Boom mondiale delle spese militari, Europa in testa. Ecco il prezzo del riarmo

Il Sipri rivela: +9,4% in un anno. Aumentano i costi diretti e indiretti per l’Europa e il mondo
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Guerra Soldati

Tirano venti di guerra, e i numeri del report diffuso ieri dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) sull’andamento delle spese militari nel mondo lo dimostrano. I dati sono preoccupanti, e non solo se si è pacifisti. Nel 2024 la spesa militare rappresenta il 2,5% del Pil globale, ovvero 2.718 miliardi di dollari, segnando un aumento del 9,4% in termini reali dal 2023: si tratta del decimo aumento consecutivo, che porta a un +37% tra il 2015 e il 2024.

Dal rapporto emergono diverse considerazioni. Intanto l’aumento del 2024 è il più alto in un solo anno dalla fine della Guerra Fredda, il che segnala che il fenomeno sta accelerando e che sta diventando strutturale, tanto che oggi si parla apertamente alle opinioni pubbliche di riarmo e della necessità di spendere nel settore.

Il fatto poi che per il secondo anno consecutivo la spesa militare sia aumentata in tutti i continenti identifica una tendenza globale che riflette le crescenti tensioni geopolitiche in tutto il mondo ma che non è necessariamente legata a situazioni contingenti.

E soprattutto questa crescita, come vedremo, nasconde dei costi diretti e indiretti. Lo stesso rapporto Sipri si sofferma sull’impatto economico della militarizzazione su sanità, istruzione, welfare e coesione sociale. Secondo Xiao Liang, ricercatore dell’Istituto svedese, “poiché i governi danno sempre più priorità alla sicurezza militare, spesso a scapito di altre aree di bilancio, i compromessi economici e sociali potrebbero avere effetti significativi sulle società negli anni a venire“.

Chi spende di più. La corsa dell’Europa

Nella top five dei Paesi che spendono di più troviamo Stati Uniti, Cina, Russia, Germania e India: insieme fanno il 60% del totale (1.635 miliardi di dollari).

Usa i più grandi spenditori

La spesa militare degli Stati Uniti è aumentata del 5,7% dal 2023 (+19% dal 2015), raggiungendo i 997 miliardi di dollari nel 2024, pari al 66% della spesa totale della Nato e al 37% della spesa militare mondiale: sono i più grossi spenditori al mondo. Gran parte delle risorse è stata dedicata alla modernizzazione delle capacità militari e dell’arsenale nucleare, con l’obiettivo di mantenere un vantaggio strategico e una capacità di deterrenza su Russia e Cina.

La Cina modernizza

La Cina non sta a guardare: secondo Paese al mondo per spesa militare, nel 2024 le ha aumentate del 7%, raggiungendo una cifra stimata di 314 miliardi di dollari, segnando tre decenni di crescita consecutiva e il più grande aumento percentuale annuo (+59% nel decennio 2015-2024). Il Dragone punta a modernizzare le sue forze armate in tutti i settori entro il 2035 e ad espandere le sue forze armate, le sue capacità di guerra informatica e il suo arsenale nucleare.

La corsa dell’Europa nel 2024

Ma la crescita generale delle spese militari nel 2024 è stata trainata soprattutto da Europa e Medio Oriente.

La prima nel 2024 ha speso 693 miliardi di dollari, segnando un +17% rispetto al 2023 e un +83% rispetto al 2015. Il dato comprende anche la Russia, ma il Sipri sottolinea come tutti i Paesi europei, Malta esclusa, abbiano aumentato la propria spesa militare nell’anno.

Complici la guerra in Ucraina e la rottura dell’Alleanza Atlantica, con l’annunciato disimpegno degli Usa dalla sicurezza del continente, l’Europa ha dato il via in questi mesi a un piano di riarmo, ReArm Europe appunto, con il quale garantirsi una difesa efficace. E questo darà un ulteriore slancio alle spese militari.

Scendendo nel dettaglio, la crescita maggiore si è registrata nell’Europa orientale, con un +24% nel 2024 e un +164% nel decennio 2015-2024, raggiungendo i 221 miliardi di dollari. L’aumento è stato trainato principalmente dalla spesa in Russia e Ucraina.

Anche in Europa centrale e occidentale si è vista una crescita, inferiore ma comunque elevata: +14% sul 2023 (+59% nel decennio 2015), per un totale di 472 miliardi di dollari nel 2024.

Germania e Polonia i Paesi più attivi

A livello di singoli Paesi, la Germania si è particolarmente distinta nel campo: già nel 2022 aveva deciso un fondo speciale per la difesa da 100 miliardi di euro, grazie al quale la sua spesa nel 2024 è aumentata del 28% (+89% rispetto al 2015), raggiungendo gli 88,5 miliardi di dollari, ovvero l’1,9% del Pil: il Paese è ora il il quarto maggiore spenditore al mondo.

I tedeschi inoltre hanno appena deciso di fare un’eccezione al freno al debito proprio per consentire l’aumento delle spese militari, prefigurando quindi un futuro di ulteriori investimenti nel settore.

Crescita importante anche per la Polonia, che con il +31% raggiunge i 38 miliardi di dollari di spesa nel 2024, pari al 4,2% del Pil: l’onere più elevato dell’Europa centrale e occidentale.

Quanto alla Francia, la sua spesa nel settore è aumentata del 6,1%, raggiungendo i 64,7 miliardi di dollari, ovvero il 2,1% del Pil. Il Paese punta ad adattare la sua industria degli armamenti a una “economia di guerra” sostenuta dall’innovazione industriale.

Il Regno Unito, che non fa più parte dell’Unione europea ma con il quale c’è in ballo un accordo per la difesa che dovrebbe essere concluso a maggio, Londra ha aumentato la sua spesa militare del 2,8%, raggiungendo gli 81,8 miliardi di dollari e posizionandosi al sesto posto a livello mondiale.

Russia e Ucraina i più impegnati

Naturalmente sono la Russia e Ucraina a registrare i valori più consistenti. La spesa militare totale dell’Ucraina nel 2024 è cresciuta del 2,9%, raggiungendo i 64,7 miliardi di dollari, pari al 34% del Pil (in calo rispetto al 37% del 2023) e al 54% della spesa pubblica totale. Dato che però il Paese già destina tutte le sue entrate fiscali alle forze armate, sarà difficile che possa incrementare ancora le risorse.

La spesa militare della Russia invece ha raggiunto una cifra stimata di 149 miliardi di dollari nel 2024, con un aumento del 38% rispetto al 2023 e del doppio rispetto al 2015. Ciò rappresenta il 7,1% del Pil russo e il 19% dell’intera spesa pubblica russa.

L’Italia è nel trend

L’Italia è uno il 14mo Paese al mondo per spesa militare, con oltre 38 miliardi di dollari investiti. Con un aumento dell’1,4% della sua spesa dal 2023 e del 45% dal 2015, si inserisce pienamente nel trend globale. Nel 2024 abbiamo raggiunto l’1,6% del Pil, puntando per l’anno prossimo al 2% richiesto dalla Nato (ma Trump ha già rilanciato al 5% per tutti).

Tutti i Paesi Nato hanno aumentato la spesa

In ambito Nato, nel 2024 la spesa militare totale dei membri ammontava a 1506 miliardi di dollari, pari al 55% della spesa globale. Tutti i membri dell’Alleanza hanno aumentato la loro spesa militare nel 2024 (esclusa l’Islanda, che non ha spese militari). I membri europei hanno speso 454 miliardi di dollari, il 30% della spesa totale rispetto al 28% del 2023. Dei 32 Paesi aderenti, 18 hanno speso almeno il 2% del Pil per le loro forze armate nel 2024, obiettivo concordato nel 2014, rispetto agli 11 del 2023. In media, i membri della Nato hanno speso il 16% in più rispetto al 2023, passando dal +0,4% della Spagna al +43% della Romania.

Gli altri quadranti geografici

Come dicevamo, tutti i continenti hanno visto salire la spesa militare. In Africa la crescita è stata del 3% sul 2023 (+11% sul 2015), per 52,1 miliardi di dollari allocati. Nelle Americhe le risorse per il settore sono state pari a 1100 miliardi di dollari nel 2024, con un aumento del 5,8% rispetto al 2023 e del 19% rispetto al 2015.

In Asia e Oceania nel 2024 la spesa militare totale è stata di 629 miliardi di dollari: +6,3% sull’anno precedente e +46% sul 2015. Le scelte e la presenza della Cina hanno influenzato i suoi vicini: le risorse destinate dal Giappone al settore sono aumentate del 21%, raggiungendo l’1,4% del Pil e 55,3 miliardi di dollari. La spesa militare dell’India, la quinta più grande a livello mondiale, è cresciuta dell’1,6%, raggiungendo gli 86,1 miliardi di dollari, mentre quella di Taiwan ha segnato +1,8%, con 16,5 miliardi di dollari. “Con diverse controversie irrisolte e tensioni crescenti, questi investimenti rischiano di far precipitare la regione in una pericolosa spirale di corsa agli armamenti“, ha sottolineato Nan Tian, direttore del Programma Spese Militari e Produzione di Armamenti del Sipri.

Alle stelle la spesa militare in Medio Oriente

Anche il Medio Oriente ha dato un importante contributo all’aumento globale della spesa militare, con 243 miliardi di dollari allocati nel 2024: +15% rispetto al 2023 e +19% rispetto al 2015. In particolare, Israele ha segnato un +65% sul 2023 (+135% sul 2015), raggiungendo i 46,5 miliardi di dollari nel 2024, tra i combattimenti a Gaza e il conflitto con Hezbollah nel Libano meridionale. Anche la spesa militare del Libano è aumentata del 58% nel 2024, raggiungendo i 635 milioni di dollari.

La spesa militare dell’Iran invece è diminuita del 10% in termini reali, a causa dell’inflazione e delle sanzioni economico, ma è comunque superiore del 21% rispetto al 2015, attestandosi a 7,9 miliardi di dollari nel 2024, nonostante il suo coinvolgimento in conflitti locali.

Il peso economico diretto e indiretto della militarizzazione

Mentre Jade Guiberteau Ricard, ricercatrice del Programma Sipri per le Spese Militari e la Produzione di Armamenti, sottolinea che in ogni caso “il solo aumento della spesa non si tradurrà necessariamente in una capacità militare significativamente maggiore o in un’indipendenza dagli Stati Uniti: si tratta di obiettivi molto più complessi”, le associazioni pacifiste e lo stesso rapporto Sipri segnalano i costi diretti e indiretti di investire massicciamente a livello militare.

Costi indiretti perché dedicare risorse alla militarizzazione implica impostare le politiche e l’economia di una Paese verso una direzione di guerra, dando vita a uno scenario dove il conflitto diventa la base dei rapporti fra Stati e addirittura un elemento necessario per alimentare l’economia.

Costi diretti perché se si spende per le armi non si può spendere per altro; quindi, ci sono meno risorse per sanità, istruzione, servizi.

Come i Paesi finanziano l’aumento delle spese militari

Uno dei punti della questione è proprio come gli Stati reperiscano le risorse per questa corsa agli armamenti. Il rapporto Sipri evidenzia le soluzioni che i governi stanno mettendo in campo. Alcuni Paesi hanno spostato i fondi per la difesa da altre voci del bilancio, come il Regno Unito che intende tagliare i programmi di assistenza allo sviluppo dallo 0,5% allo 0,3% del Pil e come il Myanmar che ha reperito risorse prendendole dai programmi sociali. La Polonia ha finanziato il fondo speciale per le forze armate attraverso l’emissione di obbligazioni, mentre la Germania ha previsto un’esenzione specifica al deficit pubblico. La Francia ha fatto ricorso ai risparmi dei privati, mentre l’Estonia ha aumentato di molto il suo disavanzo di bilancio tra il 2022 e il 2023. Anche l’Unione europea ha proposto di allentare le regole sul deficit fiscale e di utilizzare la Banca Centrale Europea per sostenere gli investimenti dell’industria della difesa. Il Giappone invece prevede di aumentare le tasse sul reddito, sulle società e sul tabacco.

Questi approcci hanno conseguenze economiche, politiche e sociali significative”, spiega il Sipri. “Mentre l’aumento del debito per aumentare i bilanci militari può fornire una soluzione a breve termine, rischia di minare la stabilità macroeconomica facendo salire l’inflazione e i tassi di interesse”.

Non solo, ma “riorientare la spesa sociale o gli aiuti internazionali per liberare risorse (…) potrebbe avere un forte impatto sui gruppi o sui Paesi più vulnerabili”, senza contare che “gli aumenti generalizzati dell’imposta sul reddito o delle imposte sui consumi possono avere effetti regressivi, peggiorando potenzialmente la disuguaglianza economica e sociale”.

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