Com’è andato l’incontro (ad alto rischio) tra Friedrich Merz e Donald Trump

La Casa Bianca non si trasforma in trappola. Ma su Ucraina e Mosca il presidente Usa non cambia linea
7 ore fa
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Friedrich Merz e Donald Trump
Friedrich Merz e Donald Trump (Ipa/Fotogramma)

Si era preparato a ogni evenienza il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ieri ha incontrato ufficialmente Donald Trump nello Studio Ovale, consapevole dei precedenti incontri (o imboscate) tese a ospiti quali il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy e a quello sudafricano Cyril Ramaphosa. Una visita agevolata da una serie di precedenti telefonate, dalla comune passione per il golf e la finanza e dalle politiche del tedesco orientate ad aumentare le spese militari e stringere sull’immigrazione. Ma anche resa delicata dal sostegno americano all’estrema destra teutonica. E poi il campo di gioco non era neutro: lo Studio Ovale è ormai diventato un luogo dove tutto può succedere, dalla cordialità esibita con la premier Giorgia Meloni o il primo ministro Uk Keir Starmer al video fasullo sul ‘genocidio bianco’ in Sudafrica.

Come è andata dunque? Intanto va detto che il barometro del presidente Usa ieri segnava ‘bel tempo’, tanto da definire l’ospite “una persona con cui si negozia bene” – per rimanere nel solco transazionale che è la cifra stilistica della sua presidenza – e “un grandissimo rappresentante della Germania“. “Ha avuto delle grandi elezioni, è molto rispettato”, ha detto Trump sottolineando “la grande relazione con il vostro Paese”.

Dal punto di vista dell’immagine, insomma, è andata bene: Merz non è stato insultato né sottoposto a provocazioni scomode. Il cancelliere ha adottato la tattica di lasciar parlare il suo interlocutore e la cosa ha funzionato, anche perché Trump si è molto dilungato su uno dei suoi bersagli preferiti, l’ex presidente Joe Biden, e sulla rottura dei rapporti con il suo super consigliere Elon Musk, che è arrivato a chiedere l’impeachment per il tycoon.

Ma che obiettivi aveva Merz, oltre evitare imbarazzi personali, e di conseguenza politici? Il cancelliere voleva fare pressioni su questioni chiave come i dazi, la sicurezza europea e l’Ucraina, ponendosi come rappresentante della Germania ma anche delle posizioni europee.

Nodo dazi, Trump favorevole a un accordo

Quanto alla prima questione, Trump era nel mood positivo e ha rassicurato: “Penso che tutto ciò che vogliamo sia avere un buon rapporto. Il resto seguirà molto facilmente. Avremo un buon accordo commerciale“.

Intanto però il 4 giugno ha raddoppiato i dazi in vigore su acciaio e alluminio, passati dal 25% al 50%, una mossa che non giova alla difficile trattativa che Stati Uniti e Unione Europea stanno portando avanti tra alterne vicende per raggiungere un accordo commerciale prima che il 9 luglio entrino in vigore le tariffe trumpiane urbi et orbi.

La Germania, che nonostante i due anni di recessione e la crisi che sta attraversando rimane l’economia più potente dell’Ue, sarebbe molto danneggiata dalla guerra commerciale, per via della sua vocazione alle esportazioni soprattutto per quanto riguarda automobili e prodotti siderurgici.

“Sono d’accordo con i dazi o con un accordo commerciale”, ha detto Trump precisando che l’intesa “sarà prevalentemente determinata dall’Unione Europea”, di cui la Germania rappresenta “una parte molto importante”. Merz a sua volta ha dichiarato che il suo Paese è pronto ad assumere un ruolo di maggiore leadership nei futuri accordi commerciali.

“Invieremo funzionari per approfondire ulteriormente questi argomenti. Vogliamo raggiungere una soluzione reciproca”, ha dichiarato ai giornalisti dopo l’incontro, sottolineando che affronterà la questione anche con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. È l’Unione infatti a essere responsabile della definizione della politica commerciale.

Difesa, Trump chiede aumento della spesa europea

Quanto al tema sicurezza europea, Trump ha apprezzato l’apertura tedesca a una maggiore spesa per la difesa, ma scherzando sul fatto che gli Usa terranno d’occhio per la Germania perché non si fidano, e ha suggerito che le forze statunitensi rimarranno nel Paese. Le intenzioni del cancelliere d’altronde sono chiare: “Vogliamo avere l’esercito convenzionale più forte d’Europa“, ha dichiarato nel suo primo discorso al Bundestag.

Il presidente Usa ha anche esortato (di nuovo) i Paesi della Nato ad aumentare la spesa per la difesa.

Ucraina e Russia “bambini che litigano”

Quanto all’Ucraina, di positivo c’è che Trump ha riconosciuto che anche l’Ue, e non solo gli Usa, ha foraggiato l’Ucraina. Un piccolo passo avanti rispetto alla narrazione dell’Europa scroccona che lui e la sua amministrazione stanno portando avanti.

L’America è in posizione di mettere fine alla guerra in Ucraina, per fare più pressioni sulla Russia“, ha sostenuto Merz. Ma Trump non ha preso impegno su ulteriori sanzioni a Mosca anzi ha chiarito che lo farà quando capirà che non c’è davvero alcuna possibilità di risolvere il conflitto, lasciando intendere che le sanzioni potrebbero riguardare anche Kiev: “Quando vedrò il momento, saremo molto duri. E potrebbe essere una questione per entrambi i Paesi”. Non ha dato però scadenze.

Il presidente Usa ha anche fatto riferimento al clamoroso attacco coi droni centrato dall’Ucraina, che ha portato al danneggiamento di una quarantina di aerei russi nel territorio della Federazione: “Lui (Putin, ndr) non ne è contento. Io non ne sono contento”. I due leader, ha fatto sapere il tycoon, si sono anche sentiti per telefono: Trump ha chiesto di evitare ritorsioni ma il Putin ha detto che non può non rispondere all’attacco.

Insomma la situazione sembra in alto mare, e lo ha capito anche il presidente Usa, che ha paragonato i Russia e Ucraina a due bambini che litigano: a volte bisogna lasciarli litigare un altro po’, prima di separarli.

I momenti imbarazzanti

Clima cordiale dunque, ma gli imbarazzi non sono mancati. Ad esempio, quando Trump ha menzionato il D-Day (lo sbarco alleato in Normandia di cui ieri cadeva l’anniversario) e ha stuzzicato Merz: “Non è stata una grande giornata per voi”. Il cancelliere perplesso ha fatto notare che è stata anche per i tedeschi la svolta che ha poi portato alla liberazione dal nazismo: “Signor presidente, quello fu il giorno della liberazione del mio Paese dalla dittatura nazista”.

Imbarazzo, a parti invertite, anche quando Trump ha espresso il suo profondo dolore sui morti nella guerra in Ucraina. Merz ha colto l’occasione per sottolineare che è solo la Russia a uccidere civili e che dunque c’è differenza tra le due parti, differenza che giustifica il sostegno europeo e tedesco al Paese invaso. Il presidente Usa ha brevemente replicato che si riferiva ai militari e si è affrettato a chiedere una nuova domanda ai giornalisti presenti.

Il nonno di Trump era un immigrato

Nota di colore finale: Merz ha donato a Trump una copia incorniciata del certificato di nascita di suo nonno, Friedrich Trump, che nacque a Kallstadt in Germania nel 1869 ed emigrò a New York. Il pensiero si accompagnava a una mazza da golf con incise le bandiere della Germania e degli Stati Uniti.

Trump ha ricambiato con un giubbotto da aviatore e una copia del brevetto per la “Macchina Volante” dei fratelli Wilbur e Orville Wright del 1903. Merz stesso ha un brevetto da pilota.

Il bilancio dell’incontro

Ma dunque qual è il bilancio dell’incontro? Secondo gli osservatori, la buona riuscita della giornata si sarebbe misurata più dal tono che dai risultati. E da questo punto di vista per Merz è stato un successo. Di concreto però c’è stato poco. Agli occhi di Trump l’importanza dell’Europa, e quindi della Germania, è diminuita significativamente: per gli Stati Uniti la priorità è la Cina. Dunque per Merz, commentano gli analisti tedeschi, era importante che l’atmosfera alla Casa Bianca rimanesse amichevole, che si evitasse un conflitto a favore di telecamere, e che ci fosse modo di sostenere le posizioni della Germania e dell’Europa, almeno su questioni specifiche.

Lo stesso cancelliere aveva messo le mani avanti prima della visita dichiarando di non aspettarsi grandi progressi. Dopo il meeting, a cui è seguito un pranzo e un incontro coi i giornalisti, si è detto “estremamente soddisfatto” di come sono andate le cose, anche perché i due leader hanno concordato di rafforzare la cooperazione su questioni commerciali e altri temi.

Ho trovato nel presidente americano qualcuno con cui posso parlare molto bene a livello personale“, ha precisato Merz aggiungendo ai giornalisti che Trump ha accettato il suo invito a visitare la Germania.

I due leader ora si rivedranno anche a margine del vertice G7 in Canada a metà mese e al vertice della Nato dell’Aja in seguito.

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