Pace e sostenibilità? Di cosa si parla alla 79esima Assemblea generale delle Nazioni Unite

Oltre 130 leader mondiali si incontreranno a New York per parlare di Medio Oriente, Ucraina, migranti, sostenibilità ambientale, ma anche commercio e tecnologia: arriva la 79esima edizione dell’Assemblea Onu
5 giorni fa
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Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel incontra Mahmoud Abbas, presidente dell'autorità palestinese (Pignatelli/ Fotogramma)

New York e oltre 130 leader mondiali. Parliamo della più grande assemblea politica, quella generale delle Nazioni Unite (Onu) che è arrivata alla sua 79esima edizione. L’Unione europea è in prima fila con i suoi 27 Stati membri i cui leader si sposteranno in massa oltre oceano per presenziare e intervenire sulle tematiche che riguardano l’era moderna.

Dal conflitto in Ucraina, agli eventi climatici che hanno piegato l’Europa centrale, passando tra Medio Oriente e Sudan, fino a pace, sicurezza, sostenibilità: i punti sui quali dibatteranno i governatori, premier, rappresentanti politici delle Nazioni sono tutti caldi e per molti, scottano addirittura.

L’agenda e gli appuntamenti Onu

L’Unione europea sarà rappresentata dall’intervento del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Ma non sarà il solo, perché a prendere parte all’Assemblea Onu ci sarà la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la vicepresidente esecutiva Vestager, insieme all’Alto rappresentate Josepp Borrell.

A partire da domani, martedì 23 settembre, saranno aperti i lavori con appuntamenti dedicati al rischio di un’escalation in Medio Oriente, in Libano nello specifico, che preoccupa l’Occidente e gli eventuali esodi che potrebbero derivarne, con una migrazione internazionale di cui l’Europa, con il suo affaccio al Mediterraneo, ne sarebbe protagonista. L’incontro più atteso è quello di giovedì 26 settembre, giornata durante la quale prenderanno la parola sia il premier israeliano Benjamin Netanyahu che il presidente palestinese Mahmoud Abbas.

L’Occidente (non tutto) chiede a Israele di porre fine all’occupazione palestinese. Mercoledì scorso l’Assemblea generale, a stragrande maggioranza, ha adottato una risoluzione che chiede di “mettere fine, e senza ulteriori ritardi, alla sua presenza illegale” nei territori palestinesi. Approvata con 124 voti a favore, 14 contrari e 43 astenuti, la risoluzione ha visto l’Italia astenersi e Paesi quali Germania, Polonia, Olanda, Regno Unito e Canada fare lo stesso. Gli Stati Uniti hanno votato contro.

Temi caldi dell’Assemblea

Se l’incontro-scontro tra Israele e Palestina dovesse concludersi con un nulla di fatto, l’escalation sarà il problema principale da gestire anche in Occidente. Non si può restare a guardare impassibili, anche perché le conseguenze sarebbero problematiche per l’Europa stessa. Lo sanno bene diversi leader che hanno già intensificato i controlli (o per meglio dire, i “blocchi”) delle frontiere, con misure più rigide per i richiedenti asilo.

Ma non solo Medio Oriente. Tra i temi caldi, due infuocano altrettanto il dibattito politico degli Stati Onu: migrazione e guerra russo-ucraina.

La prima è una questione che, nel caso dell’Unione europea, ad esempio, dovrebbe riguardare tutti gli Stati membri, chi più e chi meno coinvolto, come sancito nel recente Patto sui richiedenti asilo. Ma al momento, la gestione dei migranti sembra essere ancora un problema dei singoli Stati.

Sul conflitto russo-ucraino il dibattito è aperto. C’è chi vuole una pace, senza spiegare quale e come e chi, invece, vorrebbe solo la resa della Russia e la sovranità popolare dell’Ucraina ristabilita. L’Unione europea si è mossa in questa direzione approvando una risoluzione che chiede agli Stati membri di aiutare militarmente Zelensky, anche a costo di colpire basi militare russe con armi a lungo raggio prodotte in Occidente.

Guterres: “Un futuro migliore”

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, auspica “un futuro migliore” per l’umanità colpita da “guerre, povertà, riscaldamento globale”. Nonostante le obiezioni procedurali della Russia le Nazioni Unite hanno adottato nella giornata di domenica 22 settembre, per consenso, il Patto del Futuro voluto dal segretario Guterres.

Guterres ha chiesto agli Stati membri di dimostrare “visione, coraggio e spirito di compromesso” per rafforzare istituzioni internazionali “obsolete2 e non più in grado di rispondere efficacemente alle minacce del nostro tempo.

Nel Patto i leader si impegnano a rafforzare il sistema multilaterale “per stare al passo con un mondo che cambia, proteggere i bisogni e gli interessi delle generazioni attuali e future minacciate da crisi continue”. In 60 pagine messe a punto al termine di cinque bozze negoziali, il Patto presenta 56 “azioni” in ambiti che vanno dall’importanza del multilateralismo al rispetto della Carta Onu al mantenimento della pace, dalla riforma delle istituzioni finanziarie internazionali a quella del Consiglio di Sicurezza e della governance internazionale, passando per la lotta al cambiamento climatico, disarmo e sviluppo dell’intelligenza artificiale, scienza, tecnologia e cooperazione digitale, giovani e generazioni future, spazio e esplorazioni spaziali.

La Russia, sostenuta da Bielorussia, Iran, Corea del Nord, Nicaragua e Siria, avrebbe voluto presentare un emendamento affermando che l’Onu “non può intervenire negli affari interni” degli Stati, ma la stragrande maggioranza dell’Assemblea Generale aveva rifiutato di accogliere questa proposta. E se all’Assemblea Onu, Volodymyr Zelensky chiederà sostegno per una “pace giusta” – a condizione che l’Occidente consenta a Kiev di colpire in territorio russo con i missili a lungo raggio – Mosca ha già fatto sapere che non parteciperà.

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