Dopo due anni la Bce taglia i tassi di interesse. Ma la politica rimane restrittiva

La misura a partire dalla riunione in programma il prossimo 6 giugno, ma rimane la cautela per le prossime sforbiciate
6 mesi fa
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Francoforte Banca Centrale Europea
La Banca Centrale Europea (IPA/Ftg)

È praticamente certo. La Banca centrale europea si appresta a tagliare i tassi di interesse a partire dalla riunione politica in programma il prossimo 6 giugno, e si vocifera di un secondo taglio a luglio, escluso però da alcuni analisti. “A meno che non ci siano grandi sorprese, quello che vediamo al momento è sufficiente per rimuovere il livello massimo di inasprimento”, ha detto Philip Lane, capo economista della Bce al Financial Times.

Si tratta del primo abbassamento dei tassi da parte della Bce in due anni. Attualmente i tassi sono al 4,5%, come sa a bene chi deve negoziare un mutuo o chiedere un prestito.

Sulla misura concorda il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che nella conferenza stampa conclusiva del G7 delle Finanze che si è tenuto sabato a Stresa aveva detto che “ci sono le condizioni” per il taglio dei tassi.

Mantenere il tasso di inflazione al 2%

Ricordiamo che è compito delle Banche centrali mantenere attorno al 2% il livello di inflazione nel medio periodo, e che per fare ciò usano la leva del costo del denaro (ovvero il tasso di interesse): quando i prezzi crescono troppo, si alza il costo del denaro, quando scendono troppo lo si abbassa, seguendo la legge della domanda e dell’offerta.

L’obiettivo del 2%, quindi di una sostanziale stabilità dei prezzi, è stato scelto come punto di equilibrio tra un tasso di inflazione non troppo alto e il rischio deflazione (cioè la riduzione continua e generalizzata dei prezzi).

Se infatti l’inflazione è negativa in quanto riduce il potere d’acquisto dei cittadini, anche la deflazione porta con sé dei problemi rilevanti: se i prezzi scendono troppo e prolungatamente, le persone tendono a rimandare investimenti e spese con l’idea che in futuro pagheranno ancora meno, arrivando a una spirale discendente dei prezzi e a un calo della domanda a cui le aziende potrebbero rispondere con tagli del personale e/o col congelamento dei salari.

Le prossime ‘sforbiciate’

Il taglio al costo del denaro è atteso da chi ha bisogno di accendere un mutuo o chiedere un prestito, e da chi ce l’ha già, perché vedrà finalmente abbassarsi la rata mensile dopo due anni di continua salita. Ma è atteso anche dallo Stato, che ha visto un revival dei Bot e dei Btp tra gli investitori. Tra obbligazioni e tasso di interesse infatti c’è un rapporto inversamente proporzionale: quando i tassi scendono, i prezzi delle obbligazioni salgono e viceversa.

Rimane tuttavia cautela sulle prossime mosse della Bce: “Stiamo monitorando la situazione e ci dobbiamo dare tempo sufficiente. Raccomando prudenza sul muoversi troppo rapidamente perché c’è il rischio di tagliare i tassi troppo rapidamente. Dobbiamo certamente evitarlo”, ha detto Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della Bce, al tedesco Tagesschau.de

Dal canto suo François Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia, ha invece sottolineato in un’intervista al tedesco Boersen-Zeitung che è meglio avere “la massima opzionalità possibile” rispetto ad un possibile ulteriore taglio dei tassi a luglio: “Non sto dicendo che dovremmo impegnarci fino a luglio, ma dovremmo mantenere la nostra libertà per quanto riguarda i tempi e il ritmo“.

Alcuni indicatori comunque invitano ad andarci coi piedi di piombo, dal costo elevato di alcuni servizi all’andamento dei salari, che il consensus aveva previsto in rallentamento o stabili nel primo trimestre 2024 e che invece i dati appena usciti registrano in rialzo.

Proprio ai salari ha fatto riferimento Lane, precisando che “non si normalizzeranno prima del 2026”. Dunque la politica monetaria della Bce dovrà rimanere restrittiva per tutto il 2024 e una normalizzazione potrà essere discussa solo nel 2025, a seguito del previsto rallentamento dei salari. Saranno i dati dei prossimi mesi a orientare l’azione del consiglio direttivo e la velocità con cui ‘allentare le maglie’: “Le cose saranno graduali”, ha concluso Lane.

Di conseguenza, le previsioni degli analisti non sono molto cambiate dopo la sforbiciata di giugno, che pare ormai certa. Anzi considerando le cifre inaspettatamente in rialzo degli stipendi, molti tengono un atteggiamento prudente circa i futuri tagli, in primis quello – ventilato – di luglio. A cominciare da Barclays, che prevede tagli di 25 punti base nelle riunioni di giugno, settembre e dicembre ma non a luglio.

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