Nuovo quadro finanziario pluriennale 2028-2034, Berlino annuncia il veto: ora che succede?

La Germania ha già bollato il Multiannual Financial Framework come "inaccettabile" per la presenza di nuove tasse
9 ore fa
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Ursula von Der Leyen che parla
Ursula von der Leyen durante il discorso sulla difesa (Afp)

Bruxelles ha svelato un Multiannual Financial Framework (Mff) da quasi 2mila miliardi di euro, pari all’1,26% del reddito nazionale lordo Ue. Il Quadro Finanziario Pluriennale, presentato ieri, 16 luglio, prevede di spostare fondi da agricoltura e coesione verso competitività, difesa e resilienza climatica. La proposta inaugura una stagione negoziale che si annuncia tesa: Berlino l’ha già bollata come “inaccettabile” per dimensioni e nuove tasse, preludio alle resistenze del fronte “frugale”.

Che cos’è il Mff e perché questa volta conta di più

Il Multiannual Financial Framework fissa per sette anni i tetti di spesa Ue, traducendo le linee politiche in numeri. Stavolta, però, il budget nasce con tre compiti inediti:

  • coprire gli interessi del debito NextGenerationEU che iniziano a scadere dal 2028;
  • finanziare un European Competitiveness Fund da 410 mld per tecnologie pulite, digitale e difesa;
  • garantire 100 mld a Kiev per la ricostruzione e il processo di adesione graduale.

Il bilancio si articola in tre pilastri:

PilastroDotazioneNovità principali
National & Regional Partnerships865 mldUnifica Politica agricola e Coesione; quote minime per regioni meno sviluppate ma pac ridotta
European Competitiveness Fund410 mldRaddoppio Horizon Europe a 175 mld, quintuplo per digitale, sestuplo per cleantech
Global Europe200 mld (+ 100 mld per Ucraina)Riserva da 15 mld per crisi esterne; focus Balcani e migrazione

Il riequilibrio pesa soprattutto su agricoltura e fondi strutturali, che insieme scendono sotto il 50% del totale (erano oltre il 60%). La Commissione promette “stesse risorse nominali per le regioni meno sviluppate”, ma Germania, Paesi Bassi e altri net contributor denunciano “un salto di spesa che i bilanci nazionali non reggono“. Più nel dettaglio, l’Ue prevede un importo minimo obbligatorio per le regioni meno sviluppate, nonché una salvaguardia che garantirà a queste di ricevere complessivamente almeno lo stesso finanziamento dell’attuale dotazione di coesione“.

Nuove entrate: cinque imposte Ue per frenare i contributi nazionali

Per finanziare il maxi-bilancio e rimborsare il debito, Bruxelles propone cinque “own resources” – tra cui la tassa sui rifiuti elettronici (previste entrate per 15 miliardi di euro all’anno) e un contributo forfettario sulle multinazionali sopra i 100 mln di fatturato (6,8 miliardi di euro all’anno). Giova ricordare che ogni nuova imposta richiede l’unanimità e le ratifiche parlamentari nazionali, terreno sul quale Berlino ha già annunciato il veto iniziale.

Le conseguenze per gli Stati membri

  • Paesi con una forte componente agricola (Francia, Spagna, Italia): vedranno confermati i pagamenti diretti ai coltivatori ma con condizionalità green più stringenti che il comparto ha già dimostrato di non condividere;
  • Regioni dell’Est: manterranno la quota minima di coesione, ma i cofinanziamenti nazionali dovranno crescere per attrarre i fondi competitività;
  • Paesi “frugali” del Nord Europa: maggiori oneri netti; potrebbero chiedere rebates (rimborsi sulla spesa) o tetti di spesa più bassi, riaprendo il braccio di ferro visto nel 2020;
  • Germania e Olanda: guidano il blocco che chiede un budget “più snello” e senza nuove tasse Ue; Berlino teme inoltre un precedente per ulteriore debito comune.
  • Italia: come secondo beneficiario di Next Generation EU, dovrà co-finanziare meno progetti di coesione ma potrà sfruttare il Competitiveness Fund per filiere green e spazio-difesa.

La necessità di trovare un accordo entro il 2027

La Commissione difende la nuova architettura come “più flessibile”, con riserve da attivare in crisi ed extra-tetti per i costi del debito, ma il maggior peso dato alle linee “fuori pilastro” rischia di svuotare il controllo parlamentare e alimentare lo scontro istituzionale: “Un aumento così vasto del bilancio Ue è inaccettabile mentre gli Stati tagliano la spesa interna”, ha dichiarato il portavoce del governo tedesco poche ore dopo la presentazione del Mff.

L’approvazione definitiva richiede l’unanimità in Consiglio e l’ok dell’Europarlamento (che non può emendare, ma solo approvare o respingere) entro il 2027 (il nuovo Mff entrerà in vigore dal 1° gennaio 2028). I negoziati sotto presidenza danese e successivamente polacca potrebbero diluire ambizioni e dimensioni, come già accaduto al precedente Multiannual Financial Framework.

L’Mff presentato ieri da Bruxelles è un atto di fiducia nella capacità dell’Europa di finanziare difesa, innovazione e resilienza ambientale senza sacrificare coesione sociale. Ma è anche un test politico: se i Ventisette troveranno un compromesso, Bruxelles avrà il budget necessario per competere in un mondo più competitivo e multipolare; in caso contrario, il rischio è tornare a un puzzle di proroghe annuali già note all’Ue.