Si sperava in un momento di svolta nelle negoziazioni per la fine del conflitto in Ucraina, invece la tanto attesa dichiarazione congiunta tra Stati Uniti e Russia non è arrivata. Secondo Vladimir Chizhov, vicepresidente del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale russo, il mancato accordo è da attribuire alla posizione intransigente di Kiev, che avrebbe reso impossibile trovare un punto di incontro su questioni chiave. Mentre Mosca e Washington hanno condotto una maratona negoziale di oltre dodici ore a Riad, sul campo la situazione resta critica e la diplomazia si intreccia con gli interessi economici globali.
L’amministrazione Trump, che si è posta come principale mediatore del conflitto, ha ribadito la necessità di ridurre l’impegno finanziario statunitense in Ucraina. Il presidente americano ha sottolineato come l’Europa abbia preferito sostenere Kiev con prestiti anziché con aiuti diretti, lasciando a Washington il peso maggiore dell’assistenza. Al contempo, il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia e lo sfruttamento delle terre rare ucraine restano questioni aperte nei colloqui tra Stati Uniti e Ucraina, evidenziando la posta in gioco economica dietro il negoziato.
Nonostante il desiderio dichiarato di Stati Uniti e Russia di trovare un’intesa, il tema dei confini continua a rappresentare l’ostacolo principale. Mosca insiste sulla sua sovranità sulle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, annesse nel 2022 e attualmente solo parzialmente controllate. La posizione del Cremlino è rigida: la Costituzione russa non prevede un meccanismo di cessione territoriale, rendendo necessario un compromesso che Kiev non sembra disposta a concedere.
Le risorse contese: energia e materie prime
Uno dei punti più delicati del negoziato riguarda la centrale nucleare di Zaporizhzhia, il più grande impianto atomico d’Europa, attualmente sotto controllo russo ma situato in una zona ancora contesa. Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti dispongono delle competenze necessarie per garantire la sicurezza dell’impianto, suggerendo una possibile supervisione americana. Un’ipotesi che il Cremlino difficilmente accetterà senza una contropartita significativa.
Un altro elemento cruciale nei negoziati riguarda le materie prime critiche, risorse minerarie fondamentali per i settori tecnologico e della difesa. L’Ucraina possiede risorse che potrebbero ridisegnare gli equilibri globali nel settore, mentre la Russia, storicamente uno dei principali fornitori mondiali di questi materiali, vede con preoccupazione un’intesa tra Kiev e Washington. Trump ha dichiarato che un accordo per l’estrazione e la commercializzazione delle terre rare ucraine è in fase avanzata, il che potrebbe spingere Mosca a rafforzare la sua posizione per mantenere un ruolo importante nel settore.
Parallelamente, la questione della sicurezza marittima nel Mar Nero ha acquisito rilevanza nelle trattative. L’ipotesi di un cessate il fuoco nelle acque contese è stata accolta con favore da Putin, seppur con riserve. Un simile accordo consentirebbe alla Russia di riprendere l’esportazione di cereali e fertilizzanti, aggirando in parte le sanzioni occidentali, ma Kiev teme che un’intesa di questo tipo possa rafforzare Mosca più di quanto non la penalizzi.
Un negoziato fragile e incerto
Nonostante la volontà di proseguire il dialogo, i negoziati restano appesi a un filo. Il Cremlino ha chiarito che i risultati delle discussioni a Riad non verranno divulgati pubblicamente e che, per ora, non si parla di un incontro trilaterale tra Putin, Trump e Zelensky. Anche un semplice colloquio telefonico tra i leader di Stati Uniti e Russia non è in agenda, sebbene il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, abbia lasciato aperta la porta a sviluppi improvvisi.
Da parte sua, la delegazione ucraina ha confermato di aver trattato con Washington una possibile tregua, senza però fornire dettagli su progressi concreti. Mosca, invece, ha definito i colloqui con gli Stati Uniti “molto utili” e ha ribadito la volontà di coinvolgere attori internazionali come l’Onu per dare maggiore peso al processo negoziale.
Sul terreno, la guerra continua senza sosta. Il ministero della Difesa russo ha annunciato nuove avanzate nelle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia, consolidando la presenza militare in aree contese. Mentre a livello diplomatico si parla di compromessi, la realtà sul campo dimostra che entrambe le parti stanno ancora cercando di guadagnare vantaggi strategici prima di sedersi definitivamente al tavolo della pace.
Quali scenari per il futuro?
Le prossime settimane saranno decisive per determinare l’evoluzione del conflitto. Da un lato, Mosca mira a consolidare il controllo delle regioni occupate e ottenere garanzie sulla sicurezza del Mar Nero; dall’altro, Washington cerca di ridurre il proprio impegno economico, pur difendendo gli interessi strategici americani sulle risorse ucraine.
Il mancato rilascio di una dichiarazione congiunta tra Stati Uniti e Russia segnala che, nonostante i progressi diplomatici, le distanze tra le parti restano profonde. L’opposizione di Kiev a concessioni territoriali rappresenta un ostacolo significativo per un accordo che possa soddisfare sia Mosca che Washington.
Resta da vedere se i prossimi round negoziali riusciranno a colmare queste differenze o se il conflitto entrerà in una nuova fase di stallo. Mentre i leader discutono, il costo umano e materiale della guerra continua a crescere, con una soluzione diplomatica che appare ancora lontana.