DeepSeek e Stargate mentre l’Ue è immobile sull’Ai, Gaito: “Sempre meno tempo, ma non tutto è perduto”

“Le società americane sono infastidite dall’Europa”, il punto sull’intelligenza artificiale e l’Ue con Raffaele Gaito, fondatore di IA360 Academy
2 giorni fa
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Donald Trump_afp, Ursula von der Leyen_ftg_ipa e Raffaele Gaito

Da una parte Stargate, dall’altra DeepSeek: in mezzo l’Unione europea che rischia di perdere definitivamente il treno dell’intelligenza artificiale. “In questo periodo sono particolarmente pessimista sul ruolo che potrà avere l’Europa in questo settore cruciale per l’economia del presente del futuro”, confessa ad Eurofocus di Adnkronos Raffaele Gaito, tra i massimi esperti italiani della materia e fondatore di IA360 Academy.

“Da appassionato, da divulgatore e soprattutto da sperimentatore di questa di questa materia, sembra che l’Europa stia a guardare” aggiunge Gaito che spiega come regolare l’intelligenza artificiale non basta: “Spesso ci giustifichiamo, dicendo che noi europei siamo quelli che prendono le cose con calma, che vogliono capire bene lo scenario prima di prendere decisioni, che vogliono normare prima di dare il via libera, eccetera. Tutto sacrosanto, sia chiaro, ma nel frattempo Stati Uniti e Cina non hanno messo una marcia in più, ne hanno messo dieci, venti, forse cento di marce in più”, avverte Gaito.

L’Ue può ancora ritagliarsi un ruolo nell’Ai?

“Questa è una tecnologia che non ha precedenti proprio per la velocità con la quale si sta evolvendo. Rimanere indietro di un pochino significa rimanere indietro di anni.
Negli ultimi mesi le società di Ai hanno lanciato decine di annunci a settimana, a volte è difficile stare dietro anche per me che sono in questo settore”, spiega Gaito che da anni si è trasferito a Londra.

Proprio da Oltremanica c’è stata una reazione (d’orgoglio?): dopo l’annuncio di Stargate, il primo ministro Keir Starmer ha detto di voler rendere il Regno Unito una superpotenza nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Due postille: il Regno Unito è Europa, ma non Ue, e il suo peso non può essere paragonato ai colossi americani e cinesi. Per questo, la sfida annunciata dal premier britannico potrebbe essere un’ulteriore minaccia per i Ventisette.

Intanto, la rielezione di Trump ha acuito i contrasti tra Washington e Pechino e accelerato il ritmo del confronto: “Dall’inizio del suo mandato, il presidente americano ha intrapreso la tattica ‘liberi tutti’, dove l’unica cosa che conta è battere la Cina, arrivare primi nella gara dell’Ai”, spiega ancora il fondatore di IA360 Academy. Sullo sfondo, l’ordine esecutivo con cui il tycoon ha rimosso quelle poche limitazioni post da Biden allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, un briciolo di europeismo che arrivava anche Oltreoceano. Adesso quell’era è finita e le attenzioni sono tutte sulla infrastruttura.

Considerando l’ordine esecutivo di Trump, l’Ue, che finora ha avuto voce in capitolo sulla regolamentazione del settore, può ancora ritagliarsi uno spazio nell’evoluzione dell’Ai?

“Gli ultimi annunci che arrivano dalla Cina ci fanno dedurre che c’è ancora tempo e spazio per dei nuovi player che vogliano entrare in questo mercato e ritagliarsi un ruolo importante”, dice Gaito in riferimento all’annuncio di DeepSeek. Il successo dell’Ai cinese, che raggiunge output paragonabili a quelli dell’americana ChatGPT a prezzi e costi notevolmente inferiori, ha sconvolto i mercati occidentali, ma Gaito invita a vedere la situazione anche da un’altra prospettiva: “Fino all’altro ieri sembrava un mercato nel quale ci fosse spazio solo per i vari Google, Meta, OpenAI e così via. Il successo di DeepSeek ci dice che probabilmente non è ancora così, a patto però di muoversi velocemente”.

Uno spiraglio ancora aperto per l’Europa a patto di “non perdere i talenti e investire pesantemente sull’infrastruttura di Ai pur senza arrivare ai numeri del progetto Stargate”, che mira a raccogliere 500 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni.

Mai come in questi giorni, l’intelligenza artificiale diventa una cartina tornasole dei rapporti economici mondiali: “Gli Stati Uniti sembrano sempre meno disposti a trattarci come ‘i cugini’. A dircelo – evidenzia Gaito – non sono solo le dichiarazioni di Trump. Anche alle big tech americane pesa sempre di più l’ipotesi che l’Europa metta i bastoni tra le ruote, che si becchino costantemente delle multe e che sia sempre più difficile far girare i loro prodotti in Europa. In questo contesto, mi piacerebbe vedere qualcosa di più da parte dell’Ue sul fronte dell’infrastruttura, ma questo non è accaduto”.

Un assist all’Europa poteva arrivare da Microsoft, che a ottobre ha annunciato un piano da 4,3 miliardi di euro per sviluppare l’Ai in Italia. L’azienda guidata da Brad Smith avrà, però, un ruolo secondario nel progetto Stargate, a dispetto di quanto annunciato qualche mese fa. Come valuti questo cambio in corsa? Cosa ci sta sfuggendo del progetto Stargate?

“L’annuncio di Stargate spiazza per tanti motivi. In primis perché all’improvviso 500 miliardi di dollari vengono messi a disposizione a disposizione di un player in particolare: Trump fa capire che, con questi soldi, OpenAI deve spingere il più possibile sull’acceleratore, tirando in ballo anche la questione energetica che è un altro tema importante.

Da qui, si arriva all’esclusione di altre aziende americane che pure stanno facendo un ottimo lavoro nel settore. Impossibile non pensare a GrokAI di Elon Musk, braccio destro di Trump e acerrimo nemico di Sam Altman, Ceo di OpenAI. La sua esclusione mi ha sorpreso molto”, dice Gaito che aggiunge: “La collaborazione tra Microsoft e OpenAI sembrava centrale anche nel progetto Stargate, almeno nella primissima versione che fu annunciata nove mesi. Ora, all’improvviso, troviamo Oracle al fianco di OpenAI e non Microsoft”.

Non è detto che si tratti di una scelta unilaterale di Trump: “Probabilmente Microsoft vuole differenziare il più possibile e ritiene rischioso puntare solo su OpenAI. D’altra parte, anche OpenAI sa che deve differenziare il più possibile, e non può puntare solo su Microsoft che, seppure con un ruolo secondario, resta nel progetto Stargate” come dimostrano gli 80 miliardi di dollari messi sul piatto dalla big tech.

Il ruolo dell’Ai Act sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale

L’Unione europea è stata la più veloce a normare l’intelligenza artificiale. L’Ai Act può essere un limite concreto per le società americane e arginare il progetto Stargate o rischia di diventare un boomerang per l’Europa come accaduto con le norme sulle auto elettriche?

“Le società americane – ribadisce Gaito – sono infastidite dall’Unione europea. Lo dimostra il fatto che i nuovi rilasci vengano fatti sempre più spesso solo negli Usa e non in Europa creando uno svantaggio competitivo enorme per noi europei”, avverte l’esperto.

Un gap che non può essere contenuto (solo) a forza di regulation: “Quando si parla di norme in un contesto così veloce, il rischio è che si finisca per normare qualcosa che è già stato superato, qualcosa che suona come vecchio e inadatto alla tecnologia che nel frattempo è cambiata notevolmente. Delle linee guida sono fondamentali”, sottolinea Gaito. Un monito sul ruolo di questi limiti arriva da Oltreoceano: “La prima cosa che ha fatto Trump è prendere l’ordine esecutivo con cui Biden metteva degli argini agli aspetti più controversi dell’Ai, farla a pezzettini, è puntare alla leadership americana nel settore”.

La grandezza di Stargate sta nel mettere insieme SoftBank, holding giapponese leader nel finanziamento di progetti tech, OpenAI e Oracle. Questo incontra una domanda atavica dell’Europa che si chiede se puntare sui campioni europei o su una maggiore concorrenza per aumentare la competitività. Dal tuo punto di vista, è auspicabile uno Stargate europeo che metta insieme le principali società del settore?

“Se deve rispondere il Raffaele sognatore, dico che questa ipotesi è fantastica. Ma come la mettiamo in piedi, se a volte non riusciamo ad accordarci su cose molto più semplici?”, si chiede Gaito che lascia aperto uno spiraglio: “Sono pronto a lasciarmi sorprendere anche senza arrivare alle cifre di Stargate che sembrano fuori dalla portata di chiunque”.

Insomma, l’Ue può ancora ritagliarsi un ruolo nello sviluppo dell’intelligenza artificiale purché i Ventisette raccolgano il monito lanciato (anche) da Mario Draghi: non è più il momento di aspettare, adesso bisogna agire.