Lotta alla violenza contro le donne: cosa cambia con la direttiva del Consiglio Ue

Stalking online, mutilazioni genitali e matrimoni forzati: ora gli Stati membri hanno tre anni dall’entrata in vigore della direttiva per uniformare il diritto penale
7 mesi fa
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Parlamento Europeo Strasburgo
Parlamento Europeo Strasburgo

Una direttiva dal Consiglio dell’Unione europea impone a tutti i paesi membri di configurare come reato le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati e la violenza online, così come la condivisione non consensuale di immagini intime. È stata definita, infatti, come “un’azione risolutiva” contro questi atti di violenza, “essenziale per garantire i valori e i diritti fondamentali della parità tra donne e uomini e della non discriminazione”. La nuova direttiva prevede inoltre misure tese a prevenire la violenza contro le donne e la violenza domestica e definisce norme per la protezione delle stesse vittime di tali reati.

“La direttiva garantirà in tutta l’Ue che i responsabili siano puniti severamente e che le vittime ricevano tutto il sostegno di cui hanno bisogno”, ha commentato Paul Van Tigchelt, vice primo ministro e ministro belga della Giustizia. Così come la collega Marie-Colline Leroy, sottosegretaria di Stato per la Parità di genere in Belgio: “È un momento rivoluzionario nella promozione dei diritti delle donne. Una reale parità potrà esistere solo nel momento in cui le donne potranno vivere senza la paura di subire molestie, aggressioni violente o danni fisici. Questa direttiva rappresenta un passo importante in tal senso”.

Elementi principali della direttiva

La direttiva adottata il 7 maggio dal Consiglio dell’Unione europea configura come reato anche lo stalking online, le molestie online e l’istigazione alla violenza o all’odio online. La commissione di tali reati sarà punibile con pene detentive da uno a cinque anni. La direttiva contiene inoltre un elenco esaustivo di circostanze aggravanti che possono comportare sanzioni più severe, come commettere il reato nei confronti di un minore, di un coniuge o partner o di un ex coniuge o partner, di un rappresentante pubblico, di un giornalista o di un difensore dei diritti umani.

Assistenza alle vittime

La direttiva ha posto l’accento anche su quelle che sono le misure di assistenza e protezione che gli Stati membri dovrebbero fornire alle vittime. Per le vittime di violenza sarà più facile sporgere denuncia. Almeno per i reati informatici si potranno infatti effettuare segnalazioni online. Così come, i paesi dell’Ue devono adottare misure che garantiscano ai minori l’assistenza di professionisti. Quando i minori denunciano un reato commesso da un titolare della responsabilità genitoriale, le autorità dovranno adottare misure per proteggere la sicurezza del minore prima di informare il presunto autore del reato.

Per proteggere la vita privata della vittima e prevenire casi di recidiva, gli Stati membri devono inoltre provvedere “affinché, ai fini dei procedimenti penali, siano ammesse prove relative al comportamento sessuale passato della vittima solamente se ciò sia pertinente e necessari – si legge nella direttiva -. Nell’ottica di costruire un futuro più sicuro, le misure preventive mirano ad accrescere la consapevolezza in merito alle cause profonde della violenza contro le donne e della violenza domestica e a promuovere il ruolo centrale del consenso nelle relazioni sessuali”.

Ma come si è arrivati fino a questo punto?

La violenza di genere nell’Unione europea

La direttiva arriva in seguito ad una serie di dati e numeri che nel corso degli anni hanno scandito il triste fenomeno della violenza di genere. Si stima che in Europa, una donna su due ha subito almeno una volta molestie sessuali. Con la diffusione del digitale nella maggior parte delle zone dell’Ue, la violenza è aumentata anche negli ambienti virtuali. Questo fenomeno riguarda ragazze e minori e donne della vita pubblica, come rappresentanti di stato o dei mezzi di informazione e dello spettacolo. Gli ambienti di lavoro, nello specifico, non sono esenti da questo tipo di comportamento se si pensa che nell’Unione europea un terzo delle donne ha ricevuto molestie sessuali proprio nei luoghi professionali.

Il 6 febbraio 2024 il Consiglio e il Parlamento europeo aveva raggiunto un accordo su questa direttiva che si configura come il primo atto legislativo dell’Unione europea interamente dedicato al contrasto della violenza contro le donne. Il 7 maggio 2024 il Consiglio ha adottato la direttiva che armonizzerà le sanzioni e i termini di prescrizione per tali reati.

Il fenomeno più preoccupante resta quello della mutilazione dei genitali femminili. Si stima che almeno 600 mila donne in Europa e 200 milioni di donne al mondo abbiano subito mutilazioni genitali femminili. Se la pratica dovesse proseguire al ritmo attuale, tra il 2015 e il 2030 sarebbero 68 milioni le ragazze vittime di mutilazioni nei 25 paesi in cui è diffusa questa pratica.

Già la Convenzione di Istanbul del 2011 si configurava come strumento di prevenzione e lotta contro violenza di genere e attribuiva la responsabilità agli Stati membri nel caso in cui non fossero in grado di dimostrare di aver fatto il possibile per arginare il fenomeno. A partire dal 7 maggio, i Paesi dell’Ue hanno tre anni di tempo per recepire la direttiva nel diritto nazionale.

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