La destra fa paura? In Francia i mercati (e non solo) temono di più una vittoria della sinistra

La scommessa delle elezioni anticipate giocata da Macron rischia di essere pagata molto cara dai francesi, e non solo da loro, visto che dall’esito del voto transalpino dipenderà anche il futuro dell’Europa
5 mesi fa
6 minuti di lettura
Melenchon, Macron e Le Pen
Da sinistra, Jean-Luc Mélenchon (Credit:MPP/SIPA/2309180929), Emmanuel Macron (Photo by Raphael Lafargue/ABACAPRESS.COM) e Marine Le Pen (Credit:FRANCOIS GREUEZ/SIPA/2406091012) - Ipa/Fotogramma

Fa più paura la destra (estrema) o la sinistra (radicale)? I mercati – e forse anche gli elettori – hanno già scelto, almeno in Francia. La scommessa delle elezioni anticipate giocata da Macron dopo il disastroso risultato delle europee di inizio mese rischia di essere pagata molto cara dai francesi, e non solo da loro, visto che dall’esito del voto transalpino dipenderà anche il futuro dell’Europa.

La parola chiave della situazione è: incertezza. Incerto è l’esito delle votazioni, ma incerte anche le politiche e la direzione che prenderà e potrà prendere (citofonare Unione europea) il futuro governo, che sia a trazione estrema destra o alleanza di sinistra. Anche perché Macron, qualunque sia il verdetto delle urne, non si dimetterà.

Ora, se c’è una cosa che spaventa i mercati è proprio l’incertezza. Una prima avvisaglia del ‘panico’ è chiara: dal giorno dell’annuncio delle elezioni anticipate, la borsa parigina ha bruciato 240 miliardi, con banche, operatori autostradali e servizi di pubblica utilità tra i titoli più colpiti – Société Générale SA, Crédit Agricole SA e BNP Paribas SA, ad esempio, hanno perso oltre il 10% in questo periodo.

Macron stretto tra sinistra e destra

Con in ballo temi come l’aumento delle tasse e del costo del denaro, tra vagheggiate nazionalizzazioni (favorite dalla destra) e una proceduta di infrazione da parte dell’Ue per deficit eccessivo, i francesi arrivano al voto come tra l’incudine e il martello, bisognosi di una unità nazionale che è attualmente un miraggio assoluto.

Da una parte l’estrema destra del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, dall’altra la sinistra radicale de La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. La prima scettica sulla transizione ecologica, la seconda con piani grandiosi di spesa (tasse sulla ricchezza e sui dividendi): in mezzo, Macron con la sua alleanza centrista rischia di essere stritolato.

Tutto dipende da come andranno le elezioni, in programma domenica prossima, 30 giugno, con il secondo turno il 7 luglio. In ogni caso, non sarà un successo, almeno per i mercati.

Intanto, non è scontato che il risultato ricalchi quello delle europee. Come detto, la situazione è incerta, e molto si sta consumando sotto i ponti della Senna, infatti Bloomberg ha delineato quattro scenari possibili in base ai sondaggi di questi giorni.

RN vince ma non troppo: il galleggiamento

Il più probabile vede vincere RN sì ma non troppo. Il partito conquista la maggioranza ma non assoluta e siccome il leader Jordan Bardella ha detto che non intende essere primo ministro di un governo di minoranza, Macron si potrebbe trovare a dover scegliere un premier ad interim, che finirebbe per essere costantemente minacciato e ricattato dal voto di sfiducia. Il risultato sarebbe uno stallo, così come in stallo finirebbero le riforme pensate da Macron e in generale la possibilità di attuare un’azione politica dinamica ed efficace verso famiglie e imprese. Nel limbo quindi anche la crescita della Francia.

Lo stallo si tradurrebbe nella volatilità dei mercati. Gli investitori potrebbero chiedere premi sempre più alti per acquistare obbligazioni, mentre lo spread, secondo gli analisti, potrebbe scendere leggermente, da 80 a 70 punti base rispetto alla Germania, rimanendo comunque ben sopra i 50 punti base di prima che Macron indicesse le elezioni nazionali. Un aumento del prezzo del denaro che, calcola il ministero delle Finanze citato da Bloomberg, potrebbe costare al governo francese almeno 4 miliardi di euro in più all’anno.

In questo scenario, soffrirebbero molto le azioni di compagnie sensibili al rischio sovrano, a cominciare dalle banche che ne detengono una grande quantità e che sarebbero colpite anche da eventuali imposte straordinarie o sulle plusvalenze sui dividendi (desiderate dalla sinistra).

RN stravince: lo scenario migliore

Il secondo scenario prevede una vittoria schiacciante per Le Pen e alleati, che possono formare il governo e inaugurare così una stagione di ‘coabitazione’ con Macron. Occorre sottolineare che in Francia il presidente della Repubblica gestisce difesa e politica estera, mentre affari interni ed economici, compresi i bilanci, spettano al governo. Le tensioni perciò sarebbero assicurate, visto che le due istituzioni avrebbero segno opposto, eppure per gli investitori questo scenario è migliore del primo.

Ciò perché RN, una volta ottenuto il potere, dovrebbe puntare ad acquisire credibilità e quindi smorzare sia i toni sia il programma politico concreto. Non va dimenticato che Le Pen punta alle presidenziali del 2027, e quindi deve dimostrare che il suo partito è capace di governare davvero. Parte della scommessa di Macron si gioca proprio su questo, sul fatto che l’estrema destra si bruci e quindi sia sfavorita fra tre anni.

Se davvero la linea di governo di RN sarà più mite, per non dire pragmatica, la reazione dei mercati potrebbe essere più leggera.

Barclays stima che il premio per le obbligazioni rispetto alla Germania rimarrebbe a circa 80 punti base, ma già se il governo di Bardella attuasse una maggiore espansione fiscale potrebbe salire a oltre 100 punti base. Mentre quanto alle azioni, anche in questo caso potrebbero trovarsi in maggiore difficoltà le banche, l’edilizia, i servizi di pubblica utilità e la difesa.

Allo stesso tempo poi RN dovrebbe mantenere in qualche modo le promesse fatte al proprio elettorato, ad esempio il taglio delle tasse sull’energia: un equilibro che rischia di essere difficile, complicato oltretutto dal dover collaborare in qualche modo con l’Ue.

Infatti, se la nuova maggioranza lepenista volesse attuare una politica fiscale espansiva, dovrebbe confrontarsi con il ritorno all’austerità, e quindi ai vincoli di bilancio, dell’Unione europea.

La sinistra al potere: lo scenario peggiore

E veniamo al terzo scenario delineato da Bloomberg, quello dello scontro con Bruxelles ma causato dall’avanzata delle sinistre, raggruppate nel Nuovo Fronte Popolare di sinistra, che sta guadagnando terreno. Se le frange più radicali otterranno consensi e posizioni decisionali, i mercati reagirebbero male.

Questo perché l’alleanza di sinistra intende ampliare la spesa, ma col debito al 5,5% si arriverebbe a uno scontro con Bruxelles: un problema sia per la Francia sia per la coesione dell’Ue stessa.

In questo scenario, secondo gli analisti lo spread sfonderebbe quota 100, e anche per le azioni il rischio sarebbe molto alto, con possibili crolli del 20% per il CAC 40, il principale indice di borsa francese e uno dei più importanti al mondo.

Macron vince: non ci crede nessuno

Infine, la possibilità meno probabile: Macron e i suoi alleati rimangono il gruppo più numeroso e le cose si confermano come sono. Il presidente a quel punto potrebbe procedere col suo programma di riforme pro-business, che prevede peraltro importanti tagli alla spesa, come chiesto dall’Ue.

Dovrebbe comunque tenere conto delle indicazioni che le urne hanno dato, e che chiedono maggiore attenzione alle famiglie piuttosto che alle imprese.

Non solo i mercati: anche i francesi si fidano più di Le Pen

Un altro aspetto interessante dell’affaire France che sta emergendo è il sentiment dei francesi. I sondaggi infatti dicono che i cittadini ritengono che RN sia più affidabile di Macron per l’economia e la ripresa della crescita. Questo, senza nessuna razionalità: i dati dicono ad esempio che Macron ha ridotto la disoccupazione ai minimi storici per il suo Paese, e che ha tamponato l’alta inflazione meglio di altri Paesi. Anche se al prezzo della crescita del debito pubblico statale.

Ma dall’altro lato non c’è un appiglio vero per considerare RN migliore: il partito è all’opposizione da decenni, in sostanza manca totalmente di un’esperienza di governo, e tutte le sue promesse e i suoi slogan dovranno poi trovare un’attuazione concreta, con tutti i vincoli che la realtà impone, in primis sotto forma di Unione europea. Allo stesso modo, però, è anche vero che RN non ha mai dimostrato di non saper governare.

Sicuramente, il programma di RN è alquanto fumoso riguardo alla copertura di spesa delle misure che vorrebbe mettere in campo. Bardella non a caso ha già detto che in caso di responsabilità di governo procederà prima a un audit sulla situazione delle finanze francesi.

La cosa ancora più interessante è che secondo un sondaggio Ipsos per il Financial Times condotto il 19-20 giugno, il 25% degli intervistati si fida delle scelte economiche che prenderà – eventualmente – Le Pen. Bene anche il Nuovo Fronte Popolare (NFP) di sinistra che ottiene la fiducia del 22% dei rispondenti, mentre solo dopo arriva l’alleanza di Macron, col 20%.

In particolare, RN si è classificata al primo posto per quanto riguarda il miglioramento degli standard di vita, la gestione del deficit e la riduzione delle tasse e della disoccupazione.

Ciò è in parte spiegabile col fatto che il presidente è ormai molto inviso ai francesi, tanto che i suoi alleati gli hanno chiesto di apparire il meno possibile durante la campagna elettorale. Macron invece domenica scorsa ha pubblicato una lettera indirizzata al popolo francese in cui difendeva i propri risultati e invitava a votare per i moderati, respingendo gli estremismi.

Ma c’è un altro fattore che si sente nell’aria, sottolineato anche dallo staff della campagna elettorale di Macron: destabilizzati da pandemia, crisi geopolitiche, bassa crescita, servizi pubblici in caduta libera, dopo aver provato tutto il resto, gli elettori sono disposti anche a provare RN, la cui ‘normalizzazione’, sebbene solo cosmetica, l’ha reso più accessibile a elettori più moderati.

E mentre ci si avvicina a grandi passi verso l’appuntamento con le urne, al momento i sondaggi danno i centristi in ripresa dalle europee di inizio giugno, ma comunque al 19,5% a fronte del 35,5% di RN e alleati e al 29,5% di NFP di sinistra (Ipsos). In base a questi dati, non solo Ensemble arriverebbe terzo, ma è pericolosamente vicino alla soglia del 12,5% degli elettori registrati necessari in ogni seggio per qualificarsi al ballottaggio del 7 luglio.

Les jeux sont faits? Lo scopriremo solo al termine di questa rapida quanto cruciale tornata elettorale.

Gli ultimi articoli