La Banca centrale europea taglia i tassi dal 2,25% al 2%. Quella di oggi, del tutto attesa, è l’ottava sforbiciata al costo del denaro da giugno 2024. Anche l’ultima consecutiva, secondo alcuni analisti, perché con questo valore il tasso reale è praticamente pari a zero se non addirittura negativo considerando che a maggio l’inflazione in Europa è stata pari all’1,9% – ai minimi da giugno 2021.
Questo significa che, al netto dell’aumento generale dei prezzi, il costo del denaro è sostanzialmente nullo.
Un punto di svolta?
Per comprendere meglio: se un risparmiatore deposita 1.000 euro con un interesse del 2%, dopo un anno avrà 1.020 euro. Ma se nel frattempo l’inflazione è stata dell’1,9%, il potere d’acquisto di quei 1.020 euro sarà pressoché identico ai 1.000 euro iniziali. In pratica, il guadagno nominale viene completamente eroso dall’aumento dei prezzi. Questa situazione rappresenta un punto di svolta nella politica monetaria: significa che la Bce ha raggiunto un livello di tassi che non penalizza più l’economia reale, ma non la stimola nemmeno attivamente.
La presidente Christine Lagarde conferma che quello di oggi potrebbe essere un punto di svolta “la Bce giunge alla fine del ciclo di politica monetaria che rispondeva a degli shock che si sono sommati l’un l’altro, incluso il Covid, la guerra in Ucraina e la crisi energetica“ ribadendo che ora le istituzioni comunitarie possono affrontare con più stabilità una situazione di “estrema incertezza”. Il riferimento implicito è alla tensione commerciale generata dai dazi Trump, che rende difficile dare una riposta certa: quello di oggi è stato l’ultimo taglio consecutivo ai tassi di interesse? “Decideremo a seconda dei dati”, chiosa Lagarde.
La lunga marcia verso il ribasso: otto tagli in dodici mesi
Il percorso di allentamento monetario della Bce ha preso il via a giugno 2024, segnando una svolta dopo il ciclo di dieci rialzi consecutivi iniziato nel luglio 2022. Da allora, l’Eurotower ha effettuato otto riduzioni consecutive da 25 punti base ciascuna (0,25%) portando il tasso sui depositi dal 4% di inizio 2024 all’attuale 2%.
La sequenza dei tagli ha seguito un ritmo serrato: dopo il primo intervento di giugno 2024, la Bce ha proseguito con riduzioni a settembre, ottobre e dicembre dello stesso anno. Nel 2025, il ritmo si è intensificato con tagli a gennaio, marzo e oggi a giugno. Questo percorso rappresenta un allentamento complessivo di 200 punti (2%) base in dodici mesi, una manovra di politica monetaria di portata significativa che riflette il cambiamento del quadro macroeconomico europeo, dall’emergenza inflazionistica del 2022-2023 alle attuali preoccupazioni per la crescita economica.
Ci saranno altri tagli? Il futuro della politica monetaria europea
Le prospettive per i prossimi mesi sono incerte. I mercati scontano almeno altri due tagli entro fine 2025, che porterebbero il tasso sui depositi tra l’1,5% e l’1,75%. Gli analisti di Deutsche Bank avevano previsto riduzioni “possibilmente ad ogni riunione della Bce” nella prima metà del 2025, analogamente Dws aveva previsto quattro tagli fino a giugno.
Tuttavia, come sottolineato da Lagarde l’orizzonte è pieno di incognite. Alcuni membri del Consiglio direttivo hanno già iniziato a mettere in guardia contro un “eccessivo allentamento” dei tassi di interesse, segnalando che il dibattito interno si sta spostando verso l’identificazione del punto di arrivo di questo ciclo espansivo. Francoforte Bce mantiene il suo approccio “guidato dai dati”, lasciandosi la flessibilità di adattare la politica monetaria all’evolversi del quadro economico.