Elezioni Francia, “RN non convince davvero”

Per l'esperta Rassemblement National non riesce a istituzionalizzarsi: la Francia è fondata su valori umanisti, se crollassero questi ne rimarrebbe poco
2 mesi fa
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Cornet Catherine Adn
Cornet Catherine


I risultati delle elezioni francesi sono una sorpresa ma restituiscono anche un popolo rassicurato. Rassemblement National non riesce a convincere davvero la maggioranza dei francesi. Lo sottolinea Catherine Cornet, docente della American University of Rome, esperta di relazioni internazionali e mondo arabo, parlando alla serata elettorale organizzata dall’Adnkronos a Roma al Palazzo dell’Informazione: un’analisi live del voto d’oltralpe con esperti e politologi, insieme al direttore Davide Desario e i vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli.

Gli exit poll danno la coalizione di sinistra Nouveau Front Populaire (NFP) in testa, seguita dai centristi di Macron, Ensemble, e solo terzo Rassemblement National, che in base all’esito del primo turno, oltre che nei sondaggi, era superfavorito.

Spiega Cornet che sono state settimane dure per le persone più deboli, che si sono ritrovate al centro di dibattiti non facili: “A Marsiglia, città mista, la situazione era angosciante”. Ma “il ‘fronte repubblicano’ è arrivato, accolto con felicità”.

Quindi c’è una certa sensazione di ‘pericolo scampato’ che è superiore alla preoccupazione per l’instabilità data dalla difficoltà di formare un governo?

Secondo Cornet non c’è una vera preoccupazione tra i francesi, perché “il potere del presidente di scegliere un primo ministro è grande non è un problema: Macron ci ha abituato a sorprese”.

Il punto, per l’esperta, è che non è stata scelta l’estrema destra: “Arriva un conforto sul senso di cosa è la politica, perché il programma di RN è focalizzato solo sugli stranieri, non è un partito di destra ma di estrema destra a tutti gli effetti, che non riesce a istituzionalizzarsi”.

“Poi quello che succede con le nomine, premier ministri ecc si vede dopo, ma non è un problema. Intanto i cittadini non sono pronti a vedere solo gli stranieri come responsabili di tutti i mali”, continua Cornet che prosegue con una metafora calcistica: “I francesi dicono ‘Liberté, égalité, fraternité, Mbappé’. La squadra di calcio somiglia alla Francia, e l’appello di Mbappé a votare secondo principi di tolleranza è stata molto importante”.

“Anche la legge sui binazionali (che prevedeva discriminazioni per i francesi con doppia nazionalità, ndr) era un livello di razzismo molto forte in un Paese fondato su valori umanisti: se crollano questi rimane poco della Francia”, spiega.

Su questo è di parere diverso Thibault Muzergues dell’International Republican Institute, per il quale si procederà verso la prospettiva delle presidenziali del 2027 “con una situazione in cui c’è un 30—35% di francesi a cui hanno detto che la loro voce non conta”.

“Non era solo una questione di immigrazione, il punto era una questione sociale”, spiega Muzuergues.
“Il denominatore comune dei voti per RN era l’istruzione, la scuola, l’università, i km per andare al lavoro. L’immigrazione è un trigger per una categoria di persone ma ciò che fa votare per RN è la questione sociale e le élite francesi hanno tre anni per dire a queste persone che sono ascoltate”.

E a tale proposito, Insenga fa notare come Jean-Luc Mélenchon, leader di France Insoumise, come prima reazione al voto ha detto che “Macron è sconfitto e noi siamo pronti a governare”.

Ma per Cornet “Mélenchon primo ministro non è una buona idea, lo stesso Front Populaire non reggerebbe”, perché il leader di France Insoumise “è molto divisivo. Macron ha giocato a poker, e ora il suo partito è arrivato secondo”.

Muzuergues concorda: “Macron esce comunque sconfitto ma meno di quello che ci si aspettava, e Mélanchon al governo sarà molto difficile”. “Lui, come il presidente francese, sono le due personalità che hanno perso più popolarità in questa tornata elettorale e sono ora in situazioni di debolezza. In molte circoscrizioni a sinistra non hanno votato France Insoumise e questo cambia la dinamica all’interno di NFP ma non la governabilità del Paese”, specifica.

D’altronde anche Ensemble, come NFP, è una coalizione con varie anime, alcune tendenti verso destra. Inoltre Macron ha già detto che non vuole governare con Mélenchon, il cui partito però è il primo del NFP. D’altronde, sottolinea Cornet: “Da Costituzione Macron non è obbligato a prendere qualcuno del Front Populaire, può prendere chi vuole, sarà interessante vedere che farà”.

E conclude: “La coabitazione è un tradimento dello spirito della Quinta Repubblica, usato da Mitterand e Chirac per indebolire il primo ministro: sono stati quindi confronti molto duri dove ognuno ha provato a indebolire il campo dell’altro”.

Per Muzuergues, infine, i prossimi giorni saranno decisivi per formare “un governo che probabilmente non durerà: prima delle prossime presidenziali io vedo altre legislative . Ora per un anno Macron non può indire di nuovo elezioni ma è questione di tempo”.