A pochi giorni dal voto spartiacque una cosa è chiara: dopo l’aggressione della Russia in Ucraina non si torna più indietro. Questa convinzione non appartiene solo alla politica, dal momento che 3 cittadini europei su 4 (74%) ritengono che l’Ue dovrebbe aumentare gli investimenti nella difesa. Il dato emerge dal sondaggio di Polling Europe, una nuova società di ricerca fondata da OpinionWay e Swg, due enti leader nel campo della ricerca di mercato e sociale di Francia e Italia.
Il 43% dei cittadini europei ritiene che l’Unione debba aumentare significativamente gli investimenti in difesa, mentre per il 31% basterebbe un lieve aumento delle risorse.
La correlazione con l’attacco russo in Ucraina è, oltre che ovvia, certificata dai numeri: l’idea di dover aumentare gli investimenti in difesa è particolarmente sviluppata nei Paesi dell’Est Europa, geograficamente più vicini alla minaccia russa, dove ben condividono questa opinione l’83% dei cittadini (9 punti percentuali in più della media europea).
E gli italiani? Remano quasi in direzione opposta, allontanandosi di ben 13 punti percentuali dalla media europea: “solo” il 61% dei cittadini italiani condivide l’idea che l’Ue dovrebbe aumentare gli investimenti in difesa. Anche se si considera l’area europea più vicina alla penisola, il Belpaese risulta molto scettico, come dimostra il dato secondo cui nei Paesi del Sud Europa il 69% dei cittadini ritiene che vadano aumentate le risorse per la difesa (67% in Francia).
La paura per una guerra che coinvolga direttamente i Paesi europei e il maggiore scetticismo degli italiani emergono anche da altri indicatori.
Il timore di una nuova guerra
Un dato su tutti descrive lo scenario a pochi giorni dalle elezioni europee di giugno: 8 cittadini europei su 10 temono che la guerra tra Russia e Ucraina possa degenerare in un conflitto globale. Un cittadino europeo su 4 è preoccupato di avere una guerra nel proprio Paese. Il 76% degli europei teme che la Russia possa finire per attaccare un membro della NATO.
In questo particolare contesto storico e geopolitico, gli europei vedono come Paesi “amici”:
- Regno Unito (64% degli intervistati);
- gli Stati Uniti (61%);
- il Giappone (56%).
Al contrario sono percepiti come Paesi ostili:
- la Russia (75%);
- l’Iran (67%);
- la Cina (52%)
Staccata c’è l’Arabia Saudita, percepita come Paese ostile dal 41% dei cittadini europei. Particolare la situazione di Israele, avvertita come un Paese ostile dal 37% dei cittadini europei e come un Paese amico dal 31% (il 32% ha un giudizio neutrale sullo Stato ebraico).
La paura di una nuova guerra non mortifica del tutto il desiderio degli europei di continuare a sostenere l’Ucraina. Il 66% degli intervistati sarebbe d’accordo a implementare più sanzioni economiche contro la Russia, e il 51% è d’accordo nel continuare a inviare armi all’esercito ucraino.
D’altro canto, però, gli europei non si vogliono esporre troppo al rischio di una guerra in casa: l’invio di supporto logistico in Ucraina è supportato solo da 1 cittadino su 3 (32%) e lo scetticismo aumenta in merito all’invio di truppe sul terreno ucraino raccolgono, ipotesi condivisa solo da 1 intervistato su 5 (19%).
Da un punto di vista partitico, il sostegno all’Ucraina è più diffuso tra gli elettori dei partiti PPE e Renew Europe, mentre gli elettori dei partiti Identità e Democrazia tendono a non essere d’accordo.
Rispetto ai maggiori investimenti in difesa comune, l’ipotesi di rafforzare l’industria militare europea per essere competitivi rispetto alla Russia e ad altre potenze scalda di meno i cittadini europei. Per il 57%, l’Ue dovrebbe aumentare la capacità di munizioni, ma questa opinione è condivisa solo dal 40% degli italiani. 6 europei su 10 (61%) ritengono che l’Ue debba investire una parte del proprio budget sull’industria della difesa comune, forse il principale tema di queste elezioni europee.
La difesa comune è la priorità quasi per tutti
Non a caso, dal sondaggio di Polling Europe, per il 41% dei cittadini comunitari la difesa comune è in cima alle priorità dell’Unione. Anche in questo caso, gli italiani sono molto più scettici dei concittadini europei: meno di 1 su 3 mette la difesa comune in cima alla lista delle priorità europee (30%, undici punti in meno rispetto alla media europea).
Per gli italiani sono più importanti la gestione comune dell’immigrazione e il consolidamento della politica estera comune (entrambe 33%), che sono rispettivamente la seconda e la terza priorità per gli europei (31% per la gestione comune dell’immigrazione e 30% il consolidamento della politica estera comune).
Mentre sul tema della difesa i cittadini europei mostrano una generale condivisione, su altri argomenti c’è una forte divisione. Per quanto riguarda le politiche verdi, il 40% dei cittadini preferirebbe optare per politiche di riduzione delle emissioni più rigorose, mentre un altro 42% sarebbe orientato verso politiche più favorevoli all’industria.
L’importanza di queste elezioni per i cittadini Ue
Ma con quale spirito gli europei si presenteranno alle urne?
Per poco più di uno cittadino comunitario su due, queste elezioni sono più importanti del solito, convinzione più forte in Germania e in Italia rispetto alla media Ue (56% vs 52%). Per il 39% degli europei, queste elezioni sono importanti tanto quanto le precedenti, mentre per quasi 1 su 10 sono persino meno importanti del solito (9%).
Analogamente a quanto avviene nel nazionale, l’elezione del Parlamento europeo è la base per scegliere il futuro esecutivo dell’Unione europea. Su queste pagine abbiamo analizzato i delicati equilibri in gioco per la nomina del prossimo presidente della Commissione e la necessità di un esecutivo forte, richiamato dalla presidente uscente Ursula von der Leyen, in corsa per la riconferma.
Sul suo operato i cittadini europei sono divisi: per il 49% la commissione uscente ha fatto bene, mentre il 51% pensa il contrario. Tutto in bilico, a pochi giorni da un appuntamento storico.