Elezioni Francia, chi ha vinto e chi ha perso. Ecco la nuova Assemblea

A sorpresa vince la coalizione di sinistra, solo terzo il superfavorito Rassemblement National
3 mesi fa
2 minuti di lettura
Jean-Luc Melenchon
Jean-Luc Melenchon (Foto Telmo Pinto/SOPA Images/Shutterstock (14576675s) - IPA/Fotogramma)

Doppio colpo di scena al secondo turno delle elezioni lampo francesi, indette un mese fa dal presidente Macron dopo la sconfitta subita alle europee di inizio giugno.

Ribaltando i risultati del primo turno e dei sondaggi, ha vinto la coalizione di sinistra, il Nouveau Front Populaire (NFP) che ha ottenuto 182 seggi.

Seconda, segnando un altra sorpresa, la coalizione centrista di Macron, Ensemble, con 163 seggi.

Solo terzo, il superfavorito Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e Jordan Bardella, che ha ottenuto 143 seggi, che appare come lo sconfitto di queste elezioni, viste le premesse. Tuttavia, il partito ha praticamente raddoppiato il numero di deputati che porta nella camera legislativa: nel 2022 erano 82.

Altro dato fondamentale è che nessuno ha raggiunto la maggioranza assoluta (289 deputati), ma piuttosto ci sono ora tre blocchi inconciliabili tra loro, e formare il governo sarà difficile.

Ecco la composizione della nuova Assemblea Nazionale francese.

La scommessa di Macron

Si è parlato moltissimo di queste elezioni come di una scommessa giocata da Macron, e ora si può dire che il risultato è una ingovernabilità del Paese, una situazione assolutamente inedita e non prevista nella Quinta Repubblica. Se inoltre il suo piano era quello di portare al governo l’estrema destra in modo da logorarla e farle perdere consensi in vista delle presidenziali del 2027, questo non sembra un azzardo riuscito, visto il flop di RN.

Tuttavia, come ha segnalato Catherine Cornet, docente della American University of Rome, durante la serata elettorale che Adnkronos ha dedicato al voto francese con una diretta ricca di commenti e analisi degli esperti, insieme ai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, il potere di indicare il primo ministro spetta al presidente Macron, che teoricamente potrebbe scegliere anche Bardella, perché la costituzione non lo obbliga a ‘pescare’ nella coalizione vincitrice. Certo è che Bardella prima delle elezioni ha ripetuto che non avrebbe accettato incarichi senza la maggioranza assoluta, difficile perciò pensare che possa accettarlo in queste condizioni.

Allo stesso tempo c’è inconciliabilità tra la coalizione di Macron e NFP: il presidente ha chiarito prima delle elezioni che non avrebbe collaborato con Jean-Luc Mélenchon, il divisivo leader radicale di France Insoumise. Il quale però è il primo partito all’interno della coalizione che ha vinto, e ha già chiesto di governare.

Vista la situazione, per Thibault Muzergues dell’International Republican Institute, intervenuto alla serata, “i prossimi giorni saranno decisivi per un governo che probabilmente non durerà, prima delle prossime presidenziali io vedo altre legislative. Ora per un anno Macron non può indire di nuovo elezioni ma è questione di tempo”.

Cornet ha infine sottolineato come la possibile coabitazione tra presidente e governo di segno opposto sia un “tradimento dello spirito della Quinta Repubblica, usato dai predecessori di Macron Mitterand e Chirac per indebolire il primo ministro: quindi sono stati confronti molto duri dove ognuno prova a indebolire il campo dell’altro”.

Quindi il pallino del gioco è – di nuovo – in mano a Macron: “Sarà interessante vedere che farà”, ha concluso l’esperta.

Gli ultimi articoli