Ballottaggio Romania, chi vincerà? Tra George Simion e Nicușor Dan sfida all’ultimo voto

Due visioni opposte per il futuro del Paese: estremista di destra e fan di Trump Simion, centrista ed europeista Dan. In gioco i rapporti con l'Ue e la Nato
4 ore fa
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Elezioni Romania Afp
(Afp)

Tra poche ore la Romania tornerà alle urne, mettendo fine (ci si augura) al caos politico in cui il Paese è precipitato dopo l’annullamento, lo scorso 6 dicembre, del primo turno delle elezioni presidenziali per sospette interferenze russe e irregolarità del candidato che era uscito, a sorpresa, vincitore.

Călin Georgescu, indipendente di estrema destra filo-russo e anti-Ue, arrivato primo in quell’occasione, è stato poi escluso dalla ripetizione del voto proprio per queste irregolarità, e per l’accusa di istigazione ad azioni contro l’ordine costituzionale.

Al ballottaggio due visioni politiche opposte

Il voto ha un peso molto consistente, non solo perché metterà fine a mesi di incertezza, ma anche perché dal suo esito dipenderà la direzione che prenderà il Paese, membro strategico della Ue e della Nato.

Al ballottaggio, infatti, si sfidano due candidati con visioni diametralmente opposte: il 38enne George Simion, leader di Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur) che ha raccolto il testimone di Georgescu, e il 55enne Nicușor Dan, sindaco di Bucarest dal 2020, centrista ed europeista.

Il primo è fan di Trump (vuole rendere la Romania di nuovo grande), è contro gli aiuti all’Ucraina, vuole eliminare la cosiddetta ideologia ‘woke’ a favore di valori conservatori e cristiani. E’ a favore della unificazione della Moldavia con la Romania, ragion per cui il Paese lo ha dichiarato ‘persona non grata’ e gli ha vietato l’ingresso. Simion recentemente si è dichiarato favorevole alla Nato e ha evitato posizioni troppo euroscettiche, pur ribadendo di voler privilegiare il proprio Paese. La paura di Bruxelles è che nonostante questo ‘ammorbidimento’, finisca poi per fare fronte con l’Ungheria di Viktor Orbán e la Slovacchia di Robert Fico nell’opposizione alle iniziative del blocco.

Dan invece è del tutto europeista e filo-occidentale, e ha chiesto a Trump di essere più duro con Putin.

Diversi i convitati di pietra: la Russia, già sospettata di aver interferito nel voto si novembre poi annullato: gli Usa, che sostengono l’estrema destra anche in Romania come da prassi per l’amministrazione Trump; e il potente sentimento antisistema della popolazione, stanca dei partiti tradizionali, della corruzione e delle mancate promesse di benessere a cui non sono seguito risultati concreti.

Un testa a testa sul filo del rasoio

Simion, che ritiene di avere la vittoria in tasca, ha snobbato praticamente ogni confronto con il suo avversario, concentrandosi più che altro su internet e la tv, e su una sorta di tour europeo. Negli ultimi giorni, infatti, il leader di Aur è andato a Bruxelles, in Polonia, nel Regno Unito e anche in Italia, con lo scopo di darsi una legittimità in patria (non ha mai ricoperto ruoli di governo) e di catalizzare i voti della diaspora. Un elettore su 5 vive all’estero, e al primo turno delle elezioni, che si è svolto il 4 maggio, il 61% si è espresso proprio a favore del candidato estremista. Si tratta dunque di voti molto preziosi.

A questo proposito fa caso a sé la Moldavia, dove al primo turno Dan ha incassato il 53% delle preferenze e Simion solo il 12,5%. Il leader radicale ha dunque protestato e ha accusato il governo di aver cercato di manipolare il voto. Affermazioni che secondo alcuni sostenitori del sindaco di Bucarest potrebbero far presagire che il leader di Aur possa gridare al broglio elettorale se non conquisterà la presidenza.

Ma com’è la situazione reale? Simion due settimane fa ha stravinto con quasi il 41% delle preferenze, a fronte del 21% di Dan, ma i sondaggi romeni (che non hanno fama di essere attendibilissimi) parlano adesso di un testa a testa.

Un sondaggio condotto in settimana da AtlasIntel su 4mila persone (compresi gli elettori della diaspora), accredita i due del 48% ciascuno. E secondo altre analisi, Dan potrebbe addirittura essere in vantaggio.

Riuscirà dunque il sindaco di Bucarest a recuperare davvero e a coagulare i voti dei più moderati? Tutto dipenderà anche dall’affluenza: più sarà ampia, più saliranno le probabilità che l’ex matematico possa farcela.

A rendere il clima ancora più teso ci sono poi le accuse di alcuni politici centristi, secondo cui le leggi sui contenuti online, approvate velocemente dopo l’annullamento delle elezioni di novembre per contrastare la disinformazione, sono troppo rigide. Il risultato, sostengono, è che cittadini comuni siano stati classificati come ‘attori politici’, e i loro post assoggettati a restrizioni.

Un nuovo primo ministro

Come primo compito, il nuovo presidente dovrà nominare un capo del governo, dopo che Marcel Ciolacu (Psd) si è dimesso in seguito al pessimo risultato elettorale di Crin Antonescu, il candidato sostenuto dai partiti della maggioranza – il Partito Socialdemocratico (Psd) e il Partito Nazionale Liberale (Pnl) – che ha mancato il ballottaggio.

E qui la cosa si fa ulteriormente interessante, perché Simion ha spiegato a Politico di voler formare un “grande governo di unione per uscire da questa crisi“, aprendo anche all’Unione per salvare la Romania (Usr), che sostiene Dan. “Non li escluderei, perché sono piuttosto riformisti”, ha spiegato.

Ma Simion nelle ultime settimane ha dichiarato di pensare a un importante ruolo per Georgescu, magari anche quello di primo ministro.

A complicare le cose, Pnl, Usr e il partito di minoranza ungherese – ovvero tre dei quattro principali partiti romeni – hanno detto che non intendono collaborare con Simion: troppo antieuropeo e ostile all’Ucraina.

Tuttavia il quarto partito, Psd, non sta appoggiando Dan in questo secondo turno, cosa che potrebbe far pensare a uno spiraglio di collaborazione con Aur. Sulla questione entrano in gioco però i socialisti europei, ai quali appartiene Psd, che hanno chiaramente fatto sapere di non gradire una alleanza simile, e che sostengono pubblicamente il sindaco di Bucarest.