Soia, motociclette e succo d’arancia. Sono alcuni dei prodotti su cui l’Unione europea imporrà dazi come prima risposta a quelli del 25% e del 10% imposti da Donald Trump sulle importazioni di acciaio e alluminio europeo negli Usa il 10 febbraio. La scorsa settimana il presidente Usa anche ha annunciato una raffica di dazi diversificati per i vari Paesi del Mondo: le tariffe per l’Ue, pari al 20% su tutto e per tutti, sono scattate oggi. Misure che secondo il blocco sono “ingiustificate e dannose, in quanto arrecano danni economici a entrambe le parti e all’economia globale”.
Il voto nel comitato barriere commerciali, solo l’Ungheria contro
La decisione di questa prima ritorsione è stata presa oggi – 9 aprile – dagli Stati membri dell’Ue riuniti nel comitato Strumenti di difesa commerciale. L’Ungheria si è opposta, unica tra i Ventisette. Si conferma così un’Unione che va avanti a 26 +1 come si è visto ultimamente anche in materia di Ucraina e Russia.
Il voto di oggi sull”Implementing Regulation on commercial rebalancing measures concerning certain products originating in the United States of America‘ si è tenuto nel comitato barriere commerciali (Tbr) nella sede della Commissione di Borschette, a Etterbeek (un Comune di Bruxelles-Capitale). Per impedire o approvare il regolamento era necessaria una “maggioranza qualificata” di Stati membri, ovvero 15 Paesi che rappresentassero il 65% della popolazione dell’Unione.
Nel complesso, le tariffe colpiranno 21 miliardi di euro di prodotti statunitensi. Le contromisure entreranno in vigore in tre step: dal 15 aprile per 3,9 mld di euro stimati di merci, dal 15 maggio per 13,5 mld e dal primo dicembre per 3,5 mld. Ma, fa sapere la Commissione in una nota, “possono essere sospese in qualsiasi momento, qualora gli Stati Uniti accettino un esito negoziato equo ed equilibrato”. Il blocco infatti ribadisce la sua “netta preferenza per la ricerca di soluzioni negoziate con gli Stati Uniti, che siano equilibrate e reciprocamente vantaggiose”.
I prodotti colpiti
Il regolamento attuativo è accompagnato da quattro allegati, in cui sono indicate quattro liste con i vari prodotti soggetti a dazi, assieme alle relative aliquote. Le nuove liste riprendono, ad eccezione del whisky e del bourbon, le categorie già colpite dalle misure di riequilibrio adottate nel 2018 (poi sospese nel 2021), aggiungendo una serie di beni più estesa, per via dell’aumento e dell’ampliamento dei dazi Usa sulla siderurgia e la metallurgia entrati in vigore il 12 marzo scorso.
Le principali voci comprendono:
- Annex I (dal 15 aprile): riso, cereali, frutta, succhi di frutta, tabacco, sigari, olii, carta, tessuti, abbigliamento, calzature, ceramiche, vetro, materassi, materiali di arredo, natanti per la pesca eccetera.
- Annex II e III (dal 15 maggio): rispondono all’ampliamento dell’ambito di applicazione delle misure ai prodotti derivati dell’acciaio e dell’alluminio dal 10% (2018) al 25% (2025)
- Annex IV (dal 1 dicembre): mandorle e semi di soia, posticipati per non danneggiare i raccolti, dare il tempo agli agricoltori di individuare nuovi fornitori e dare un altro segnale di apertura al negoziato con Washington.
Da notare l’esclusione del whisky e del bourbon dall’elenco, dopo che Trump aveva minacciato un dazio del 200% sugli alcolici europei se tali prodotti fossero stati inclusi.
Bruxelles sta attualmente valutando la sua risposta anche alle tariffe del 25% sulle automobili e all’imposta generale del 20% introdotte da Trump, quest’ultima entrata in vigore oggi.
Negoziato impossibile? Cosa vuole Trump
Nei giorni scorsi, in un discorso glaciale che si contrapponeva allo show di Trump nel giardino delle rose della Casa bianca – dove ha annunciato i dazi rivolti a ‘tout le monde’ sventolando una tabella e una formula per determinarne le percentuali, e lasciando esterrefatti analisti e capi politici – von der Leyen aveva proposto uno ‘zero for zero’ sui dazi per l’industria, ovvero l’azzeramento reciproco. Trump non ha accettato, e ieri ha fatto sapere che l’Europa dovrebbe comprare dagli Usa più gas, una quantità irrealistica (l’Unione aveva già proposto di acquistare più LNG). Inoltre, se l’è presa con gli standard di sicurezza e ambientali del blocco, che nella sua opinione sarebbero dazi indiretti. Più in generale, oggi il presidente Usa ha detto a tutti i Paesi colpiti dai suoi dazi che per evitarli devono spostare le loro fabbriche negli Stati Uniti.
Insomma, come ha commentato Maroš Šefčovič, commissario al commercio, “per ballare il tango occorre essere in due”. E in questo momento Trump non dimostra di averne molta voglia, anzi oggi ha nuovamente insultato il mondo intero affermando che “tutti i Paesi vengono a baciarmi il sedere (l’originale era meno delicato)” in cerca di un negoziato.