Trump annuncia dazi del 25% sulle auto, gli Usa hanno sempre meno amici

Nell'economia dei Ventisette, l'automotive è il primo settore manifatturiero e gli Usa sono il principale mercato europeo per l’export di auto
4 giorni fa
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Donald Trump Ursula Von Der Leyen Afp
Donald Trump e Ursula von der Leyen (Afp)

“Quello che faremo è molto semplice: dazi del 25% su tutte le auto non prodotte negli Stati Uniti”. L’annuncio di Donald Trump sulle nuove tariffe in vigore dal 2 aprile è l’ennesimo sferzata all’economia europea. I tentativi del commissario al Commercio Ue Maros Sefcovic, che è volato a Washington per scongiurare i dazi parlando con il segretario al commercio americano Howard Lutnick, il rappresentante commerciale Jamieson Greer e il direttore del National Economic Council Kevin Hassett, sono stati vani.

Sefcovic ha detto agli (ex?) alleati americani che una tariffa del 20% sulle importazioni dall’Ue sarebbe “devastante” per il blocco.

Ma l’intenzione di Donald Trump di punire l’Europa è ferrea: “Ci ha trattati molto male” ha detto il tycoon ricordando l’impegno americano nella Nato. Sforzi economici e militari di cui l’Europa avrebbe goduto senza merito. “Abbiamo perso troppo – continua il tycoon – Amici e nemici hanno preso molto dal nostro Paese, e spesso gli amici sono stati peggiori dei nemici”. Già a febbraio, Trump aveva dichiarato che l’Unione europea è “nata per truffare gli Usa”.

Le tariffe colpiranno tutte le importazioni di auto, anche extra Ue. Nel caso di Messico e Canada dovrebbe anche sommarsi ai già annunciati dazi del 25% su tutto l’import sospesi fino al 2 aprile.

Intanto, Ursula von der Leyen cerca di salvare il salvabile.

Dazi alle auto, le ricadute sull’Ue

I dazi del 25% si aggiungeranno alle tariffe già esistenti:

  • del 2,5% sulle auto estere;
  • del 25% sui light truck, i veicoli classificati come autocarri leggeri e fino a 3.860 kg di peso;
  • da parte sua, l’Ue ha oggi dazi del 10% sulle auto importate dagli Usa.

Le misure entreranno in vigore il 2 aprile e secondo Trump potrebbero far incassare agli Usa “dai seicento miliardi ai mille miliardi” entro un anno “cominciando immediatamente”. Penso che succederà entro un anno da ora, ma cominciando subito, immediatamente”, ha aggiunto. Queste entrate – ha specificato – saranno usati per tagliare le tasse dei cittadini statunitensi.

Le ricadute per l’Europa potrebbero essere devastanti. Gli Usa sono il principale mercato europeo per l’export di auto, con quasi un quarto del totale delle esportazioni del settore. Nel 2024 l’automotive europeo ha inviato negli States veicoli per 38,4 miliardi di euro. Nell’economia dei Ventisette, quello dei veicoli è il primo settore manufatturiero, produce circa il 7% del Pil comunitario dà lavoro a 13 milioni di persone, direttamente o indirettamente. I nuovi dazi di Trump si abbatterebbero come un uragano sulla produzione europea di auto che è in crisi già dallo scorso anno e ora deve fare i conti con il fallimento di Northvolt, il più grande produttore interno di batterie elettriche .

La reazione di von der Leyen

All’annuncio dei nuovi dazi sulle auto, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen si è detta “profondamente rammaricata“, ma ha anche confermato che “l’Ue continuerà a cercare soluzioni negoziate, salvaguardando al contempo i suoi interessi economici”. Nelle sue parole anche un monito a Donald Trump: “Le tariffe sono tasse: cattive per le imprese, peggio per i consumatori ugualmente negli Stati Uniti e nell’Unione europea”.

Il rischio è che questi dazi danneggino anche i consumatori americani, per cui diventerà più oneroso acquistare un’auto, ma Trump non ha dubbi sulla sua strategia: “Credo che la nostra industria dell’auto fiorirà come mai prima”, ha detto il presidente americano secondo cui “Tutti coloro che hanno impianti negli Usa saranno avvantaggiati“. La mossa, in effetti, ha proprio l’obiettivo di riportare negli States la produzione di auto e delle relative componentistiche.

La risposta dell’Europa a Trump è a metà tra orgoglio e paura. L’Europa ha già stilato un pacchetto da 26 miliardi di euro di dazi che si applicheranno agli Usa dal 12 aprile. L’entrata in vigore di alcune tariffe, però, è stata posticipata dal 1° aprile per timore di una risposta ancora più dura da parte di Washington. Un esempio è la Francia che ha convinto Bruxelles a rinviare i dazi del 50% sul bourbon dopo che Trump ha dichiarato che in cambio avrebbe colpito champagne e vino con dazi del 200%.

Le ricadute sugli altri Paesi…e sugli Usa

Ad oggi circa metà della auto vendute negli Usa, quasi 8 milioni all’anno per un valore di 244 miliardi, sono assemblati fuori dai confini (dati S&P Global Mobility). Il Messico è il principale esportatore sul mercato Usa, anche se i marchi sono internazionali (tra cui Toyota a Nissan, da Bmw a Volkswagen). Le ricadute sulle componentistiche sono imponenti: General Motors assembla fuori dal territorio americano il 40% dei veicoli venduti in Usa, Ford il 20%. In generale, il 60% dei componenti auto arriva dall’estero.

Dopo il Messico, i principali Paesi esportatori di auto in Usa sono Corea del Sud, Giappone, Canada, Germania e Gran Bretagna. I dazi del 2 aprile potrebbero essere congelati proprio per Messico e Canada ma solo temporaneamente. I due Paesi sono infatti coperti dall’accordo di libero scambio nordamericano. L’esenzione dalle nuove tariffe sarà attiva finché il Dipartimento al Commercio non avrà stabilito “un processo per applicare tariffe al contenuto non-Usa”. Alcuni funzionari governativi hanno spiegato che l’eccezione dovrebbe riguardare componenti e materiali con origine Usa che vengono poi utilizzati per le vetture finite in Canada e Messico.

Ma quali potrebbero essere le ricadute per i consumatori americani?

Secondo le stime di Wedbush, i prezzi medi dei veicoli tra i cinquemila e i diecimila dollari e definito i dazi del 25% “un uragano” sul settore. Bernstein ha calcolato costi aggiuntivi per le case automobilistiche americane per 75 miliardi. Cox Automotive stima che un’auto prodotta negli Usa finirebbe per costare 3 mila dollari in più, mentre un’auto prodotta in Canada o in Messico fino a 6 mila dollari in più.

Numeri che non fanno deviare Trump dal suo percorso : per il tycoon, il 2 aprile è il ‘Liberation day’ perché saranno annunciate le tariffe reciproche ai “dirty 15” (“15 sporchi”) ovvero ai 15 Paesi che hanno il peggior squilibrio commerciale con gli Usa, tra cui Svizzera e Paesi dell’Ue.

Dal Canada al Giappone, l’ira internazionale

Le reazioni internazionali ai nuovi dazi auto annunciati da Trump sono univoche, seppure con toni diversi: dal “profondo rammarico” di von der Leyen si passa alle parole del premier canadese Mark Carney ha che ha definito quello di Trump un “attacco molto diretto”. “Difenderemo i nostri lavoratori, le nostre aziende e il nostro Paese. E lo difenderemo insieme”. Ottawa vuole allontanarsi dall’aggressività di Trump e prospetta una stretta cooperazione con Bruxelles. Nel Paese si parla addirittura di un (improbabile) ingresso nell’Unione.

Nel frattempo l’Ue prepara un pacchetto da 26 miliardi di euro e anche il Giappone studio “contromisure appropriate” in risposta ai dazi sulle auto, come dichiarato dal premier Shigeru Ishiba.

Ancora una volta, Trump reagisce aumentando la tensione commerciale: “Se l’Unione Europea collabora con il Canada per danneggiare economicamente gli Stati Uniti, verranno imposti dazi su larga scala, ben più elevati di quelli attualmente previsti, per proteggere il miglior amico che entrambi questi Paesi abbiano mai avuto!”, ha scritto il presidente americano su Truth.