Elezioni francesi, contro Le Pen desistenza tra Macron e la sinistra

Ensemble ha detto che chi è arrivato terzo dovrà ritirarsi. Glucksmann e Mélenchon hanno dichiarato la necessità di appoggiare candidati contro RN. Resta da vedere se gli interessati lo faranno
3 mesi fa
3 minuti di lettura
Jean-Pierre Darnis
Jean-Pierre Darnis (Adnkronos)

Si è conclusa la prima tornata delle elezioni francesi indette a sorpresa dal presidente Emmanuel Macron dopo la pesante sconfitta subita alle europee di inizio mese. Il secondo turno è in programma domenica prossima, 7 luglio.

Al Palazzo dell’Informazione a Roma analisti, esperti e giornalisti stanno seguendo in tempo reale lo spoglio e le reazioni dei diretti interessati, ospiti di Fabio Insenga, vice direttore Adnkronos, e Giorgio Rutelli, vice direttore Adnkronos.

In base ai dati degli exit poll, Rassemblement National è primo partito con il 33,5% dei voti, Nouveau Front Populaire (NFP) secondo con 28,1%, terzo Ensemble di Macron con il 20,7% (Le Monde). Affluenza molto alta, intorno al 70%.

Altro dato fondamentale: sono previsti circa 300 triangolari per i ballottaggi (ovvero in 300 casi circa, su 577, tre candidati sono passati al secondo turno). Per fare un confronto, alle precedenti elezioni nel 2022 furono 8: ci si aspetta dunque vere battaglie, anche perché ci saranno accordi per mandare avanti un solo candidato e massimizzare le possibilità di vittoria.

Si parla insomma di desistenza, e gli accordi saranno soprattutto tra macroniani e NFP. Ma attenzione, perché i candidati possono anche rifiutarsi, tanto più in un momento come questo in cui i partiti hanno poca presa su di loro.

Jean-Pierre Darnis, direttore del master in relazioni franco italiane all’Université Côte d’Azur, sottolinea: “Con questa elezione ‘fulmine a ciel sereno’ torniamo alla situazione degli anni ’90, ’80, ‘70 dove i partiti hanno un ruolo importante. Ora diventa fondamentale la desistenza“.

“RN conferma le europee ed è certamente il primo blocco ma la sinistra alleata non perde la sua capacità d’unione, anzi, ed è una cosa non scontata. Quanto ai macronisti, il risultato al 20-21% è basso ma meglio del 15% delle europee”, spiega.

“Per ora non c’è una maggioranza assoluta, quindi ci sarà una battaglia che passerà per le mobilitazioni locali e per accordi di apparato”.

“Macron, stranamente defilato, senza parlare ma in modo scritto, ha subito invitato all’alleanza con la sinistra; tocca vedere quanto sarà largo il perimetro, se includerà Mélenchon e la sua France Insoumise”, continua Dernis.

Saranno dunque giorni di contrattazione, perché i partiti hanno tempo fino a martedì alle 18 per presentare le candidature per il secondo turno.

Ensemble ha già detto che i candidati arrivati terzi dovranno ritirarsi. Anche Raphaël Glucksmann di Place Publique e Jean-Luc Mélenchon di France Insoumise hanno dichiarato la neccessità di appoggiare candidati contro RN. Resta da vedere se gli interessati lo faranno.

Ma tocca vedere anche, sottolinea Dernis, “cosa faranno i repubblicani, se saranno risucchiati dalla RN (Ciotti si è già ‘travasato’ da Le Pen, ndr) o se entreranno nelle contrattazioni con i centristi”.

“RN ha fatto pieno di voti stasera, ma un serbatoio di voti potrebbe mobilitarsi per il secondo turno, occorre vedere collegio per collegio”, spiega l’esperto aggiungendo: “Mélenchon ha detto poco dopo i primi exit poll: ‘Nessun seggio in più a RN’, una chiamata alle armi e un invito alla desistenza non banale per lui”.

Quello che è certo, prosegue Dernis, è che “il momento politico è drammatico ma anche vivace, con l’Assemblea nazionale al centro e un presidente ammutolito e defilato”.

Ma il cordone sanitario intorno all’estrema destra è ancora percepito come così urgente?

Per Marco Fioravanti, professore all’Università di Roma Tor Vergata, le cose sono cambiate non solo nella dirigenza di RN, con un giovane Bardella e la perdita di una tradizione antisemita, ma soprattutto è cambiato l’elettorato: nelle campagne, che sono contro le città e le élite, adesso dicono ‘diamogli una possibilità’.

Ma la scommessa di Macron è stata proprio di metterli di fronte alla prova di governo: RN dalla sua fondazione nel 1972 è sempre stato all’opposizione.

Dall’altro lato però Bardella continua ad affermare che lui non vuole essere primo ministro se non avrà la maggioranza assoluta. E anche lui chiede ai francesi di mobilitarsi per il secondo turno,

Al momento il verdetto è chiaro, tale maggioranza non c’è: RN è accreditato tra i 230 e 270 seggi, lontani dai 289 necessari. E Bardella vuole essere un premier di coabitazione, rispettoso del presidente ma intransigente, riporta Emmanuel Cazalé, caposervizio Economico di Adnkronos.

Ma se ci sarà una maggioranza relativa forte, Bardella potrà davvero rifiutarsi di diventare premier?

Carlo Passarello di geopolitica.info, dice: “La scommessa di Macron era anche di forzare una scelta di Bardella in tal senso. Ovviamente tocca vedere i margini, i numeri concreti, e se RN riuscirà a evitare ‘un abbraccio mortale’. Questo sarà l’obiettivo di Bardella”.