“Diritti a rischio per l’ascesa della destra in Ue”, l’avviso di Türk (Onu)

Con un’Ue sempre più a destra la paura è che vengano tralasciati alcuni diritti sociali e civili, dalle politiche ambientali all’immigrazione: l’allarme del Commissario delle Nazioni Unite
5 mesi fa
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New York, Sede Onu, Consiglio Di Sicurezza Sulla Situazione Dei Diritti Umani Nella Repubblica Popolare Democratica Di Corea

L’estrema destra spaventa e mette a rischio i diritti umani. A sostenerlo è stato Volker Türk, Alto commissario per i diritti umani per le Nazioni Unite (Onu) che a Ginevra ha attirato l’attenzione per queste affermazioni: “Dobbiamo essere molto vigili perché soprattutto la storia ci dice, in particolare in Europa, che il vilipendio dell’altro, la denigrazione dell’altro, è foriero di ciò che verrà. È un campanello d’allarme che dobbiamo far suonare”.

L’ascesa dell’estrema destra

Dalla Francia alla Germania, così come in Italia, sono diversi i Paesi Ue che hanno registrato un’ascesa dei partiti di estrema destra alle elezioni europee di giugno 2024. Il mese scorso, milioni di cittadini sono stati chiamati a votare per eleggere il prossimo Parlamento europeo e, annesse a queste elezioni, ce ne sono altre, come Regno Unito o in America che potrebbero vedere altrettanto un cambio di rotta a favore di partiti conservatori o più o meno autoritari.

Ma per restare in Ue, questo fine settimana, il ballottaggio delle elezioni francesi vede favorita Marine Le Pen e Jordan Bardella. Pur non ottenendo – presumibilmente – la maggioranza assoluta per governare, il loro successo è stato innegabile. Si tratta di partiti che hanno fatto dell’anti-immigrazione e di politiche a favore del protezionismo, della sicurezza e della tutela della sovranità nazionale, principi cardine delle proprie campagne elettorali.

In quanto ex funzionario di alto livello dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, Türk si è battuto per anni per aumentare le tutele degli immigrati. Con l’ultimo patto sui richiedenti asilo, inoltre, sembra che l’Ue spinga nella stessa direzione, ma con un Parlamento europeo rinnovato e una crescita del peso dei partiti di destra, tutto potrebbe cambiare.

“In Europa abbiamo purtroppo assistito a un aumento dei discorsi di odio e di discriminazione, ed è importante che i leader politici siano molto chiari sul fatto che ci deve essere tolleranza zero per i discorsi di odio e per qualsiasi tentativo di denigrare gli altri”, ha dichiarato l’Alto commissario, come riporta Euractive.

Türk ha attribuito la responsabilità dell’ascesa di politiche populiste ed estremiste alla pandemia e alle sue conseguenze, tra cui l’aumento del costo della vita, che hanno “disincentivato e disilluso un ampio segmento della popolazione”.

La retorica delle destre segue, però, un dato di fatto confermato dall’Alto commissario: “I partiti politici tradizionali – ha aggiunto – non riflettono mai su come potrebbero svolgere il loro lavoro per rispondere alle legittime rimostranze delle popolazioni e degli elettori”.

Un processo di “normalizzazione”

“Abbiamo assistito alla normalizzazione di cose che, francamente, erano impensabili anche solo un paio di anni fa”, ha detto l’Alto commissario. Ma perché si parla di normalizzazione? Quella che fino a qualche anno fa era una minaccia per popolazioni, etnie e diritti sociali e umani, oggi rappresenta la parte politica più votata in molti Paesi, in totale ascesa in altri, già al governo in altri ancora.

Ad esempio, Viktor Orbàn, leader Ungheria, Paese che attualmente detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. Il premier, filo putiniano e pro-Donald Trump, si è premurato di creare i ‘Patrioti d’Europa’, gruppo politico al quale hanno aderito altre destre europee e ancora in cerca di partecipanti per poter sfruttare tutti i vantaggi che derivano dal far parte di un gruppo al Pe invece di languire tra i non iscritti come ha fatto Fidesz nella parte finale della scorsa legislatura. Della normalizzazione ha fatto il suo vessillo già nei primi giorni al Consiglio: con la prima visita ufficiale in Ucraina per parlare di pace e minoranze linguistiche vicine al suo Paese, per dirne una.

E lo stesso si potrebbe dire della leader italiana Giorgia Meloni che, con il sostegno all’Ucraina e il proprio favore ad un aperto dialogo transatlantico, ha normalizzato all’estero una destra che è considerata “neofascista” dai media oltre oceano.

Marine Le Pen, dal canto suo, con l’enfant prodige Jordan Bardella non teme le sinistre francesi e una campagna politica basata sulle politiche “errate” dedicate al clima e sull’antimmigrazione le sono valse oltre il 30% del favore della popolazione d’Oltralpe.

Altrettanto in Germania, con il partito di estrema destra AfD, coinvolto in scandali per dichiarazioni naziste, ma che ha guadagnato terreno alle europee raggiungendo il secondo posto. E in Spagna, dove si è normalizzato il dibattito antislamico con Vox, il partito di destra che ha più volte sottolineato di non voler dare né cittadinanza, né permessi di soggiorno a persone di cultura islamica che scappavano dalla guerra. O ancora, nei Paesi Bassi, dove si è da poco insediato un governo di estrema destra e centro con il partito Pvv di Geert Wilders che ha guadagnato diversi ministeri in Paese e seggi al Parlamento europeo.

“La destra avanza in Europa e travolge Macron in Francia e Scholz in Germania – aveva commentato Antonio Villafranca, vicepresidente per la Ricerca ISPI, il risultato delle destre in Ue -. Nel Parlamento europeo le tre tradizionali famiglie politiche europee continuano a perdere voti ma mantengono la maggioranza. Ma a prescindere dalla maggioranza è difficile pensare che questa virata a destra non abbia conseguenze sulle politiche comunitarie dalla sicurezza alle transizioni verde e digitale, fino alle politiche commerciali e industriali. A farne di più le spese saranno probabilmente le politiche ambientali. Non verranno di certo abbandonate, ma le ambizioni e le tempistiche della scorsa legislatura saranno ritoccate. In generale queste elezioni consegnano un quadro politico europeo più complesso e frammentato. Il ‘decision-making’ europeo ne risulterà rallentato proprio mentre il mondo ci imporrebbe decisioni veloci ed efficaci.”

Il problema? Una destra populista e anti-immigrati, pur modernizzata, sarà sempre considerata un pericolo da intere fasce di popolazione.

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