“Mi auguro che Fratelli d’Italia voti per la maggioranza Von der Leyen” se dopo le europee del mese prossimo la candidata del Ppe dovesse essere indicata come presidente della Commissione, perché la scelta che si pone per il partito di Giorgia Meloni è tra essere “conservatore o sovranista e populista”. Nel giorno dell’Europa, l’ex rappresentante alla Ue, Pietro Benassi ed ex consigliere diplomatico del governo Conte quando nacque la cosiddetta ‘maggioranza Ursula’ (popolari, socialisti e liberali, che il M5S sostenne), parla di quale potrebbe essere lo scenario dopo il voto di giugno e delle possibili alleanze.
“Una riedizione di quella maggioranza è possibile? La vera domanda non è se è possibile. La vera domanda è se è probabile – replica in un’intervista all’Adnkronos – Ritengo che sia non solo possibile, ma anche abbastanza probabile scommettere esattamente su quella composizione lì. Non dimentichiamo che nel 2019 von der Leyen ebbe una maggioranza in Parlamento di 9 voti, cioè estremamente limitata. E dentro quei 9 voti c’era anche l’adesione che non era scontata del M5s, quindi parliamo comunque di una maggioranza che si affermò a Bruxelles al limite delle possibilità che le venivano offerte”.
“Il dibattito di questi giorni molto ragionevolmente prevede delle possibili varianti sia verso destra sia verso sinistra”, sottolinea Benassi, che prevede piccoli movimenti, “non grandi varianti, perché se fossero troppo grandi non so se terrebbe la coalizione Ppe-socialisti”.
Fdi voterebbe per una maggioranza von der Leyen? “Io mi auguro che lo faccia, ma me lo auguro per il paese – sostiene l’ex ambasciatore a Bruxelles – perché da quella decisione dipende la volontà di vivere il futuro all’insegna del grande partito conservatore europeo, oppure continuare a vivere e percepirsi come capofila di un gruppo di conservatori populisti sovranisti”.
Benassi ammette che si tratterebbe di “una forzatura per Fdi, perché sarebbe una richiesta al limite della propria storia sostenere una maggioranza di quel genere. Però, la politica è fatta di decisioni al limite…. Se io penso al paese però, credo che abbiamo più bisogno di un partito conservatore, che di un partito di sovranisti e populisti, ma qui probabilmente tradisco le mie aspirazioni europee”.
L’ex ambasciatore commenta poi l’accordo di principio raggiunto a Bruxelles dai rappresentanti dei 27 sugli extraprofitti sugli asset russi e parla del ruolo che, in vista del G7 del mese prossimo, l’Italia continuerà a giocare, quello di “corretto facilitatore per non precludere iniziative né arrivare a decisioni affrettate”. Il via libera all’uso degli extraprofitti per sostenere Kiev è “un buon segno, un passo successivo” nella risposta “all’aggressione russa all’Ucraina e ai danni provocati sul territorio, alle esigenze di ricostruzione, ma evidentemente anche alle esigenze di continuare il sostegno a questo paese aggredito”.
L’accordo raggiunto, ricorda, “si è dovuto fare largo tra una serie di considerazioni, soprattutto di ordine giuridico”, per evitare eventuali ricorsi, nella considerazione che, “a differenza della Russia o di altri paesi revisionisti, l’Ue è formata da paesi che applicano il cosiddetto Stato di diritto”. Incassato l’ok di principio, quella decisione “probabilmente darà spazio ad ulteriori richieste per allargare il campo di applicazione – prevede Benassi – quindi non solo agli extraprofitti ma ai profitti in quanto tali e sappiamo anche che c’è stata in passato e probabilmente continuerà ad esserci nelle prossime settimane una spinta da parte di Washington per allargare il range d’azione, per aggredire” direttamente tutti i fondi congelati.
“Ma il problema della base giuridica in questo caso, ancora più in questo caso, futuro e futuribile rispetto alla decisione assunta ieri – avverte l’ambasciatore – non lascia indifferenti molti Stati membri dell’Ue in ordine all’aspetto reputazionale” di un provvedimento del genere. Che potrebbe creare “paura, sconcerto o timore di altri investitori internazionali che hanno depositato i loro fondi presso banche europee che hanno rapporti con la Bce”, rivelandosi un boomerang.
In questo contesto, secondo Benassi, “l’azione dell’Italia, anche in quanto presidente del G7 e in vista del vertice di metà giugno a Borgo Egnazia, è stata quella di un honest broker, come si dice in diplomazia di corretto facilitatore, che in qualità di presidente deve tener conto di tutte le posizioni finora presenti nel dibattito”. In quanto “osservatore esterno di quanto avviene a livello governativo”, conclude l’ex consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, “mi sembra di leggere sia nelle righe che tra le righe questo desiderio italiano, assolutamente guidato dalla stessa presidente del Consiglio di arrivare al vertice avendo la possibilità di non precludere iniziative e neanche di dar luogo a decisioni affrettate”. (Di Maria Grazia Napolitano)