Concessioni balneari fino al 2027, Ue: “Decisione importante, ma va concretizzata”

Bruxelles accoglie il decreto legge ma non chiude la procedura di infrazione. Protestano i sindacati
2 settimane fa
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Concessioni Balneari
Lido privato

L’Ue ha accolto con moderata soddisfazione il decreto legge approvato dal governo italiano sulle concessioni balneari. La proroga delle concessioni, d’altronde, era nell’aria ma l’appuntamento definitivo tra Roma e Bruxelles è rimandato al 2027, quando scadranno le concessioni. Intanto, l’Ue definisce il decreto legge frutto di una “intesa comune” nonché “un passo importante nella giusta direzione”.

I tempi per chiudere la procedura di infrazione, però, non sono ancora maturi.

Ue sulla procedura di infrazione balneari

Il fascicolo sull’Italia resta aperto perché, come spiegato dal portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, “È stata presa una decisione importante da parte del governo italiano, ma ora questa deve essere concretizzata nei fatti”. Il governo italiano, dal canto suo, ha cercato di dipingere il decreto come un compromesso equilibrato. Il provvedimento estende la validità delle attuali concessioni fino al 30 settembre 2027, con l’obbligo di avviare le gare entro giugno dello stesso anno. In casi eccezionali, come contenziosi pendenti o “difficoltà oggettive”, è prevista una deroga fino al 31 marzo 2028.

Solo a giugno 2027, come vedremo più avanti, si potrà capire se l’Italia aprirà effettivamente una procedura concorsuale o meno. Lo stesso Mamer fa sapere che: “la Commissione non vede l’ora di poter considerare questo problema come definitivamente risolto”, spiegando che la mancata archiviazione della procedura di infrazione non riflette dei “dubbi riguardo all’intenzione” del governo italiano, bensì una mossa necessaria aspettando “la corretta attuazione di ciò che è stato annunciato”.

La direttiva Bolkestein

Per ogni infrazione c’è (almeno) una normativa Ue violata. In questo caso si tratta della famigerata direttiva Bolkestein, varata dall’Unione Europea nel 2006, per promuovere la liberalizzazione dei servizi nel mercato unico, imponendo che le concessioni su beni del demanio pubblico, come le spiagge, siano assegnate tramite gare pubbliche. L’intento è quello di assicurare trasparenza, concorrenza e pari opportunità, evitando il rinnovo automatico delle concessioni in essere, pratica considerata contraria alle regole del mercato unico europeo.

L’Italia, con le 26.313 concessioni di cui 15.414 delle quali ad uso turistico-ricreativo (fonte Nomisma), ha sempre rinviato l’applicazione della direttiva, permettendo ai concessionari esistenti di mantenere il controllo delle spiagge senza passare per una gara pubblica. Spesso i canoni sono irrisori al fronte dei guadagni e degli investimenti sulle strutture, alcuni addirittura poche centinaia di euro all’anno, per gestire tratti di costa. Questa situazione, un retaggio di leggi obsolete, ha creato un sistema che molti definiscono “feudale”.

L’apertura del mercato, attraverso bandi pubblici, promette di portare benefici significativi. Potrebbe attrarre nuovi investimenti, migliorare la qualità dei servizi e, non ultimo, aumentare le entrate per lo Stato. Tuttavia, gli attuali concessionari, molti dei quali gestiscono le spiagge da generazioni, vedono in questo cambiamento una minaccia ai propri interessi e ai propri investimenti.

Cosa prevede il decreto balneari

Il decreto sulle concessioni balneari cerca di bilanciare queste esigenze contrastanti. Prevede che le nuove concessioni durino da 5 a 20 anni, permettendo l’ammortamento degli investimenti. Introduce anche criteri di valutazione che favoriscono chi ha gestito una concessione nei cinque anni precedenti nel tentativo di placare le preoccupazioni degli operatori.

Il provvedimento varato dal governo prevede che le attuali concessioni balneari vengano prorogate fino al 30 settembre 2027, con l’obbligo di avviare le gare pubbliche entro giugno dello stesso anno. Secondo il testo, in presenza di “ragioni oggettive”, come contenziosi o difficoltà legate alle procedure, le autorità competenti potranno ulteriormente prorogare le concessioni, ma “non oltre il 31 marzo 2028”. Questo consente agli operatori di pianificare il futuro in maniera più serena, pur sapendo che la scadenza è ormai definita.

L’indennizzo a favore dei gestori

A protezione degli attuali gestori, il provvedimento prevede che, in caso di subentro di nuovi concessionari, sia riconosciuto un indennizzo pari al valore dei beni ammortizzabili e agli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni. Infatti, sarà data priorità ai concessionari che negli ultimi cinque anni abbiano gestito lo stabilimento balneare come fonte principale di reddito per sé e per la propria famiglia.

Critiche dei sindacati

Nonostante la proroga, i sindacati di categoria si sono mostrati critici nei confronti del decreto. Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari (SIB), e Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba/Confesercenti, sono insoddisfatti: “Il provvedimento legislativo adottato dal Consiglio dei ministri sulle concessioni demaniali marittime vigenti non ci soddisfa perché prevede la messa a gara delle aziende”.

Non bastano dunque i meccanismi di garanzia previsti dal decreto balneari per gli attuali gestori. Secondo i sindacati, la gara pubblica rappresenta un pericolo per le piccole imprese a conduzione familiare, che potrebbero non essere in grado di competere con grandi operatori internazionali:

“Riuniremo gli organismi dirigenti delle nostre organizzazioni per una valutazione del provvedimento legislativo e per decidere le conseguenti iniziative sindacali”, scrivono Capacchione e Rustignoli in una nota congiunta dove aggiungono: “Registriamo, con profondo rammarico, che il provvedimento non ha visto il coinvolgimento, non solo della categoria, ma, anche e principalmente degli Enti concedenti, (Regioni e Comuni), che esercitano, da decenni, le funzioni amministrative in materia. Riteniamo che sia interesse di tutti, non solo degli imprenditori balneari, una riforma organica della materia che salvaguardi le aziende turistiche attualmente operanti, frutto dell’attività e dei sacrifici di migliaia di famiglie di ‘onesti lavoratori’ che hanno costruito un modello di balneazione attrezzata efficiente, di qualità e di successo che il mondo ci invidia”.

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