Competitività Ue a rischio: attuato solo l’11,2% delle raccomandazioni di Draghi

La conclusione di Epic è netta: "Bruxelles è impegnata a elaborare piani ma non a realizzarli"
3 ore fa
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Mario Draghi, un anno dopo il suo rapporto all'Ue
Mario Draghi, un anno dopo il suo rapporto all'Ue (Afp)

A un anno dalla pubblicazione del suo Rapporto sulla competitività europea, l’ex presidente della Banca centrale europea e del Consiglio italiano, Mario Draghi, ha rilanciato con forza il suo appello all’Unione, affiancato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Il rapporto, concepito come una tabella di marcia per l’azione mirava a non essere un semplice “articolo accademico”, ma a “fare davvero la differenza”. Un recente audit condotto dall’European Policy Innovation Council (Epic) ha rivelato una realtà preoccupante: su 383 raccomandazioni totali, solo l’11,2% è stato pienamente attuato.

I rischi di un’Europa troppo lenta

Mario Draghi stesso, ieri ospite a Bruxelles, ha delineato un quadro allarmante, affermando che “a un anno di distanza, l’Europa si trova quindi in una situazione più difficile”. L’ex presidente italiano ha avvertito che “il nostro modello di crescita sta svanendo”, le vulnerabilità stanno aumentando e non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti necessari. Il suo monito è stato perentorio: “ci è stato ricordato, dolorosamente, che l’inazione minaccia non solo la nostra competitività ma la nostra stessa sovranità”.

Questa lentezza, aspramente criticata da Draghi come “compiacimento”, è percepita come una grave lacuna nell’azione europea e ha rifiutato le scuse legate alla struttura dell’Ue o al rispetto dello stato di diritto, sottolineando come i concorrenti – Stati Uniti e in Cina – siano “molto meno vincolati”. La “crescente frustrazione” tra cittadini e aziende europee è palpabile: pur apprezzando le diagnosi e i piani della Commissione, sono “delusi dalla lentezza con cui si muove l’Ue” e temono che “i governi non abbiano compreso la gravità del momento”.

E i dati rilevati dal think tank Epic ne sono la prova.

I dati di Epic

L’audit di Epic, il primo nel suo genere, ha fornito numeri concreti che evidenziano la stagnazione su quelle raccomandazioni che Mario Draghi aveva proposto nel suo Rapporto sulla competitività. Oltre all’11,2% di misure pienamente implementate (pari a 43 raccomandazioni sulle oltre 300), la situazione generale non migliora di molto neanche considerando i progressi parziali:

  • Pienamente implementato: 11,2%, 43 misure;
  • Parzialmente implementato: 20,1%, 77 misure;
  • In corso: 46%, 176 misure;
  • Non implementato: 22,7%, 87 misure.
Report Epic
European Policy Innovation Council (Epic)

Questo significa che, anche sommando le misure pienamente e parzialmente attuate, l‘Ue ha raggiunto solo il 31,4% dell’agenda di Draghi, lasciando il resto “in corso” o “invariato”. La conclusione di Epic è netta: “Bruxelles è impegnata a elaborare piani ma non a realizzarli”.

Report Epic 1
European Policy Innovation Council (Epic)

Disparità settoriali e l’urgenza di agire

L’analisi settoriale dell’audit ha evidenziato inoltre ampie differenze. I settori dei trasporti e delle materie prime essenziali mostrano un leggero vantaggio, spinti dalla sicurezza della catena di approvvigionamento e dalla transizione ai veicoli elettrici. Al contrario, l’energia e la digitalizzazione sono in ritardo, frenate da sensibilità politiche, normative complesse e proprietà frammentata. È significativo notare come “nessun settore abbia superato l’attuazione maggioritaria”.

Di fronte a queste sfide, Draghi ha delineato un percorso che richiede “nuova velocità e intensità”. L’ex premier ha esortato l’Europa ad “agire insieme”, a “concentrare le risorse dove l’impatto è maggiore” e, soprattutto, a “ottenere risultati in mesi, non anni”.

L’Osservatorio Draghi di Epic e l’Indice di implementazione, creati per monitorare sistematicamente l’avanzamento delle riforme, si pongono come uno strumento cruciale per la responsabilità e l’apprendimento politico. Presentato ieri a Bruxelles, l’Osservatorio pubblicherà nei prossimi mesi un rapporto completo e settoriale, “che offrirà approfondimenti sui risultati. Il mese prossimo verrà anche lanciato un sistema di monitoraggio online che fornirà a politici, esperti e pubblico una panoramica in tempo reale dei risultati delle aspettative in Europa”.

Con due terzi dell’agenda di Draghi sulla competitività ancora incompiuti, il messaggio è chiaro: l’Europa non può permettersi di “continuare come al solito”, pena il rischio di “rassegnarsi a restare indietro”.