Confini aperti ai russi, il Ppe contro l’Ungheria: “Aumenterà spionaggio”

Cresce la querelle Ungheria-Ue e Orbàn non è disposto a indietreggiare: dopo la “guerra” del petrolio con l’Ucraina arriva anche la lettera di Manfred Weber (Ppe) al Consiglio europeo
2 mesi fa
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Weber Manfred Orban Fg Ipa

Continua la querelle tra Ungheria e l’Unione europea, con una Budapest sempre più isolata. Questa volta a salire sul ring contro il presidente Viktor Orbán è il capo del centro-destra del Partito Popolare Europeo (Ppe) Manfred Weber.

Weber, a quanto apprende il Financial Times, avrebbe inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo Charles Michel per lamentare la scelta ungherese sull’apertura dei visti ai cittadini russi e bielorussi.

Coloro che non sono sottoposti a controlli specifico potranno viaggiare, in questo modo, nell’Unione europea, senza ostacoli e ciò “solleverebbe serie preoccupazioni per la sicurezza nazionale”.

La lettera di Weber (Ppe) a Charles Michel

L’Ungheria ha recentemente pubblicato i dettagli di un nuovo sistema di visti “accelerati” per i cittadini di otto paesi, tra cui Russia e Bielorussia: Budapest ha affermato che molti di questi avrebbero costruito una centrale nucleare con tecnologia russa.

Ciò ha creato non pochi problemi in Ue, con Weber che ha avvertito che, questo tipo di sistema potrebbe aumentare le “attività di spionaggio e potenzialmente consentire a un gran numero di russi di entrare in Ungheria con una supervisione minima, ponendo un serio rischio per la sicurezza. Questa politica potrebbe anche rendere più facile per i russi muoversi nell’area Schengen, aggirando le restrizioni richieste dalla legislazione dell’Ue”, ha aggiunto Weber.

La lettera chiede ai leader dell’Unione “di adottare le misure più severe per proteggere immediatamente l’integrità dell’area Schengen, limitare il rischio per la sicurezza che si è già manifestato e impedire agli Stati membri di adottare iniziative simili in futuro”.

L’area Schengen

Le norme europee in materia di spostamenti e viaggi consentono ai governi nazionali di autoregolarsi e quindi, di avere il necessario potere per decidere liberamente anche in materia di migrazione legale e permessi di lavoro. I cittadini extra-Ue, con un visto europeo possono muoversi liberamente nell’area Schengen che comprende, oltre i Paesi membri, anche Norvegia e Svizzera.

Non a tutti però è consentito transitare con tale semplicità. Infatti, seppur ai cittadini russi non sia vietato viaggiare nell’Unione europea, alle compagnie aeree con sede in Russia non è consentito volare nei confini Ue e, coloro che sono legati al Cremlino hanno divieti di viaggio individuali e congelamento dei beni posseduti in Europa. Queste sono solo alcune delle sanzioni derivate dalla guerra di aggressione all’Ucraina.

La Commissione europea ha dichiarato che contatterà Budapest “per chiarire la portata di questo schema e se rientri o meno nell’ambito delle norme Ue“. Così come un portavoce della commissione ha aggiunto che la Russia è una “minaccia alla sicurezza per l’Ue” e che tutti gli strumenti adottati a livello nazionale devono “garantire la sicurezza dell’Unione e anche tenere conto della sicurezza dell’area Schengen”.

La risposta ungherese

“Il regime di immigrazione ungherese è il più severo dell’Ue – ha scritto su X Zoltán Kovács, portavoce del primo ministro ungherese -. Ai lavoratori ospiti è consentito l’ingresso solo in base a un quadro regolamentato, che include un controllo di sicurezza nazionale, e possono rimanere per un periodo limitato esclusivamente per motivi di lavoro”.

A questo chiarimento si è aggiunto quello del ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto che su Facebook ha dichiarato che “i cittadini russi e bielorussi hanno ancora bisogno di un visto per entrare in Ungheria, e che dovranno essere autorizzati dalle autorità competenti”.

 

Újraindult a balti propaganda-hadjárat hazánk ellen, ezúttal amiatt, hogy több más ország állampolgárai mellett az orosz…

Pubblicato da Szijjártó Péter su Martedì 30 luglio 2024

Budapest sempre più isolata

Viktor Orbán, fino al 2021, era a pieno titolo tra i membri del gruppo del Ppe, fino a quando le sue posizioni filorusse non hanno costretto la cacciata del suo partito Fidesz tra le fila di Bruxelles al fianco del Ppe e conseguente nascita dei Patrioti d’Europa.

Inoltre, lo scorso fine settimana, il presidente ungherese ha attaccato alcuni Paesi Ue di essere troppo occidentali. “L’Europa ha rinunciato a difendere i propri interessi – ha detto in un discorso pubblico tenutosi il 27 luglio alla Tuscanos Summer University -. Tutto ciò che l’Europa sta facendo oggi è seguire incondizionatamente la politica estera pro-democratica degli Stati Uniti… anche a costo dell’autodistruzione”. “Mescolarecittadini europei con quelli che non lo sono, questo è il problema del presidente: “L’Occidente è diviso in due”.

Orbán ha anche accusato la Polonia, governata dal premier Donald Tusk, di voler alterare gli equilibri di potere in Europa, indebolendo l’asse Berlino-Parigi a favore di una nuova configurazione formata da Londra, Varsavia, Kyiv, gli Stati baltici e la Scandinavia.

Affermazioni che hanno ricevuto immediata risposta: “Non capisco perché l’Ungheria voglia rimanere membro di organizzazioni che detesta così tanto e che presumibilmente la maltrattano. Perché lui (Orbán, ndr) non forma un’unione con Putin e con alcuni Stati autoritari di questo tipo?” ha detto il viceministro polacco Wladyslaw Teofil Bartoszewski che ha poi denunciato il blocco dell’Ungheria dei rimborsi per le armi e munizioni inviate in Ucraina.