Dazi, arriva l’attesa Dichiarazione congiunta Ue-Usa: ecco la nuova era del commercio transatlantico

Il documento fissa una tariffa del 15% per quasi tutte le esportazioni europee, compresi auto e medicinali. Niente esenzione per vino e alcolici. E l'Ue continua a cercare altri partner commerciali
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Elaborazione grafica di Trump e von der Leyen su accordo dazi
(Ipa/Fotogramma)

Doveva arrivare venti giorni fa, il primo agosto, e invece ha tenuto col fiato sospeso imprese, analisti e consumatori, ma alla fine l’attesa ‘Dichiarazione congiunta Ue-Usa sul commercio e gli investimenti transatlantici‘ è arrivata. Un documento necessario per dare un quadro al futuro delle relazioni commerciali tra i due Alleati e per dissipare le incertezze collegate all’accordo di Turnberry, quello sancito da una stretta di mano tra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente Usa Donald Trump sui campi da golf di proprietà del magnate lo scorso 27 luglio.

L’accordo quadro diffuso oggi conferma quanto annunciato in Scozia –un dazio generale al 15% su quasi tutte le merci europee esportate negli Usa e alcune esenzioni, a fronte dell’eliminazione delle tariffe e l’impegno ad acquistare armi, chip ed energia da parte dell’Ue – e punta ad avviare nuovi rapporti, dopo la spallata inflitta da Trump al commercio internazionale e la sua guerra dei dazi sferrata a quasi tutto il Mondo (per citare una tariffa che ha stupito: il 39% comminato alla Svizzera). E lo vuole fare nel senso di renderli “equi, equilibrati e reciprocamente vantaggiosi”, fa sapere in una nota la Commissione, che ha riconosciuto “le preoccupazioni” americane riguardo lo sbilanciamento della bilancia commerciale a sfavore, secondo Trump, degli Usa.

La Commissione: “Evitata un’escalation dannosa”

“L’Unione europea resta convinta che le tariffe elevate siano dannose per l’economia globale”, spiega l’organo esecutivo dell’Ue, sottolineando comunque che l’accordo raggiunto “evita un’escalation dannosa e crea una base per un dialogo continuo e per lo sviluppo delle relazioni transatlantiche, anche in settori di interesse strategico comune”.

Queste relazioni sono a livello economico “le più preziose al mondo”, ha commentato von der Leyen snocciolando alcuni dati: il valore del commercio di beni e servizi tra Ue e Usa “è raddoppiato nell’ultimo decennio, superando 1.600 miliardi di euro nel 2024, con 867 miliardi di euro di scambi di beni e 817 miliardi di euro di scambi di servizi”. Non solo, ma nel 2022, le imprese dei due blocchi hanno investito “5.300 miliardi di euro nei rispettivi mercati”.

Ripristinare “stabilità e prevedibilità”

Ecco perché è della massima importanza ripristinare “stabilità e prevedibilità” per cittadini e imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico, in modo da aumentare gli scambi tra i due blocchi e migliorare l’accesso al mercato in ulteriori settori. “Insieme siamo un mercato di 800 milioni di persone. E rappresentiamo quasi il 44% del Pil globale”, ha sottolineato ancora von der Leyen.

Sulla stessa linea il commissario al Commercio, Maroš Šefčovič, che in conferenza stampa ha posto l’accento su due elementi: il primo è che “l’Unione europea avrà tariffe significativamente meno alte di altri Paesi”; il secondo che “l’alternativa sarebbe stata una guerra commerciale con tariffe stellari. Cinque milioni di lavori in Ue sarebbero stati a rischio”.

Ma cosa dice dunque la Dichiarazione congiunta che tutti aspettavano, soprattutto per paura che Trump cambiasse idea e ci fossero sorprese? Un timore non infondato, visto che i comunicati diffusi da Ue e Usa dopo l’accordo di Turnberry contenevano delle differenze rilevanti che hanno contribuito ad alimentare le preoccupazioni delle ultime tre settimane.

Cosa prevede l’accordo quadro

Nel dettaglio, i nuovi rapporti commerciali tra le due sponde dell’Atlantico prevedono un dazio generale omnicomprensivo al 15% su quasi tutte le merci europee esportate negli Usa, compresi i semiconduttori, il legname, le auto – che attualmente sono al 27,5% e attorno a cui c’era molta ansia -, e i prodotti farmaceutici – minacciati di tariffe fino al 200% pochi giorni dopo la stretta di mano in Scozia. I settori già soggetti a dazi tariffari della clausola della nazione più favorita (Mfn, Npf) pari o superiori al 15% non saranno soggetti a dazi aggiuntivi.

Per quanto riguarda le automobili e i relativi componenti, il tetto tariffario statunitense del 15% verrà applicato contestualmente all’avvio da parte dell’Unione delle procedure legislative per ridurre le aliquote sui prodotti statunitensi, attualmente al 10%. Šefčovič ha assicurato che l’iter partirà questo mese e che dunque i dazi sulle auto europee saranno ridotti a partire dal 1° agosto, dunque retroattivamente.

Sono poi previste delle esenzioni dal tetto del 15%: dal 1° settembre gli Stati Uniti applicheranno solo i dazi Npf (attualmente pari a zero o molto vicini a zero) su alcuni prodotti dell’Unione: risorse naturali non disponibili (incluso il sughero), tutti gli aeromobili e le loro parti, prodotti farmaceutici generici e i loro ingredienti e precursori chimici. Un elenco che Ue e Usa intendono ampliare ulteriormente in futuro, “un obiettivo fondamentale per l’Ue”. Si tratta sostanzialmente di “dazi zero-per-zero su una serie di prodotti strategici”, ha sottolineato von der Leyen.

Nell’accordo non si citano vino e alcolici, che dunque rimangono esclusi dalle esenzioni a cui invece l’Unione puntava. Ma la speranza è l’ultima a morire: “Non siamo riusciti a includere vino, liquori e birra tra i settori coperti da soli dazi Mfn. Ma la porta non è chiusa: entrambe le parti hanno concordato di valutare altri settori in futuro, e quello delle bevande resta una priorità offensiva per l’Ue“, ha dichiarato Šefčovič.

Per quanto riguarda acciaio, alluminio e loro derivati, l’Unione Europea e gli Stati Uniti intendono lavorare sia su soluzioni comuni per proteggere i rispettivi mercati nazionali dalla sovraccapacità sia su catene di approvvigionamento sicure, anche attraverso soluzioni di quote tariffarie. Le parti inoltre collaboreranno contro Paesi, come la Cina, che impongono restrizioni all’esportazione di minerali essenziali.

Gli impegni dell’Unione europea

Ma se questi sono i dazi dal lato americano, quali sono gli impegni dell’Unione Europea? Il blocco eliminerà i dazi su tutti i prodotti industriali statunitensi e garantirà “un accesso preferenziale al mercato per un’ampia gamma di prodotti ittici e agricoli Usa, tra cui frutta a guscio, latticini, frutta e verdura fresca e trasformata, alimenti trasformati, semi per piante, olio di soia e carne di maiale e bisonte”, spiega la nota della Commissione.

E poi, stavolta nero su bianco, ci sono gli impegni già vagheggiati dopo la stretta di mano a Turnberry e sulla cui fattibilità si è molto discusso nei giorni seguenti. Impegni in campi chiave come l’energia, gli investimenti, le armi.

Acquisti di energia Usa per 750 miliardi

Sull’energia, l’accordo quadro conferma quanto annunciato il 27 luglio: l’Unione intende acquistare gas naturale liquefatto, petrolio e prodotti energetici nucleari dagli Stati Uniti, con un volume di acquisti previsto di 750 miliardi di dollari entro il 2028.

Investimenti europei per 600 miliardi di dollari

Per quanto riguarda gli investimenti, si prevede che le aziende europee investano ulteriori 600 miliardi di dollari in settori strategici negli Stati Uniti entro il 2028.

Chip di intelligenza artificiale Usa per le gigafactory europee

Inoltre, l’Ue intende acquistare chip di intelligenza artificiale statunitensi per un valore di almeno 40 miliardi di dollari per i suoi centri di calcolo.

Acquisti di armi Usa

Infine, il blocco prevede anche di “aumentare significativamente” l’acquisto di armi dagli Usa, dando corpo, sottolinea la nota della Commissione, a una “priorità strategica condivisa: approfondire la cooperazione industriale transatlantica in materia di difesa, rafforzare l’interoperabilità della Nato e garantire che gli alleati europei siano dotati delle tecnologie di difesa più avanzate e affidabili disponibili”. Da notare che non vengono specificate cifre.

Le barriere non tariffarie

L’accordo quadro tratta anche le barriere non tariffarie, spesso tirate in ballo da Trump come segno di scorrettezza o direttamente di furto da parte europea. Va detto subito che la Dichiarazione congiunta non prevede alcun impegno in materia di regolamentazione digitale dell’Ue: una vera ‘linea rossa’ per la Commissione, che ha più volte ribadito di aver “chiarito agli Stati Uniti che non erano in discussione modifiche alla nostra regolamentazione digitale, ovvero alla legge sui mercati digitali e alla legge sui servizi digitali”.

Per il resto, Stati Uniti e Unione Europea si impegnano a collaborare per ridurre o eliminare le barriere non tariffarie in vari ambiti, a partire da quelli energetico e automobilistico. In particolare, in quest’ultimo settore le parti “intendono accettare e riconoscere reciprocamente i rispettivi standard”. Per il commercio di prodotti alimentari e agricoli è prevista “la semplificazione dei requisiti per i certificati sanitari per la carne di maiale e i prodotti lattiero-caseari”.

Menzionato anche il regolamento Ue sulla deforestazione, per il quale si prevede un impegno da parte europea di lavorare per “evitare un impatto eccessivo sul commercio” tra le due parti.

Allo stesso modo, l’Unione introdurrà per piccole e medie imprese statunitensi “ulteriore flessibilità nell’attuazione del Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism, che fissa una tassa su merci e prodotti provenienti da Paesi con una legislazione meno stringente sulle emissioni di CO2, dunque con costi minori, ndr)”. Ulteriore perché recentemente era già stato concordato un ampliamento dell’eccezione de minimis.

Flessibilità anche per la Direttiva sulla Due Diligence in materia di Sostenibilità Aziendale (Csddd) e la Direttiva sulla Rendicontazione in materia di Sostenibilità Aziendale (Csrd), per le quali l’Ue si è impegnata “a garantire che non pongano indebite restrizioni al commercio transatlantico”.

Cosa succede ora

La Dichiarazione congiunta è un accordo politico, dunque deve essere tradotta a livello di legislazione. L’iter sarà portato avanti “in conformità delle procedure applicabili e in consultazione con gli Stati membri e il Parlamento europeo”, chiarisce la Commissione.

L’Ue continuerà a diversificare

L’accordo di Turnberry è stato ampiamente criticato da politici e analisti come una resa agli Stati Uniti, anche se non è mancato chi lo ha difeso partendo dal presupposto che non si cercava un ‘buon accordo’ ma di limitare i danni dovuti alle politiche commerciali e internazionali di Trump. Šefčovič oggi ha ribadito: “La Dichiarazione congiunta ha un peso concreto in un momento in cui il panorama commerciale globale sta attraversando profondi cambiamenti. Si tratta di un accordo serio e strategico L’alternativa – una guerra commerciale con dazi alle stelle e un’escalation politica – danneggerebbe l’occupazione, la crescita e le imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico”.

Anche von der Leyen ha sostenuto di aver “portato risultati positivi per i nostri Stati membri e per l’industria, ripristinando chiarezza e coerenza nel commercio transatlantico, di fronte a una situazione difficile”. La tedesca ha anche sottolineato che “questo non è il termine del processo: continuiamo a collaborare con gli Stati Uniti per concordare ulteriori riduzioni tariffarie, individuare ulteriori ambiti di cooperazione e creare un maggiore potenziale di crescita economica”.

Ma ha anche aggiunto che l’Ue continuerà a diversificare e a cercare “nuove partnership commerciali in tutto il mondo, ampliando le 76 che già abbiamo”. Negli ultimi mesi, ha ricordato, “abbiamo concluso negoziati con Mercosur, Messico e Indonesia. In un mondo instabile, l’Europa è un partner affidabile”. Insomma, nonostante le parole e nonostante gli Usa rimangano ancora imprescindibili per l’Unione, qualcosa nel rapporto fra le due sponde dell’Atlantico sta cambiando profondamente.