L’Ue pensa ai dazi per le importazioni sotto i 150 euro

Attualmente le merci importate con valore inferiore a 150 euro sono esenti da dazi. La Commissione vuole reintrodurle per contrastare la concorrenza cinese
4 settimane fa
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Xi Jinping e von der Leyen
Xi Jinping e von der Leyen (Ipa/Fotogramma)

L’Unione europea sta valutando di anticipare al 2026 la riforma del Codice doganale a fronte della esponenziale crescita degli acquisti online. In un comunicato, la Commissione europea ha messo in evidenza le criticità di un sistema doganale ormai sotto pressione per l’enorme volume di merci importate attraverso l’e-commerce.

Ma cosa significa concretamente questa riforma? Quali saranno gli impatti per consumatori, imprese e ambiente? Vediamolo nel dettaglio.

Il problema delle importazioni a basso valore: numeri da capogiro

Negli ultimi anni, l’e-commerce ha trasformato il commercio globale, rendendo più accessibile l’acquisto di beni dall’estero, ma anche creando enormi squilibri nel sistema doganale europeo. Attualmente, le merci importate con un valore inferiore a 150 euro sono esenti da dazi, un’esenzione che ha incentivato un flusso crescente di piccoli pacchi diretti ai consumatori europei.

Nel 2024, sono stati importati nell’Ue circa 4,6 miliardi di articoli di basso valore, quasi il doppio rispetto al 2023 e più del triplo rispetto al 2022. Di questi, il 91% proviene dalla Cina. Questo significa che ogni giorno arrivano in Europa circa 12 milioni di pacchi contenenti prodotti spesso venduti a prezzi stracciati e di qualità discutibile. Un fenomeno che destabilizza il mercato interno e mette a rischio la salute di 75 milioni di europei: le autorità doganali europee hanno rilevato che fino al 96% di questi prodotti non è conforme agli standard di sicurezza comunitari sia per quanti riguarda la tutela della salute umana che quella ambientale.

Non a caso, Bruxelles ha messo nel mirino Shein e Temu. Per finanziare i controlli doganali sempre più onerosi, la Commissione Europea ha proposto l’introduzione di una “tassa di gestione” sui pacchi provenienti da piattaforme online esterne all’Ue per coprire i costi crescenti delle ispezioni, garantendo un monitoraggio più efficace dei prodotti illegali e non conformi.

Un sistema doganale sotto pressione: le criticità individuate

La crescita delle importazioni online ha portato con sé diverse problematiche. La Commissione ha individuato tre aree di intervento prioritarie:

  1. Sovraccarico delle autorità doganali: sei Stati membri (Paesi Bassi, Belgio, Francia, Ungheria, Italia e Germania) gestiscono l’89% di tutte le importazioni dirette ai consumatori. Il sistema attuale fatica a controllare la quantità di merci in arrivo, aumentando il rischio di frodi e mancata conformità alle normative europee;
  2. Concorrente sleale e sicurezza dei prodotti: le aziende europee si trovano a competere con prodotti di bassa qualità, spesso non conformi alle regole Ue, che sfuggono ai controlli doganali. Questo fenomeno non solo mina la competitività delle imprese locali, ma espone i consumatori a rischi legati alla sicurezza di prodotti contraffatti o difettosi;
  3. Impatto ambientale: l’elevata quantità di prodotti di scarsa qualità porta a un’accelerazione del ciclo di consumo e smaltimento, aumentando i rifiuti e aggravando le emissioni di CO₂ derivanti dal trasporto. Una dinamica incompatibile con il Green Deal europeo.

Le principali novità della riforma doganale

Per affrontare queste problematiche, la Commissione europea propone un pacchetto di riforme strutturali. Tra le misure principali:

  • Eliminazione dell’esenzione dai dazi per le importazioni sotto i 150 euro: una decisione che mira a ridurre il dumping fiscale e garantire un’equa competizione tra produttori europei e stranieri;
  • Introduzione di un trattamento tariffario semplificato per le spedizioni di basso valore: un sistema che garantisce procedure più rapide senza rinunciare ai controlli;
  • Estensione dello sportello unico per le importazioni (Ioss) a tutte le merci: una piattaforma che centralizzerà la raccolta delle informazioni doganali per semplificare le operazioni di sdoganamento;
  • Creazione dell’Autorità doganale europea (Eu Customs Authority – Euca): un’istituzione che affiancherà le autorità nazionali nella gestione di un hub doganale per la raccolta e l’analisi dei dati sulle importazioni;
  • Intensificazione dei controlli sui prodotti e-commerce: l’esecutivo studia l’introduzione di aree di controllo prioritarie (Apc) dove le autorità doganali europee potranno verificare con maggiore attenzione la sicurezza e la conformità dei prodotti.

Impatti per consumatori e imprese

Questa riforma può segnare un punto di svolta per il commercio online. I consumatori potrebbero trovarsi di fronte a un aumento dei prezzi per alcuni prodotti di importazione, a causa dell’eliminazione dell’esenzione dai dazi, ma questo potrebbe tradursi in un miglioramento della qualità dei prodotti in commercio e in una maggiore tutela dei diritti degli acquirenti.

Le imprese europee, invece, beneficeranno di un mercato più equo, dove la concorrenza non sarà più falsata da operatori che aggirano le normative. Tuttavia, per i marketplace online, la riforma imporrà una maggiore responsabilità nella verifica dei venditori, in linea con la legge sui servizi digitali (Dsa), che entrerà in vigore il 17 febbraio 2025.

Proprio la concorrenza sleale è alla base della battaglia commerciale tra Ue e Cina. Ai dazi Ue sulle auto importate dal Dragone, si sono susseguiti quelli cinesi sul brandy e i tanti ricorsi all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Ora, paradossalmente, gli Usa potrebbero riavvicinare Pechino e Bruxelles, entrambe nel mirino di Donald Trump.

Non solo competitività, anche sostenibilità

L’Ue non si limita a regolare il commercio: anticipando la revisione del Codice doganale al 2026 vuole anche ridurre l’impatto ambientale dell’e-commerce. Tra le proposte in discussione, c’è una nuova legge sull’economia circolare e il rafforzamento della Responsabilità estesa del produttore (Epr), che obbligherà le aziende a gestire in modo più sostenibile i rifiuti generati dai loro prodotti.

La Commissione invita la cooperazione con gli Stati membri, i colegislatori e tutte le parti interessate a mettere in atto le misure delineate nella comunicazione. Entro un anno l’esecutivo comunitario valuterà l’effetto delle azioni annunciate e pubblicherà una relazione sui risultati dei controlli rafforzati.

Alla luce dei risultati e in consultazione con le autorità competenti degli Stati membri e le parti interessate, la Commissione valuterà se i quadri e le attività di applicazione esistenti siano sufficienti e adeguati.

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