La Commissione europea critica l’Italia. Nel Dossier sul nostro Paese, l’Ue ha acceso i riflettori su alcune criticità che tra Stato di diritto a rischio e libertà di stampa ridotta, potrebbero minare la democrazia italiana. Anche la Rai è finita nel mirino Ue per le norme sulla par condicio e per l’interferenza politica che dimostra.
C’è ovviamente chi legge il rapporto in chiave politica: prima la sua pubblicazione è stata rinviata, quando ancora sembrava che Giorgia Meloni potesse votare per Ursula von der Leyen alla Commissione (questo scriveva Politico un mese fa), poi è stato pubblicato con tutte le critiche possibili dopo il voto contrario. La verità non è chiaro dove sia, anche perché si tratta di un rapporto che si basa anche su articoli della stampa italiana, e qui parte la critica da Fratelli d’Italia: secondo l’eurodeputato Carlo Fidanza, il testo europeo è influenzato dagli allarmi sul pericolo democratico in Italia di quotidiani ostili al governo come Repubblica, che poi quando il report viene pubblicato, ri-lancia l’allarme facendo in pratica eco a se stessa. Non a caso, è proprio Repubblica ad anticipare il contenuto del rapporto, e ad aprire oggi il giornale con il titolo “L’Ue boccia l’Italia”.
Dalla riforma costituzionale a favore del premierato fino alla riforma Nordio della Giustizia che minerebbe l’indipendenza dei magistrati: ecco l’Italia vista dall’Unione europea.
Dossier Italia: Stato di diritto a rischio
Nel mirino dell’analisi Ue ci sono lo Stato di diritto, la libertà di stampa e le riforme e decreti-legge del Governo che metterebbero a rischio la democrazia del nostro Paese.
“In alcuni Stati membri – si legge – sussistono preoccupazioni per l’eccessiva pressione esercitata sulla magistratura da parte di politici o a livello di esecutivo, e vi sono anche prove di pressioni provenienti da Paesi terzi. Il rischio che le dichiarazioni pubbliche dei governi e dei politici possano compromettere l’indipendenza della magistratura o la sua percezione da parte del pubblico ha suscitato preoccupazioni in Slovacchia, Italia e Spagna”.
Così come combattere la corruzione nel nostro Paese sembra essere una priorità dell’Unione europea. Il riferimento va, nello specifico, ai recenti provvedimenti che abrogano il reato di abuso d’ufficio e che limitano l’applicazione del traffico di influenze, in un Paese nel quale “la corruzione pubblica” è ad alto rischio. Per questo motivo, la Commissione avrebbe lanciato l’allarme sul ruolo della criminalità organizzata che traffica anche coi fondi del Pnrr procurando danni che ammontano a oltre 1,8 miliardi di euro.
Il Dossier sull’Italia avrebbe tenuto conto delle indagini avviate dalla magistratura italiana che ha posto l’attenzione sull’utilizzo dei miliardi del Recovery Fund. E si arriva, a questo punto, a criticare il tentativo di impedire l’uso delle intercettazioni che potrebbe ridurre “la capacità di condurre processi anche nei casi di corruzione”.
“Manca ancora una legge sul conflitto di interessi e sulla disciplina delle lobby – perciò, continua il Dossier – Alcuni stakeholders hanno espresso preoccupazioni sulle modifiche proposte in relazione all’attuale sistema di “check and balances” e anche dubbi che possa portare più stabilità”.
Il premierato
A preoccupare la Commissione Ue sono le criticità evidenziate dall’Associazione nazionale costituzionalisti rispetto al ruolo del presidente della Repubblica che uscirebbe “indebolito” dalla riforma sul premierato. Nella parte del Rapporto, predisposto dal Commissario alla Giustizia il liberale belga Didier Reynders, dedicata all’Italia (“Country Chapter on the rule of law situation in Italy”), paragrafo IV di pagina 31, si fa il punto sulla riforma costituzionale già approvata in prima lettura al Senato: “Con questa riforma non ci sarà più la possibilità per il Presidente della Repubblica di cercare una maggioranza alternativa o individuare una persona fuori dal Parlamento come Primo ministro”.
Il Rapporto evidenzierebbe quindi l’incapacità del Quirinale di individuare personalità esterne al Parlamento da nominare come presidente del Consiglio. “Sostanzialmente – spiega Repubblica – nei momenti di emergenza verrebbe meno la carta degli esecutivi “tecnici” che in Italia, in alcune circostanze, hanno rappresentato una via d’uscita dalle crisi”.
Libertà di stampa
Uno dei temi cruciali particolarmente sentiti è quello della libertà di stampa e del ruolo dei giornalisti nel nostro Paese. Di pochi giorni fa, l’aggressione da parte di alcuni militanti di estrema destra ad un giornalista de La Stampa, mentre svolgeva il proprio lavoro.
Il parallelismo politico di cui soffre buona parte del sistema dell’informazione in Italia ha raggiunto, secondo la Commissione Ue, livelli elevati. Il commissario Ue, Didier Reynders, ha puntato l’indice contro la Riforma Nordio e l’emendamento Costa: “Diversi stakeholder – scriverebbe Reynders – ritengono che determinino una restrizione della libertà di stampa e del diritto dei cittadini di essere informati”.
Secondo l’emendamento Costa, infatti, i cronisti non potranno più citare estratti delle ordinanze di custodia cautelare, ma solo elaborare sintesi. Questa restrizione segue le norme che, in nome del giusto principio di presunzione di innocenza, va limitata la divulgazione di notizie riguardanti l’attività della magistratura.
Non solo. “Le preoccupazioni maggiori riguardano un possibile effetto sui giornalisti che sono maggiormente esposti alle querele per diffamazione”. Solo nei primi sei mesi del 2024 sono stati denunciati almeno 75 casi del genere.
“Telemeloni”
Ribattezzata “Telemeloni”, il servizio pubblico della Rai vive un periodo di luci e ombre che rischia di minare la libertà di espressione e di libertà di informare da parte degli operatori del settore. La Commissione Ue, anche in questo caso, non avrebbe nascosto le “inquietudini” rispetto alle nomine dei prossimi vertici Rai e, la riduzione delle risorse a favore del servizio pubblico, che comporterebbe un’ulteriore preoccupazione.
Un problema di “lunga data”, spiega la Commissione Ue, secondo la quale l’indipendenza della tv pubblica non è un problema nato con questo governo ma appartiene alle difficoltà storiche dell’emittente. L’ultima Legge di Bilancio, risalente allo scorso dicembre 2023, prevedeva una norma che riconosceva alla Rai un contributo pari a 430 milioni di euro per l’anno 2024, erogato in tre rate di pari importo tra gennaio e giugno. Ma che per la Commissione è insufficiente a sanare i reali bisogni per una corretta informazione senza interferenze politiche.
E infine, il dubbio sulla par condicio che pare abbia avvantaggiato il centrodestra nell’ultima campagna elettorale. La Commissione Ue, in questo caso, fa affidamento al ruolo dell’Agcom.
Raccomandazioni
L’ultimo capitolo sarebbe dedicato alle raccomandazioni e valutazioni finali. Se si sono considerati positivi i progressi nei campi della digitalizzazione e nella riduzione dei tempi dei processi penali, ancora “nessun progresso” sulla riforma della diffamazione e sulla difesa del segreto professionale per i giornalisti. La Commissione raccomanda, perciò, un “meccanismo di finanziamento pubblico della stampa che ne garantisca l’indipendenza”.