Balneari, arriva l’ultimatum dell’Ue all’Italia

Dopo numerosi rinvii, ieri Bruxelles ha lanciato un ultimatum: l'Italia rischia sanzioni e il deferimento alla Corte di Giustizia europea
1 mese fa
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Balneari Italia Canva

Il riferimento al detto popolare è tanto scontato, quanto veritiero: sulle concessioni balneari, l’Italia è all’ultima spiaggia.
Da mesi, il governo italiano sta affrontando una delicata trattativa con la Commissione Europea per evitare l’applicazione della direttiva Bolkestein, che imporrebbe la messa a gara di tutte le concessioni demaniali marittime.

Dopo numerosi rinvii e tentativi di mediazione, ieri Bruxelles ha lanciato un chiaro ultimatum: o si trova una soluzione a strettissimo giro, oppure l’Italia rischia pesanti sanzioni e il deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

L’ultimatum Ue sulle balneari

Un portavoce della Commissione Europea ha chiarito che il parere motivato inviato a Roma nel novembre 2022 è l’ultimo passaggio prima dell’avvio di una procedura di infrazione vera e propria. Tradotto, significa che o l’Italia riesce a trovare un accordo con Bruxelles in tempi brevissimi, oppure dovrà affrontare salatissime sanzioni e l’applicazione coatta della direttiva Bolkestein, con tutte le conseguenze che ne derivano per il settore balneare nazionale.

Una prospettiva tutt’altro che allettante per la categoria dei concessionari balneari, che finora hanno subito una sorta di “paralisi concordata” nella gestione delle spiagge.

La direttiva Bolkestein

L’obiettivo della direttiva Bolkestein, emanata dall’Unione Europea nel 2006, è eliminare le barriere allo sviluppo del settore dei servizi tra gli Stati membri, garantendone una crescita sostenibile che rafforzi ancora di più l’integrazione tra i cittadini Ue migliorandone il tenore di vita anche attraverso la semplificazione delle procedure amministrative.
I servizi rappresentano infatti il 70% dell’occupazione in Europa, e la loro liberalizzazione, a detta di molti economisti, aumenterebbe l’occupazione ed il PIL dell’Unione Europea.

In materia di concessioni balneari, la direttiva prevede che tutti i titoli concessori, inclusi quelli relativi all’uso delle spiagge, debbano essere messi a gara pubblica. Questa impostazione si scontra frontalmente con la prassi finora seguita in Italia, dove le concessioni sono state spesso rinnovate automaticamente agli stessi operatori, senza una procedura concorrenziale.

Lo sciopero degli ombrelloni

Delusi dall’assenza di una chiara normativa di riordino del settore nel recente Consiglio dei Ministri, i rappresentanti della categoria hanno deciso di passare all’azione, confermando lo “sciopero degli ombrelloni” per domani 9 agosto.

Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari (Fipe/Confcommercio), e Maurizio Rustignoli, alla guida della Fiba/Confesercenti, hanno spiegato che sono stati costretti a confermare questa mobilitazione a causa della mancanza di un provvedimento legislativo che dia certezza agli operatori pubblici e privati sul futuro delle concessioni. “Non c’è ancora alcun provvedimento legislativo che dia certezza agli operatori”, hanno affermato i due rappresentanti della categoria.

Nonostante le proteste, le organizzazioni sembrano comunque disposte a dare credito alle rassicurazioni provenienti dall’esecutivo. Secondo quanto trapelato, infatti, la presidente Giorgia Meloni avrebbe fatto capire ai suoi colleghi di governo che il tempo sta scadendo: il riordino delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo nel Consiglio dei Ministri del 27 agosto dopo la pausa estiva.
Il ministro per gli Affari europei, il PNRR, il Sud e la Coesione, Raffaele Fitto, in cima alla lista dei papabili commissari che il governo proporrà a Bruxelles, ha cercato di stemperare i toni, sottolineando come sia ancora in corso un confronto con Bruxelles sul parere motivato della Commissione Europea.

La posizione di Regioni e Comuni

Tuttavia, la situazione è resa ancora più complessa dall’attivismo di Regioni e Comuni, che temendo di essere citati in giudizio per non aver predisposto le gare a seguito delle sentenze dei tribunali amministrativi, hanno iniziato a muoversi autonomamente per la messa in concessione degli arenili. “Facciamo da soli per salvare i nostri imprenditori e le nostre spiagge”, ha annunciato tra gli altri l’assessore regionale al Turismo dell’Emilia-Romagna, Andrea Corsini.

Capacchione ricorda che “la sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che entro fine anno bisogna legiferare”, mentre l’Agcom sta intervenendo sui Comuni, sollecitando nuovamente un intervento normativo da parte del governo. Una corsa contro il tempo, che rischia di creare ulteriori divisioni e complicazioni.

I prossimi passi del governo

In questo contesto, il governo Meloni è costretto ad accelerare sul dossier balneare, convocando una riunione il 27 agosto per affrontare sia la questione del Commissario europeo che il Decreto Infrazioni, individuato come veicolo normativo utile al riordino del settore.

L’esecutivo starebbe lavorando a un “quadro giuridico certo” per il settore, che preveda gare immediate ma con una mini-proroga per consentire le perizie asseverate e, si spera, degli indennizzi adeguati per i concessionari uscenti. Una soluzione che dovrebbe soddisfare Bruxelles e scongiurare le temute sanzioni.

Anche perché il tempo a disposizione è sempre meno e l’Italia non ha bisogno di una nuova procedura di infrazione.

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