35.000 bambini ucraini si trovano attualmente in Russia o nei territori occupati, inseriti in una rete di rieducazione ideologica e addestramento militare che coinvolge almeno 210 strutture. La denuncia arriva dall’Humanitarian Research Lab dell’Università di Yale ed è una nuova pagina inquietante della guerra in Ucraina: Vladimir Putin avrebbe definito un programma per trasformare minori ucraini in futuri combattenti dell’esercito russo.
La rete dei campi di rieducazione
Il rapporto pubblicato dalla Yale School of Public Health documenta l’esistenza di centri sparsi dal Mar Nero all’Estremo Oriente russo, dove i bambini vengono sottoposti a programmi di indottrinamento forzato. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha confermato l’individuazione di circa 400 sedi in cui sono detenuti 19.500 minori rapiti, di cui solo 1.600 sono stati finora riportati a casa. La differenza tra i numeri ufficiali e le stime di Yale evidenzia quanto sia oscuro il fenomeno.
Addestramento militare e propaganda
Secondo la ricostruzione di Yale, all’interno di questi centri opera il programma “Centro Guerriero” (Warrior Center), creato nel 2022 per ordine diretto del presidente russo. Nei campi della regione di Volgograd, bambini tra gli 11 e i 17 anni vengono addestrati da veterani delle guerre in Cecenia, Siria e Donbas. Igor Vorobyov, direttore della sezione di Volgograd, ha dichiarato senza giri di parole: “Se vuoi sconfiggere il tuo nemico, cresci i suoi figli”.
Qui i minori imparano a maneggiare kalashnikov, pilotare droni, lanciare granate e conducono esercitazioni di combattimento. Nei territori occupati, 1,6 milioni di bambini che vivono sotto amministrazione russa sono obbligati a studiare secondo gli standard di Mosca e a unirsi a organizzazioni giovanili che glorificano l’esercito. La ricercatrice Ekaterina Schulman ha spiegato al Wall Street Journal che, secondo la logica del Cremlino, se i minori vengono “correttamente indottrinati, saranno soldati più economici ed efficaci”.
Solo qualche mese fa il New York Post ha documentato come il Cremlino utilizzi giovani russi, anche di 14 e 15 anni, per produrre droni kamikaze da scagliare sui civili ucraini.
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Deportazione sistematica e crimini di guerra
La deportazione avviene con modalità precise: i bambini vengono prelevati dalle scuole, dagli orfanotrofi o direttamente durante i combattimenti nei centri urbani. Secondo Daria Herasymchuk, commissaria presidenziale ucraina per i diritti dell’infanzia, la Russia utilizza almeno sei scenari diversi per trasferire i minori sul proprio territorio, inclusa la fabbricazione di diagnosi mediche false.
La Bielorussia partecipa attivamente al sistema: almeno 2.100 bambini ucraini sono stati trasferiti in campi estivi amministrati da società statali bielorusse, dove subiscono processi di rieducazione mostrati con orgoglio dalla televisione di Stato.
Le prove del coinvolgimento bielorusso arrivano da un gruppo di opposizione al governo Lukashenko guidato da Pavel Latushka che ha documentato queste operazioni.
La risposta della giustizia internazionale
La questione non è del tutto nuova per la Corte penale internazionale che già a marzo 2023 ha emesso mandati di arresto per Vladimir Putin e la commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova per il crimine di guerra di deportazione e trasferimento illegale di minori ucraini.
La Russia, che non ha ratificato lo Statuto di Roma dopo averlo firmato, sostiene di non essere sotto la giurisdizione della Cpi. Non a caso, dopo aver cancellato diversi viaggi internazionali dopo l’emissione del mandato, nel settembre 2024 Putin ha sfidato la Corte visitando la Mongolia.
Mosca ha reagito inserendo nella lista dei ricercati i vertici della Corte Penale Internazionale, accusandoli di “persecuzione illegale” di cittadini russi e di “provocazione di una guerra”. Le accuse russe includono gli articoli 299 e 301 del Codice penale, relativi a “incriminazione di persona innocente” e “detenzione illegale”, oltre all’articolo 360 sulla “preparazione di un attacco contro rappresentanti di uno Stato estero allo scopo di provocare guerra”.
Cosa succede a chi si rifiuta di partecipare ai programmi
Gli attivisti per i diritti umani avvertono che se la deportazione non viene fermata, la Russia potrebbe ottenere il controllo di 1,6 milioni di bambini ucraini, utilizzandoli per scopi di propaganda e militari. Nei territori occupati della regione di Kherson e della Crimea, i bambini sono costretti a partecipare a programmi militari-patriottici: chi si rifiuta subisce persecuzioni e punizioni, mentre chi accetta riceve benefici e ricompense.
Il Centro di Coordinamento per i Diritti Umani ha sottolineato che queste azioni costituiscono una violazione sistematica dei diritti dell’infanzia, finalizzata alla “zombificazione” e alla cancellazione dell’identità ucraina attraverso manipolazione, educazione forzata in lingua russa e uso dei minori nella propaganda.
Due mesi fa gli esperti cyber della Defence Intelligence of Ukraine (Diu) hanno penetrato l’intera infrastruttura informatica delle autorità autonominatesi della Crimea temporaneamente occupata, riuscendo a scaricare enormi quantità di dati sui bambini deportati dai russi. L’operazione ha permesso di ottenere documentazione diretta sui meccanismi burocratici e amministrativi utilizzati dalla Russia per gestire il sistema di deportazione. L’indagine ha trovato informazioni dettagliate su identità, luoghi, trasferimenti e programmi a cui sono stati sottoposti i minori ucraini svelando prove concrete per identificare le località russe dove vengono trattenuti i minori rapiti.
