La Seconda guerra mondiale vista dal mondo Maga: Hitler frainteso, Churchill criminale

Winston Churchill, simbolo della vittoria contro il nazismo e dell’alleanza tra Stati Uniti e Regno Unito, è finito nel mirino dell’universo Maga. Influencer, opinionisti e politici trumpiani lo dipingono come il vero responsabile della Seconda guerra mondiale. Riscrivendo le fondamenta dell'Occidente dal 1945 a oggi
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Per decenni è stato l’eroe del mondo libero, il simbolo della resistenza alla tirannide nazista, l’uomo che ha saputo tenere testa a Hitler e salvare l’Europa dal baratro. Ma oggi, nella galassia Maga e nella destra radicale americana, Winston Churchill sta vivendo una paradossale damnatio memoriae. Da statista glorificato è diventato, per molti, il “vero colpevole” della Seconda guerra mondiale.

Un ribaltamento narrativo che parte dai margini estremi del web – i forum cospirazionisti di 4chan, i sottogruppi Reddit, i podcast complottisti – ma che negli ultimi anni ha trovato una cassa di risonanza sempre più potente nei media della destra radicale americana. Il caso più eclatante è quello di Darryl Cooper, autore del podcast revisionista Martyr Made, ospite nel 2024 del Tucker Carlson Show. Carlson, ex volto di Fox News e ora emblema mediatico del movimento Maga, lo ha presentato come “il miglior e più onesto storico popolare oggi attivo negli Stati Uniti”. Martyr Made ha guadagnato 250.000 nuovi follower su X in pochi mesi.

Nel corso dell’intervista, Cooper ha dipinto Churchill come il vero “villain” della guerra, colpevole di averla voluta e scatenata, mentre Hitler – sostiene – si sarebbe limitato a conquistare la Polonia se non fosse stato provocato. I campi di sterminio? “Un incidente logistico” causato dalla difficoltà tedesca a gestire milioni di prigionieri. Carlson ha lasciato correre, non ha obiettato, anzi ha rilanciato: “Se Churchill è un eroe, come mai oggi a Londra le ragazzine chiedono l’elemosina per comprarsi la droga?”.

Queste teorie, già smentite da decenni di studi storici e identiche a quelle diffuse da Joseph Goebbels durante il conflitto, sono oggi parte integrante di un’offensiva ideologica più ampia. L’obiettivo: decostruire l’ordine morale nato dalla vittoria degli Alleati. Come nota Le Monde, si tratta di una vera “guerra alla mitologia fondatrice del dopoguerra” da parte della cosiddetta “destra barbara”, una nebulosa che mischia razzismo, pseudoscienza e culto della forza.

A incarnare questo nuovo paradigma sono figure come Andrew Tate, influencer suprematista e anti-woke, che in un podcast seguito da milioni di persone ha affermato: “La Seconda guerra mondiale ha definito cosa sia il bene e cosa il male, ma se fosse tutta una bugia? Se fosse servita solo a impedire ai bianchi di difendersi?”. Tucker Carlson e J.D. Vance, oggi vicepresidente, condividono questa visione: per loro Churchill rappresenta il conservatorismo bellico e interventista dei neocon di Bush, il vero nemico ideologico. Pat Buchanan, già nel 2008, sosteneva nel suo libro Churchill, Hitler and the Unnecessary War che l’intervento britannico fu un errore strategico.

In questo clima di riscrittura storica, Churchill diventa il simbolo di un potere globale da rovesciare. Secondo Thomas Weber, storico tedesco citato da Le Monde, si tratta di un “sacrificio rituale”: attaccare Churchill serve a delegittimare il conservatorismo liberale e filo-atlantico, in favore di un nazionalismo isolazionista, razziale e autoritario. Non è un caso che Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, abbia fatto approvare nel marzo 2025 un decreto dal titolo orwelliano: “Ristabilire la verità e la ragione nella storia americana”, volto a colpire ogni ideologia ritenuta “antiamericana”.

Anche simbolicamente, Trump ha mostrato disprezzo per il culto della memoria: nel 2018 si è rifiutato di visitare il cimitero americano di Bois-Belleau, definendo i caduti della Prima guerra mondiale “dei perdenti”. E nel 1997, in una celebre intervista a Howard Stern, definì le sue avventure sessuali senza contrarre malattie “il mio Vietnam personale”.

In questa riscrittura grottesca, Churchill diventa non solo colpevole, ma complice del degrado morale e culturale dell’Occidente moderno. La sua eredità – secondo questi narratori alternativi – è un’Europa invasa dall’immigrazione, una Londra decadente, e un ordine liberale da abbattere. Un’operazione che, come sottolinea il Churchill Project del Hillsdale College, ha poco a che fare con la storiografia e molto con la propaganda.

Non a caso, l’operazione di demolizione passa anche per i vertici dell’amministrazione Trump. Il vicepresidente J.D. Vance, paladino dell’isolazionismo e figura centrale del nuovo potere Maga, ha scatenato una polemica internazionale naffermando che il Regno Unito è “un paese qualsiasi che non combatte una guerra da 30 o 40 anni”. Le sue parole sono state interpretate come un insulto diretto ai caduti britannici in Iraq e Afghanistan – 636 militari – e come un attacco simbolico all’alleanza transatlantica.

Sir Nicholas Soames, nipote di Winston Churchill, ha denunciato in Parlamento una “disgrazia”: “L’amministrazione americana disprezza davvero l’Europa”, ha detto alla commissione Difesa della Camera dei Lord. L’ex ambasciatore a Washington, Sir David Manning, ha aggiunto che l’attuale Casa Bianca potrebbe “abbandonare gli alleati” in modi “inimmaginabili fino a poche settimane fa”. In parallelo, è emerso che gli Stati Uniti hanno interrotto lo scambio di intelligence con l’Ucraina.

Anche Dame Karen Pierce, ambasciatrice britannica negli USA fino a febbraio 2025, ha avvertito che l’“special relationship” non è più vista dagli americani con lo stesso valore affettivo: “Non sono sentimentali, ci illudiamo se pensiamo che lo siano”.

Il risultato è un cortocircuito. Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, ha reinstallato il busto di Churchill nello Studio Ovale come gesto simbolico. Ma nella sostanza, la sua amministrazione promuove una cultura ostile all’eredità politica e morale dell’ex premier britannico. Il 27 marzo, Trump ha firmato un decreto dal titolo inquietante: “Ripristinare la verità e la ragione nella storia americana”, che mira a riscrivere i canoni educativi in senso nazionalista e anti-liberale.

In questa riscrittura grottesca, Churchill diventa non solo colpevole, ma complice del degrado morale e culturale dell’Occidente moderno. La sua eredità – secondo questi narratori alternativi – è un’Europa invasa dall’immigrazione, una Londra decadente, e un ordine liberale da abbattere. Un’operazione che, come sottolinea il Churchill Project del Hillsdale College, ha poco a che fare con la storiografia e molto con la propaganda.

Churchill, l’uomo che guidò l’Inghilterra nella notte più buia, è diventato per la nuova destra americana il simbolo di un mondo da cancellare. E nel farlo, riscrivono la storia con le parole – e le menzogne – del nemico che dicevano di combattere.

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