Dazi: nella lista delle contromisure Ue smartphone, aerei e bourbon

Un elenco mirato per tutelare l’industria europea e rafforzare il peso negoziale
7 ore fa
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Puzzle Usa Ue

L’Unione europea reagisce all’escalation tariffaria decisa dagli Stati Uniti con una strategia calibrata ma determinata. La Commissione ha avviato una consultazione pubblica su una proposta di ritorsione commerciale che, se approvata, potrebbe colpire migliaia di prodotti statunitensi. La lista include beni per un valore complessivo di circa 95 miliardi di euro, distribuiti tra comparti tecnologici, industriali e simbolici: dai dispositivi elettronici ai veicoli, dai sistemi militari ai distillati.

La lista, disponibile sul portale ufficiale della Commissione, è uno strumento di pressione e insieme una base tecnica per orientare le future contromisure, da attivare nel caso in cui i negoziati con Washington falliscano. L’approccio scelto da Bruxelles riflette una strategia chiara: mantenere aperti i canali diplomatici, ma predisporre una risposta pronta e proporzionata. In questo senso, l’elenco dei prodotti rappresenta un campione rappresentativo della produzione industriale e tecnologica statunitense, toccando segmenti ad alta visibilità mediatica e rilevanza economica.

Cosa contiene la lista dei beni statunitensi

Nel dettaglio, la lista include beni a elevata intensità tecnologica come smartphone, droni, aerei e componentistica avanzata, ma anche veicoli civili e militari, biciclette, barche da diporto, utensili meccanici e strumenti industriali. Particolarmente significativa è la presenza di prodotti simbolici come il bourbon – nonostante le pressioni di Italia e Francia per escludere vini e superalcolici dalla lista – a testimonianza dell’intento di Bruxelles di rendere visibili le possibili ripercussioni delle misure. Meno rilevante, invece, la presenza di prodotti farmaceutici, per i quali si registra un’esclusione pressoché generalizzata, segno della volontà di evitare ritorsioni in settori strategici legati alla salute pubblica.

L’iniziativa della Commissione prevede anche una seconda lista di possibili restrizioni sulle esportazioni europee verso gli Usa, concentrata in particolare su rottami metallici – essenziali per la produzione americana di acciaio grezzo – e prodotti chimici. Il valore complessivo di questo secondo blocco di beni è stimato in 4,4 miliardi di euro.

Dazi congelati ma non rimossi

La portata della risposta europea è tanto più rilevante se si considera il contesto politico e commerciale attuale. Si tratta della misura più articolata messa in campo dall’Unione europea dall’insediamento della nuova amministrazione statunitense, che ha ripreso la linea protezionistica già tracciata durante il primo mandato di Donald Trump. Il quadro negoziale si è temporaneamente disteso dopo l’annuncio, lo scorso 9 aprile, della sospensione parziale del dazio Usa al 20% su prodotti europei. Ma la permanenza di una tariffa del 10% e il tono prudente dell’amministrazione statunitense hanno alimentato il sospetto che si tratti più di una pausa tattica che di un’apertura sostanziale. Il 14 aprile, l’Unione ha reagito congelando per 90 giorni alcune contromisure già pronte.

Lo spazio aperto da questa tregua temporanea è oggi occupato da negoziati serrati, condotti a livello politico e tecnico sotto il coordinamento del vicepresidente della Commissione, Maroš Šefčovič. Tuttavia, il margine di compromesso resta limitato. Il 70% delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti – pari a circa 379 miliardi di euro – è attualmente soggetto a tariffe aggiuntive o a misure sospese. Si tratta di un peso enorme per le imprese europee, che devono fronteggiare l’aumento dei costi, la volatilità della domanda e una crescente incertezza normativa.

Al centro delle trattative ci sono settori strategici come l’automotive, già colpito dalle misure statunitensi, con i produttori europei chiamati a rivedere intere catene di approvvigionamento e a pianificare strategie di medio periodo in un clima commerciale sempre più instabile. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha più volte ribadito che “i dazi stanno già avendo effetti negativi sulle economie globali” e ha chiarito che “l’Ue resta impegnata nel trovare soluzioni negoziate”, ma si prepara “a tutte le eventualità”.

Tutti i passaggi della risposta Ue

Oltre all’azione diplomatica e alla consultazione pubblica, Bruxelles ha annunciato l’intenzione di procedere sul piano multilaterale, presentando un ricorso formale presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro i dazi imposti dagli Stati Uniti. In particolare, la Commissione contesta le tariffe del 20% denominate “reciproche” e quelle del 25% su automobili e loro componenti. La posizione europea è netta: queste misure violano apertamente i principi fondamentali del sistema commerciale internazionale.

La procedura prevede che, una volta depositata la richiesta di consultazione, le parti abbiano due mesi di tempo per raggiungere una soluzione negoziata. Se il confronto dovesse fallire, l’Unione europea potrà chiedere la formazione di un panel arbitrale per l’apertura di un contenzioso formale. Nel frattempo, la Commissione lavora per finalizzare le proprie contromisure, anche alla luce dei contributi raccolti tramite la consultazione pubblica, aperta a imprese, associazioni di categoria e stakeholder. Se approvate, potrebbero entrare in vigore già a partire da luglio, a condizione che i negoziati bilaterali in corso non portino alla rimozione dei dazi da parte degli Stati Uniti.

Il passo successivo è l’avvio della procedura di comitatologia, attraverso cui gli Stati membri saranno chiamati ad esprimersi sull’adozione formale delle misure. Se la proposta riceverà il sostegno della maggioranza qualificata – rappresentata dal 55% degli Stati membri e almeno il 65% della popolazione Ue – il provvedimento diventerà esecutivo. In caso contrario, la Commissione potrà scegliere se modificare il testo o procedere in autonomia, come previsto dal regolamento.

La strategia di Bruxelles si articola anche su un altro fronte: il monitoraggio delle cosiddette “deviazioni commerciali”. L’imposizione di dazi statunitensi verso altri Paesi rischia infatti di provocare un afflusso massiccio di esportazioni alternative sul mercato europeo, mettendo sotto pressione settori già esposti alla concorrenza globale. Per contrastare questo fenomeno, l’Ue rafforza il coordinamento interno sul Mercato unico e intensifica i contatti con partner commerciali internazionali per diversificare gli approvvigionamenti e aprire nuovi canali di export.