Fianna Fáil e Fine Gael, dal canto loro, hanno riaffermato il loro rifiuto di formare un governo con il Sinn Féin, consolidando l’esclusione del partito dalle stanze del potere. Questo atteggiamento, pur rafforzando l’alleanza tra i due tradizionali rivali, potrebbe contribuire a lungo termine a rafforzare il ruolo del Sinn Féin come voce del cambiamento, attirando un elettorato sempre più disilluso dalle forze di governo.
Sfide e prospettive per il nuovo governo
Il prossimo governo irlandese dovrà affrontare sfide significative, con il costo della vita in cima all’agenda politica. La Universal Social Charge, imposta introdotta durante la crisi economica, è stata al centro del dibattito, con Fianna Fáil che propone un abbassamento delle imposte e Fine Gael che spinge per un approccio più conservativo. Al contrario, il Sinn Féin ha avanzato misure radicali, puntando sulla redistribuzione della ricchezza e sul rafforzamento dei servizi pubblici.
A livello internazionale, il nuovo governo si troverà a fare i conti con potenziali pressioni economiche, in particolare da parte degli Stati Uniti sotto la presidenza di Donald Trump. Politiche fiscali aggressive, come la reintroduzione di dazi o il rimpatrio dei capitali americani, potrebbero mettere a rischio la posizione dell’Irlanda come hub per le multinazionali. Questi scenari potrebbero complicare ulteriormente la gestione di un’economia che, sebbene prospera, rimane vulnerabile a fattori esterni.
Le elezioni del 2024 hanno confermato la stabilità al centro dello spettro politico irlandese, ma hanno anche messo in luce una crescente frammentazione ai margini. La probabile conferma della grande coalizione rappresenta un compromesso necessario per garantire la governabilità, ma le tensioni interne ed esterne richiederanno leadership e visione per affrontare le sfide del futuro.