“Mentre il mondo spinge per un cessate il fuoco a Gaza, il ministro Ben Gvir chiede di tagliare il carburante e gli aiuti ai civili. Come le sinistre dichiarazioni del Min. Smotrich, questo è un incitamento ai crimini di guerra. Le sanzioni devono essere sulla nostra agenda Ue. Appoggio l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk nelle sue forti condanne”. Ad affermarlo ieri sera su ‘X’ è l’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.
“Esorto il governo israeliano a prendere inequivocabilmente le distanze da queste incitazioni a commettere crimini di guerra e lo invito a impegnarsi in buona fede nei negoziati facilitati da Stati Uniti, Qatar ed Egitto per un cessate il fuoco immediato”, sottolinea ancora Borrell.
L’Unione europea, dunque, secondo il capo della diplomazia Ue deve riflettere sull’ipotesi di comminare sanzioni ai due ministri più estremisti di Israele in considerazione della situazione nella Striscia di Gaza.
Cosa hanno detto i due ministri estremisti
Il riferimento di Borrell è a quanto detto da Bezalel Smotrich, che è allo stesso tempo ministro delle Finanze israeliano, leader del Partito Nazionale Religioso-Sionismo Religioso e abitante delle colonie – illegali – della Cisgiordania occupata. Smotrich pochi giorni fa ha affermato che “nessuno al mondo ci permetterà di far morire di fame due milioni di persone, anche se forse (ciò, ndr) è giustificato e morale” al fine di liberare gli ostaggi trattenuti dall’attacco di Hamas del 7 ottobre.
Con queste parole Smotrich dunque apre alla fame come arma di guerra.
A sua volta Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale israeliano, in un post su X ieri ha chiesto di tagliare completamente il carburante e gli aiuti umanitari a Gaza “finché tutti i nostri rapiti non saranno tornati a casa”, dopo aver criticato la strategia dei negoziati (sostenuta anche dagli USA). Hamas, infatti, “deve continuare a essere calpestato fino a che non si arrenderà completamente”.
Il politico ha anche esortato il governo israeliano a “incoraggiare l’immigrazione e occupare i territori della Striscia di Gaza per tenerli permanentemente nelle nostre mani”.
Infine, oggi una nuova provocazione: Givr ha visitato il Monte del tempio (Spianata delle moschee per i musulmani), in occasione della festività di Tischa B’Av, che ricorda la distruzione del Tempio di Gerusalemme.
“La nostra politica è quella di permettere la preghiera“, ha detto, secondo quanto si sente in un video diffuso dal suo partito di estrema destra Otzma Yehudit (Potere Ebraico), anche se questo è in contrasto con lo ‘status quo’ che vige in questo luogo.
Sul caso è intervenuto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha denunciato il comportamento del leader estremista: “Non esiste una politica privata sul Monte del Tempio da parte di nessun ministro. Né del ministro della Sicurezza né di nessun altro”. Secondo Netanyahu, “questo incidente è un diversivo e la politica del governo non è cambiata per quanto riguarda il Monte del Tempio. Rimarrà la stessa”.
Serve l’unanimità per le sanzioni Ue
Per quanto riguarda le sanzioni europee, queste non sono rivolte a un Paese o a una popolazione, ma piuttosto sono mirate e riguardano i responsabili delle politiche e delle azioni che l’Ue intende influenzare.
Non sono perciò punitive, sottolinea il Consiglio dell’Unione europea cui spetta approvarle, ma cercano invece di indurre un cambiamento nella politica o nella condotta dei soggetti cui sono dirette, al fine di promuovere gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione.
Le sanzioni possono essere rivolte a governi di Paesi terzi, a entità non statali, a gruppi e individui e possono comprendere il congelamento dei beni e il divieto di viaggio sul suolo europeo o di ricevere fondi. L’Ue può inoltre adottare sanzioni economiche e misure diplomatiche.
L’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza ha il potere di proporre modifiche agli elenchi di chi è soggetto a sanzioni, ma il provvedimento deve essere accettato all’unanimità degli Stati membri dell’Ue. Sarà dunque difficile che la cosa vada in porto.