Qatargate 2.0? Lobbisti di Huawei fermati per corruzione al Parlamento europeo

Avrebbero corrotto una quindicina di attuali ed ex parlamentari europei per favorire il colosso cinese
3 ore fa
2 minuti di lettura
Parlamento europeo
Sede Parlamento europeo a Strasburgo

L’ombra di un nuovo Qatargate si affaccia sul Parlamento europeo. All’alba di oggi, gli agenti della polizia giudiziaria belga hanno effettuato un’operazione coordinata in diverse località del Belgio, perquisendo abitazioni e uffici a Bruxelles, in Vallonia e nelle Fiandre. Nel mirino degli investigatori, diversi lobbisti legati al colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei, accusati di aver corrotto una quindicina di attuali ed ex parlamentari europei.

Lo scandalo e la guerra commerciale

I reati ipotizzati dall’indagine “Generazione”, condotta sotto la direzione del giudice istruttore e della procura federale belga, sono corruzione, falsificazione e uso di documenti falsi, riciclaggio di denaro e associazione a delinquere. Secondo gli inquirenti, il sistema avrebbe avuto l’obiettivo di favorire gli interessi commerciali dell’azienda in Europa, contrastando gli sforzi di Washington per marginalizzare Huawei nel mercato europeo. Lo scandalo arriva nel mezzo della guerra commerciale tra Usa, Ue e Cina, all’indomani dell’entrata in vigore dei dazi imposti da Trump e della risposta di Bruxelles.

La figura chiave è un italo-belga

Secondo quanto riportato dai quotidiani belgi Le Soir e Knack e dalla piattaforma di giornalismo investigativo ‘Follow The Money’, il principale obiettivo dell’operazione sarebbe l’italo-belga Valerio Ottati, 41 anni, direttore degli affari pubblici dell’ufficio Huawei presso l’Unione Europea dal 2019.
Il profilo di Ottati appare particolarmente interessante: originario di Woluwe-Saint-Pierre, vanta un passato decennale come assistente parlamentare di due ex eurodeputati italiani, uno appartenente al Partito Popolare Europeo (centrodestra) e l’altro al gruppo S&D (socialdemocratico). “Non era affatto un tecnico. È stato assunto per le sue conoscenze“, ha dichiarato a Follow The Money una fonte che ha richiesto l’anonimato aggiungendo che Ottati “Organizzava molti incontri con i parlamentari europei e poteva invitare le persone agli eventi”.

Regali e biglietti per partite di calcio al posto delle valigie di contanti

A differenza del Qatargate, dove le tangenti erano costituite principalmente da valigie piene di contanti, in questo caso la presunta corruzione avrebbe assunto forme meno evidenti ma altrettanto efficaci. Secondo quanto emerge dalle indagini, il sistema avrebbe previsto la distribuzione di doni di valore (tra cui smartphone Huawei), biglietti per partite di calcio – Huawei dispone di una tribuna privata al Lotto Park, stadio dell’Rsc Anderlecht – o trasferimenti di alcune migliaia di euro.
Un dettaglio non trascurabile dato che il codice di condotta dei deputati al Parlamento europeo impone che qualsiasi regalo ricevuto da terzi di valore superiore a 150 euro debba essere dichiarato e inserito pubblicamente nel registro dei regali. Secondo Le Soir, gli inquirenti ritengono che gli “inviti agli eventi” fossero solo la parte legale e visibile di un sistema più ampio di operazioni di pubbliche relazioni orchestrate da Ottati e dai suoi presunti complici.

Un nuovo Qatargate?

L’inchiesta riporta inevitabilmente alla memoria lo scandalo Qatargate, che ha scosso il Parlamento europeo a partire dal dicembre 2022. In quel caso, l’inchiesta portò all’arresto dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili e di altri esponenti politici e lobbisti, accusati di aver ricevuto tangenti dal Qatar per influenzare le decisioni politiche dell’Ue. tra le altre, il Qatargate, che ha visto la sua fase processuale iniziare nel settembre 2023, ha portato alle condanne per l’eurodeputato Antonio Panzeri, che ha patteggiato una pena di quattro anni (di cui tre con la condizionale), e dell’ex assistente parlamentare Francesco Giorgi, condannato a tre anni con la condizionale.

La reazione del Parlamento europeo

In una dichiarazione laconica, il servizio stampa del Parlamento europeo ha fatto sapere che l’istituzione “prende atto delle informazioni” e che “quando richiesto, collabora sempre pienamente con le autorità giudiziarie”. L’operazione “Generazione” potrebbe portare a nuove riflessioni sulle regole di ingaggio con i lobbisti e sul sistema di controllo interno.

Sarà cruciale capire nelle prossime ore l’identità dei parlamentari coinvolti e l’estensione effettiva del presunto sistema di corruzione. Huawei, da parte sua, non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’inchiesta.