I diritti fondamentali sono sotto stress, anche in Europa. Manipolazione elettorale, violenza contro le donne, odio online e discriminazione sono le minacce più pressanti. Questa la conclusione del Rapporto sui diritti fondamentali 2025 diffuso ieri dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Fra), che chiede che diventino una priorità per le istituzioni.
Diritti sotto pressione in un contesto difficile
Il rapporto riconosce che il difficile contesto sociale ed economico del 2024 ha accentuato la pressione sui diritti fondamentali. L’aumento dell’inflazione, le preoccupazioni sul costo della vita, le incertezze geopolitiche e i conflitti internazionali hanno avuto una ricaduta in particolare su quelli che sono i ‘tipici’ bersagli dell’odio: donne, persone LGBTIQ, persone appartenenti a minoranze ed etnie, gruppi religiosi, migranti.
Il rapporto analizza nel dettaglio gli ambiti più critici per i diritti umani.
Razzismo, discriminazione e odio
Il rispetto dell’uguaglianza e la non discriminazione sono valori fondamentali dell’Ue, sanciti anche dalla legge, ma il razzismo, le molestie e i crimini d’odio sono una realtà quotidiana per molti. Sorattutto ebrei, musulmani, persone di colore e rom, così come i migranti e le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer (LGBTIQ).
Il Report rileva nello specifico un aumento dell’antisemitismo e del sentimento anti islamico, dovuto alle guerre in Medio Oriente e alimentato dalle diffuse politiche identitarie, che “hanno avuto un ruolo nell’aumento dei livelli di razzismo e odio”. Secondo i dati della Fra, più di un terzo (37%) degli ebrei afferma di essere stato molestato in quanto tale, mentre quasi un musulmano su due (47%) subisce discriminazioni razziali nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle strade.
Le persone che si identificano come LGBTIQ affrontano sfide simili: quasi il 50 % di loro è stato vittima di molestie motivate dall’odio, con le persone trans e intersessuali che affrontano il peggio.
Ma il problema riguarda moltissimo anche le donne, che anzi subiscono in modo sproporzionato il più alto volume di odio online, che spesso si manifesta come denigrazione e contiene contenuti sessualizzati.
L’odio prende di mira soprattutto le donne
L’odio prende di mira anche e soprattutto le donne, in un contesto generale di persistenti e diffuse diseguaglianze di genere, pur con i progressi degli ultimi decenni. I dati dell’indagine EU-GBV (Gender-based Violence Survey), pubblicati nel 2024, parlano chiaro:
- il 30,7% delle donne ha subito violenza fisica e/o sessuale da parte di qualsiasi aggressore
- il 17,7% l’ha subita da un partner intimo e il 20,2% da un non-partner
- Il 30,8% delle donne ha subito molestie sessuali in ambito lavorativo
- il 18,5% ha subito stalking da parte di qualsiasi aggressore
- più di 1.455 donne sono state vittime di omicidio intenzionale nel 2022 (dati disponibili per 25 Stati membri, quindi il numero reale è superiore), in oltre la metà dei casi per mano del partner intimo o di un altro membro della famiglia.
Il web si conferma luogo di espressione e proliferazione dell’odio contro le donne: su tutte le principali piattaforme online si rilevano alti tassi di misoginia. I livelli di incitamento alla violenza contro le donne sono ancora più elevati rispetto a tutti gli altri gruppi bersagliati (rom, ebrei e persone di origine africana). Inoltre, l’11% delle donne europee sopra i 15 anni ha subito cybermolestie sessuali (sondaggio Fra del 2014), il 20% tra le giovani tra i 18 e i 29 anni.
Immigrazione: 3642 persone morte o scomparse in mare nel 2024
L’immigrazione rimane una priorità per l’Unione e una questione di grande attualità, molto divisiva, praticamente ovunque. Nel 2024 sono continuate le segnalazioni di violazioni dei diritti lungo i confini del blocco, mentre 3.642 persone sono morte o sono scomparse in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa (stime dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni).
I diritti fondamentali, sottolinea Fra, sono a rischio anche per l’aumento degli sforzi, da parte degli Stati membri, per accelerare e semplificare la procedura di rimpatrio, compresa la creazione di “hub di rimpatrio” in Paesi terzi per ospitare i migranti in attesa di essere riportati al loro luogo di origine.
Tuttavia, in assenza di garanzie sufficienti, il rimpatrio potrebbe comportare violazioni di diritti quali la protezione dalla tortura e dai trattamenti inumani o degradanti, il diritto di asilo, il non respingimento e il divieto di espulsioni collettive.
In questo ambito, evidenzia Fra, la nomina di un commissario per il Mediterraneo nell’Ue “offre un’opportunità per rafforzare l’azione e prevenire future tragedie in mare”. Spiragli anche dal nuovo Patto su Migrazione e Asilo, che entrerà in vigore a metà 2026 e che tra le altre cose prevede l’obbligo di monitoraggio indipendente durante gli accertamenti e la procedura di asilo alla frontiera.
Le insidie della digitalizzazione e dell’AI
Un capitolo del report è dedicato alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale (AI), che presentano opportunità e allo stesso tempo rischi per i diritti fondamentali. La tecnologia – vedi i sistemi di riconoscimento facciale – e gli algoritmi hanno dimostrato di essere infarciti di pregiudizi a sfavore di determinati gruppi: donne in primis, ebrei, persone LGBTQ. Inoltre, segnala il report, a inizio del 2025 le piattaforme online hanno modificato le regole di moderazione dei contenuti o il fact-checking in modo da destare preoccupazioni sulla loro efficacia.
Nel 2024 l’Ue ha adottato due strumenti fondamentali: la legge sui servizi digitali (Dsa), che chiede alle piattaforme online, compresi i social media, di rimuovere contenuti illegali – come il discorso d’odio – e la legge sull’AI, che punta a contrastare i contenuti online illegali e dannosi, la disinformazione e l’impatto degli algoritmi discriminatori. Ma la loro applicazione “è finora limitata e può essere ostacolata dalla mancanza di capacità, dalla mancanza di volontà politica e dalla mancanza di conformità da parte delle piattaforme online”.
Elezioni: il rischio di manipolazioni è molto alto
Focus anche sulle elezioni: nel 2024, nel Mondo e in Europa molti Paesi sono andati alle urne (solo nell’Ue si è votato per il nuovo Europarlamento e a vari livelli in 19 Stati membri). Il Rapporto sentenzia: il rischio di manipolazioni è molto alto. Disinformazione e cattiva informazione, il crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale e una retorica dannosa veicolata off line e sui social minacciano elezioni libere e regolari in tutta l’Ue e mettono in pericolo la democrazia.
La relazione cita in particolare il caso della Romania, dove una campagna condotta su TikTok per un candidato sconosciuto, basata su immagini generate dall’AI, disinformazione e metodi artificiali per rendere virali i video, ha portato al clamoroso annullamento delle elezioni di novembre 2024 e alla loro ripetizione lo scorso maggio.
Ma anche le elezioni del Parlamento europeo hanno visto persistere una retorica online dannosa, inclusi elementi di razzismo, misoginia, xenofobia, islamofobia, intimidazione e minacce di morte.
C’è poi un altro problema. Il Rapporto sottolinea come l’Europarlamento non rifletta le società per quanto riguarda la rappresentanza delle donne (scese dal 41% del 2019 al 39% attuale), delle persone con disabilità (solo 3 eurodeputati disabili rispetto ai precedenti 8), dei giovani (solo il 10% degli eurodeputati ha meno di 35 anni) e delle minoranze (non ci sono seggi occupati dai rom, nonostante siano circa 6 milioni in Europa). Anche i cittadini con background migratorio e le persone LGBTIQ affrontano sfide significative nella partecipazione politica.
Sirpa Rautio: “Diritti fondamentali rimangano al centro delle politiche europee”
Ha commentato Sirpa Rautio, direttrice di Fra: “I diritti fondamentali in Europa si trovano ad affrontare sfide sempre più gravi e crescenti. Le tensioni geopolitiche, la crescente intolleranza e le minacce all’integrità elettorale stanno mettendo a dura prova la resilienza delle nostre istituzioni democratiche. Allo stesso tempo, le richieste di semplificazione e deregolamentazione rischiano di minare le garanzie vitali che tutelano i diritti delle persone. Questo è un campanello d’allarme (…): dobbiamo agire con decisione per garantire che i diritti fondamentali rimangano al centro di tutte le politiche e le azioni dell’Unione”.