Perché l’Europa deve stare attenta al vertice dei Brics

La Russia, presiedendo il vertice, ha cercato di dimostrare al mondo che non è isolata: ma non mancano dispute interne con Cina e India ai poli opposti
3 giorni fa
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Russia: Brics Summit 2024 In Kazan
Russia: Brics Summit 2024 In Kazan (Mikhail Metzel/Ipa/Fotogramma)

Il vertice dei Brics a Kazan, capitale della regione russa del Tatarstan, ha messo in luce una serie di dinamiche geopolitiche che l’Europa non può permettersi di ignorare. La Russia, presiedendo il vertice, ha cercato di dimostrare al mondo che non è isolata, presentando l’alleanza come un blocco sempre più forte e rappresentativo del sud globale, in contrapposizione all’Occidente.

Paesi Brics: un’alleanza in crescita

I Brics, istituiti nel 2009 da Brasile, Russia, India e Cina, hanno accolto il Sudafrica l’anno successivo e recentemente hanno invitato a unirsi anche Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Argentina.

Con il 37% del Pil mondiale e il 41% della popolazione globale, i Brics rappresentano una forza economica e demografica significativa, superando di gran lunga l’Unione europea in termini di popolazione e avvicinandosi in termini di potenza economica.

Divergenze interne

Nonostante la retorica di unità, le posizioni all’interno dei Brics non sono omogenee. Le divergenze su quali Paesi debbano essere ammessi e su come strutturare l’alleanza sono evidenti. La Russia spinge per la creazione dello status di “Paese partner”, mentre altri membri, come l’India, hanno visioni diverse. Questo potrebbe influenzare la coesione e l’efficacia dell’alleanza nel lungo termine.

Il vertice, infatti, ha visto incontri bilaterali cruciali, come quello tra Vladimir Putin e Narendra Modi, presidente dell’India, che hanno riaffermato il partenariato strategico privilegiato tra Mosca e Nuova Delhi.

Poi l’appuntamento con il presidente cinese Xi Jinping, con il quale non mancano le tensioni, specialmente riguardo alla Linea di controllo effettivo nel Ladakh orientale, che continua a essere un punto critico per la stessa India. Ecco perché.

Cina e India: poli opposti

Le dispute territoriali sono ereditarie del colonialismo in Asia e dalla mancanza di chiare demarcazioni storiche. Nel 1913, in occasione della Convenzione di Simla, la Gran Bretagna propose un’ipotetica linea di confine, la Linea McMahon, che fu però rifiutata dall’allora Repubblica di Cina. Di conseguenza, da quando la Repubblica Popolare Cinese e la Repubblica dell’India hanno stabilito relazioni diplomatiche nel 1950, la questione della linea di confine è sempre stato un tema controverso.

La linea immaginaria si sviluppa lungo l’Himalaya e la discrepanza di rivendicazioni è particolarmente marcata alle due estremità della catena. A ovest, la Cina controlla 38.000 chilometri quadrati di territorio che anche Nuova Delhi rivendica; a est, l’India ne detiene 90.000 che secondo Pechino appartengono alla Cina. Una guerra nel 1962 vide più di 7.000 soldati indiani uccisi o catturati e rappresentò una vittoria per Pechino e un’esperienza traumatica per Nuova Delhi.

Da allora, l’India è stata diffidente nei confronti delle intenzioni cinesi, mentre la Cina era convinta che occasionali dimostrazioni di forza punitiva fossero necessarie per scoraggiare le ambizioni territoriali indiane.

Entrambe le parti, oggi, sembrano aver definito i dettagli del patto sul pattugliamento della contesa e non ben definita Linea di controllo effettivo (Lac) presso il Ladakh orientale. I rispettivi ministeri degli Esteri hanno parlato del nuovo patto prima dell’arrivo dei due al Brics. Un incontro che potrebbe infatti “ufficializzare” la svolta storica nelle relazioni tra Nuova Delhi e Pechino, grazie al superamento di un problema che ha radici storiche molto profonde che meritano di essere ripercorse. La risoluzione di queste dispute territoriali, eredità del colonialismo, è fondamentale per la stabilità del Brics.

Implicazioni per l’Europa

Per l’Europa, il rafforzamento dei Brics rappresenta una sfida geopolitica. L’alleanza potrebbe influenzare le dinamiche globali, spostando l’equilibrio di potere verso il sud globale, o quanto mento la sua attenzione politica. Inoltre, la partecipazione di Paesi come la Turchia, con il presidente Erdogan presente al vertice, indica un possibile allargamento dell’influenza dei Brics anche all’interno della Nato.

Il Cremlino ha annunciato un incontro giovedì tra Vladimir Putin e il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres a margine del vertice. L’incontro, reso noto dal consigliere presidenziale Yury Ushakov in un briefing con la stampa a Mosca, sarà il primo in Russia da quello dell’aprile 2022 dopo l’inizio dell’offensiva in Ucraina. Al termine del vertice dei Brics a Kazan, “ci saranno sette incontri bilaterali”, tra cui uno “con il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres”, ha dichiarato Ushakov, aggiungendo che Putin incontrerà anche, l’iraniano Pezeshkian e il turco Erdogan il 23, e infine anche il palestinese Mahmoud Abbas, previsto il 24.

L’Europa deve monitorare attentamente l’evoluzione dei Brics e prepararsi a rispondere alle nuove sfide geopolitiche che questa alleanza potrebbe presentare. La capacità dei Brics di mantenere la coesione interna e di espandere la loro influenza globale sarà determinante per il futuro equilibrio di potere mondiale.