Mentre gli Usa lasciano intendere che ci possa essere una proroga alla scadenza dei dazi, l’Unione europea segue un doppio binario. Da una parte continua a dirsi aperta alla soluzione negoziale della guerra commerciale avviata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dall’altra cerca un ‘piano B’ se le cose dovessero mettersi male. Ipotesi non troppo remota, dal momento che mancano meno di due settimane al 9 luglio, data in cui, se non cambia nulla, entreranno in vigore extra-tariffe del 50%.
Di conseguenza, il blocco è ancora impegnato in negoziati serrati, ma allo stesso tempo punta alla diversificazione dei mercati. E non solo. Ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha anche lanciato l’idea di “sostituire” il Wto (World Trade Organization), ormai bloccato, con un meccanismo di risoluzione delle dispute commerciali che funzioni, a trazione Ue-Asia. E da cui gli Stati Uniti potrebbero essere esclusi.
Proroga al 9 luglio in arrivo?
Per quanto riguarda il binario principale, intanto, ci sono spiragli di apertura. Il commissario europeo al Commercio Maroš Šefčovič ha dichiarato, riferendosi alla sua controparte americana, Jamieson Greer: “Continuiamo a lavorare intensamente per raggiungere una soluzione negoziata. Apprezziamo il confronto costruttivo di oggi”.
Segnali di distensione sono venuti anche dal segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, che ha dichiarato in un’intervista a Fox News che i “più importanti” negoziati con i partner commerciali degli Stati Uniti potrebbero concludersi “entro il Labor Day” (che quest’anno cade l’1 settembre), lasciando intendere che ci possa essere una proroga alla scadenza del 9 luglio.
“La data di luglio non è essenziale”, ha confermato Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca.
Dagli Usa una nuova proposta di accordo
Ieri pomeriggio è arrivata dagli Usa una proposta per ulteriori negoziati, il cui contenuto è allo studio di Bruxelles. Von der Leyen ha fatto sapere che l’Unione europea è “pronta all’accordo” con gli Stati Uniti. Ma, “al contempo”, si sta “preparando per l’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente“. E per questo motivo “abbiamo consultato una lista di riequilibrio. Difenderemo gli interessi europei, se necessario”, ha ribadito la tedesca. Insomma, non si esclude nessuna strada.
I contenuti della proposta americana, per ora, non si conoscono. Con ogni probabilità filtreranno nelle prossime ore o giorni, ma molti a Bruxelles dubitano che la pillola sarà facile da ingoiare per gli europei. Qualcuno paventa il rischio che l’Europa si trovi a firmare un ‘trattato ineguale’ con il colosso nordamericano.
Le posizioni dei grandi Paesi hanno sfumature diverse, anche se tutti sottolineano la necessità di fare in fretta e nessuno vuole combattere una guerra commerciale con il primo mercato di esportazione del blocco. Sia Merz che il presidente francese Emmanuel Macron hanno pubblicamente auspicato un accordo “rapido” con Washington, ma per il secondo l’intesa con gli Usa deve essere “equilibrata”, perché “in nessun caso accetteremo una soluzione duratura in cui finiamo per essere tassati“.
Per il francese, “la soluzione migliore tra gli Usa e l’Europa sarebbe dazi zero per zero. Se deve essere 10% per 10% o l’equivalente del 10%, sarà così. Ma se vogliono tariffe al 10% ci saranno compensazioni“. Altrimenti, l’Unione si presenterebbe come ingenua o debole, “e non siamo né ingenui né deboli”.
Per il cancelliere tedesco Merz, invece, è meglio arrivare “rapidamente a una soluzione”, anche a costo di qualche concessione: “Preferirei un accordo più rapido, chiaro e semplice piuttosto che uno lento e molto complicato”.
Quanto all’Italia, la premier Giorgia Meloni all’Aja ha detto che considera accettabile un’eventuale intesa tra Usa e Ue su dazi americani al 10%, “perché non penso che la misura del 10% sia per noi particolarmente impattante”.
Un’alternativa al Wto?
Ma come anticipato, l’Europa cerca un piano B, anzi due: il primo, in atto da tempo, è quello di diversificare e aprirsi a nuovi mercati. Nelle ultime settimane l’Unione ha infatti firmato accordi con India, Sudafrica, Corea del Sud. Poi c’è il trattato con il Mercosur, in ballo da vent’anni e osteggiato dalla Francia, e rispetto al quale, ha fatto sapere ieri il premier belga Bart De Wever, durante il Consiglio europeo si è registrato un “consenso” per finalizzarlo.
Il secondo piano B è l’idea, lanciata da von der Leyen e sostenuta da Merz, di “sostituire” il Wto con un meccanismo di risoluzione delle dispute commerciali che funzioni, dato che l’organizzazione con sede a Ginevra è bloccata da tempo, a causa degli Usa che non nominano i propri rappresentanti nei panel.
Oggi la direttrice del Wto Ngozi Oknjo-Iweala ha sentito Šefčovič, che ha assicurato che l’Ue lavora per “preservare il sistema basato sulle regole”.
Secondo quanto spiegato dalla capa dell’esecutivo europeo, i Ventisette potrebbero cooperare con i dodici membri del blocco dell’Accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico (Cptpp) guidato dall’Asia, che ora include il Regno Unito, per formare una nuova iniziativa commerciale mondiale. Un sistema che avrebbe anche il pregio di arginare analoghe iniziative ad opera della Cina. In questo nuovo sistema, spetterebbe all’Ue e al Cptpp decidere se gli Stati Uniti potranno aderire.
Un piano del genere “dimostrerebbe al mondo che il libero scambio con un gran numero di Paesi è possibile su una base basata su regole“, ha affermato von der Leyen stamattina al termine del vertice dei leader dell’Ue a Bruxelles.
Merz ha appoggiato la proposta: “Se il Wto è così disfunzionale come lo è stato per anni e apparentemente continua a esserlo, allora noi, che continuiamo a considerare importante il libero scambio, dobbiamo trovare qualcos’altro“.