Com’è andato il primo incontro tra Ursula von der Leyen e JD Vance

Washington e Bruxelles a confronto su dazi, innovazione e strategie economiche, ma le relazioni atlantiche sono tutte da costruire. In salita
1 settimana fa
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Incontro tra von Der Leyen e JD Vance
Ursula von der Leyen e JD Vance (Afp)

Finalmente i vertici Usa e Ue si sono incontrati. Ieri pomeriggio, al termine del Summit parigino sull’intelligenza artificiale, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il vicepresidente Usa James David Vance hanno avuto un primo colloquio. L’incontro non nasceva con la massima serenità e per molti è stato più uno scontro, nonostante i sorrisi e le affermazioni positive a favore di telecamera e social. Già il fatto che la nuova amministrazione Usa abbia atteso tre settimane per stabilire un contatto con le istituzioni europee, anche non rispondendo agli inviti, dà un’idea del fatto che le relazioni tra le due sponde atlantiche sono non solo tutte da costruire ma anche impervie.

E si è cominciato a farlo ieri a Parigi. Sullo sfondo dell’incontro-scontro, i temi caldi del momento: i dazi decisi dal presidente Usa Donald Trump su acciaio e alluminio, le sue recriminazioni sulla spesa per la difesa dei Paesi membri e sul deficit commerciale degli States rispetto all’Ue, e le sue mire sulla Groenlandia.

Sull’AI (e non solo) posizioni diverse

Prima del meeting tra i due, von der Leyen e Vance sono intervenuti sul palco del Summit, l’americano nel suo primo discorso pubblico all’estero come vicepresidente. Un discorso in cui le bordate e le minacce velate non sono mancate, così come la chiarezza sulla posizione degli Usa rispetto al tema dell’Intelligenza artificiale e per estensione rispetto alle relazioni e alle regole internazionali, che Trump e i suoi stanno riscrivendo con modi a dir poco dirompenti, decisi, e fuori dalle normative.

La visione di Vance sul tema, e dunque della nuova amministrazione Usa, si può riassumere così: meno regole e più potere alle Big Tech. L’obiettivo degli Stati Uniti, infatti, è che le più potenti tecnologie di quello che è un settore a dir poco chiave vengano realizzate da loro, con software e hardware americani, e di fronte a questo approccio l’Ue può solo scegliere se collaborare o scivolare nella trappola della regolamentazione.

Le posizioni sono molto diverse: se per gli Usa ogni regola è un freno all’innovazione, quindi puntano sulla deregolamentazione spinta e sul primato delle aziende private, l’Ue cerca una AI regolata e collaborativa, in cui non vengano meno i valori fondanti del blocco.

Prima dell’incontro, comunque, Vance aveva anche aperto una porticina all’Unione: “Ci importa molto dell’Europa, vediamo molte relazioni economiche sulle quali costruire. Ma vogliamo anche assicurarci che ci impegniamo in una partnership di sicurezza che sia positiva per l’Europa e per gli Usa“. Porticina sì, ma alle condizioni degli Usa.

I commenti ufficiali

Positivi i commenti da parte europea: “Benvenuto in Europa, vicepresidente JD Vance. Grazie per una proficua discussione sulle sfide comuni che affrontiamo come alleati. Dalla sicurezza e stabilità alle grandi opportunità offerte dalla tecnologia e alla sfida critica della sovracapacità non di mercato. Non vedo l’ora di continuare la cooperazione con il presidente degli Stati Uniti e con lei”.

Von der Leyen ha “riaffermato l’impegno dell’Ue a garantire una relazione commerciale equa, mentre entrambe le parti hanno espresso l’intenzione di dare priorità ad aree economiche di interesse reciproco, tra cui l’energia”, spiega un comunicato della Commissione che evidenzia le discussioni avvenute su come cooperare sulle sfide comuni.

Sia von der Leyen che Vance hanno “ribadito la solidità delle relazioni tra Ue e Stati Uniti e il loro ruolo fondamentale nell’attuale contesto geopolitico“, con la presidente della Commissione che ha evidenziato l’impegno dell’Ue per “una pace giusta e duratura in Ucraina, sottolineando la necessità di mantenere un’unità costante nel fornire un sostegno deciso all’Ucraina”. La tedesca ha anche sottolineato l’impegno dell’Ue a sviluppare un’AI “a beneficio di tutti, mantenendo al contempo un mercato aperto e competitivo“.

Al bilaterale era presente anche l’Alta rappresentante Ue per la Politica Estera Kaja Kallas, che su X ha parlato di un “buon incontro con il vicepresidente JD Vance. Insieme a Von der Leyen, abbiamo discusso del lavoro su questioni chiave: la guerra della Russia contro l’Ucraina, il rafforzamento della difesa europea e le azioni della Cina. Poiché i nostri avversari stanno coordinando le loro azioni, dobbiamo fare lo stesso”.

La realtà

Le divisioni riguardo l’AI sono simboliche di una più ampia differenza di vedute, e anche di obiettivi – come si dovrebbero conciliare l’America First e il Make America Great Again con il Make Europe Great Again? – tra i due blocchi.

Sul tavolo dell’incontro non a caso c’era il tema dazi, dopo che Trump ha deciso un aumento generalizzato delle tariffe doganali del 25% sull’import di alluminio e acciaio che scatterà il 12 marzo. Un provvedimento che cala quindi non solo sull’Europa, ma anche sull’Europa. E che il tycoon ha minacciato di allargare ad auto, prodotti farmaceutici e chip per computer.

Alla decisione di Trump von der Leyen aveva replicato, proprio durante il Summit e non tante ore prima di incontrare Vance: “L’Ue risponderà in maniera ferma e proporzionata”. D’altronde una situazione analoga si era vista durante il primo mandato Trump, quando il blocco europeo aveva fissato dei contro-dazi su bourbon, barche a motore e Harley-Davidson.

Il problema è che i precedenti quattro anni del tycoon alla Casa Bianca sembrano roba da mammolette, in confronto all’approccio aggressivo, deciso e senza né scrupoli che Trump sta tenendo almeno in questa prima fase.

E il colloquio di ieri non ha fatto fare grandi passi in avanti rispetto alla questione dazi, con l’aggravante che, mentre gli Usa si muovono in modo rapido, le posizioni dei Ventisette Paesi dell’Unione vanno armonizzate a livello comunitario. La cosa non è facile, e lo è ancora di meno se si calcola che la strategia di Trump sembra essere quella del ‘divide et impera’ che già gli antichi romani usavano con profitto. Ovvero, sfruttare le divisioni procedendo ad accordi bilaterali con i singoli Stati. In questo modo si indebolirebbe il blocco a tutto vantaggio del potere negoziale, già sproporzionato, degli Usa.

E’ un momento difficile, serve una risposta equilibrata“, ha spiegato Donald Tusk, primo ministro della Polonia, il Paese attualmente alla guida del semestre europeo. Tusk è a favore di un approccio negoziale con gli Usa, ma si discute di un altro approccio possibile, quello del muso duro: su questo verterà la video-call di oggi pomeriggio tra i ministri del commercio dei Ventisette.

Von der Leyen e Vance si incontreranno di nuovo questa settimana alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza che si apre venerdì.