Dopo l’invasione dello spazio aereo polacco da parte di diciannove droni russi, la Polonia ha chiesto alla Nato di attivare l’articolo 4 del Trattato firmato dagli alleati. Il primo ministro Donald Tusk ha definito l’accaduto “la più grave provocazione di sempre” e chiesto la riunione del Consiglio dell’Alleanza per valutare la risposta.
I caccia polacchi, supportati dalle forze Nato, hanno abbattuto almeno tre dei velivoli russi mentre altri sono precipitati autonomamente sul territorio, causando danni ma nessuna vittima. L’operazione ha richiesto la chiusura temporanea di quattro aeroporti polacchi, incluso lo Chopin di Varsavia. Il comando delle forze armate di Varsavia ha denunciato quello che ha definito “un atto di aggressione che ha rappresentato una vera minaccia per la sicurezza dei cittadini”.
Dopo la riapertura degli scali, la Polonia ha annunciato che limiterà i voli nel suo spazio aereo orientale fino all’inizio di dicembre “per garantire la sicurezza nazionale”, come dichiarato dall’Agenzia polacca per la navigazione aerea.
Le autorità polacche, intanto, hanno chiesto agli Alleati l’applicazione dell’articolo 4 del Trattato Nato, ritenendo che l’invasione nei cieli di Varsavia non sia frutto di un errore, ma una scelta “deliberata” del Cremlino.
L’articolo 4: uno strumento diplomatico prima dello scontro
L’articolo 4 del Trattato Nord Atlantico costituisce il primo anello della catena di sicurezza collettiva dell’Alleanza. Il testo stabilisce che “le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”.
A differenza del più noto articolo 5, che scatta in caso di attacco armato diretto e considera l’aggressione contro un membro come un attacco a tutta l’Alleanza, l’articolo 4 funziona come “campanello d’allarme” quando un Paese alleato ritiene che la propria sicurezza sia a rischio.
Non prevede risposte automatiche né obblighi militari immediati, ma attiva consultazioni immediate tra i partner attraverso il Consiglio Nord Atlantico, l’organo decisionale principale della Nato, per discutere insieme la situazione, valutare le minacce e decidere eventuali azioni collettive, che possono andare da misure diplomatiche fino a decisioni militari.
Il Trattato non prevede alcun obbligo di passare prima dall’articolo 4 per attivare i meccanismi dell’articolo 5.
I precedenti: sette attivazioni in 76 anni
L’articolo 4 è stato invocato sette volte dalla creazione della Nato, nel 1949.
La volta risale al 10 febbraio 2003, quando la Turchia chiese consultazioni sulla propria sicurezza in vista dell’imminente invasione americana dell’Iraq. Ankara temeva possibili ritorsioni e attacchi dal territorio iracheno, ottenendo il dispiegamento di sistemi antimissile Patriot e aerei radar Awacs della Nato.
La Turchia tornò ad attivare l’articolo 4 nel giugno 2012 dopo l’abbattimento di un jet F-4 Phantom da parte delle forze siriane di Assad, segnando l’inizio di una serie di provocazioni lungo il confine turco-siriano. Nell’ottobre dello stesso anno, nuovo ricorso alla clausola dopo che colpi di mortaio siriani uccisero cinque civili turchi nella città di confine di Akçakale.4
La quarta attivazione arrivò nel luglio 2015 durante l’intensificarsi del conflitto siriano e della lotta contro l’Isis, quando la Turchia ottenne supporto nella campagna aerea.
Il luglio 2016 vide la quinta invocazione dell’articolo 4 dopo il fallito colpo di stato in Turchia, con Ankara che chiese discussioni sulle implicazioni del tentativo di golpe sulla stabilità regionale e sulla sicurezza dell’Alleanza. La sesta attivazione avvenne nel febbraio 2020, quando un attacco aereo siriano, presumibilmente sostenuto dalla Russia, uccise trentatré soldati turchi nella provincia di Idlib, portando a un’escalation diplomatica con Mosca.
L’ultima attivazione prima di quella richiesta dalla Polonia risale al 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, quando otto Paesi del fianco orientale – Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia – invocarono contemporaneamente l’articolo. Fu la prima attivazione collettiva nella storia della Nato, che portò al rafforzamento della presenza militare dell’Alleanza nei Paesi baltici e nell’Europa orientale.
La decisione polacca di attivare nuovamente questa clausola evidenzia la gravità dell’episodio. Il ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski ha sottolineato di “non avere dubbi” che l’intrusione dei droni russi “non sia stata un incidente”. Ha spiegato che mentre in passato uno o due droni potrebbero essere stati frutto di malfunzionamento tecnico, “in questo caso ci sono state diciannove violazioni, ed è semplicemente inimmaginabile che possa essere stato accidentale”.
Le dichiarazioni dei Paesi alleati
L’episodio si inserisce in un contesto di crescenti tensioni tra la Russia e i Paesi Nato del fianco orientale.
Non è la prima volta che droni russi violano lo spazio aereo di membri dell’Alleanza: episodi simili si sono verificati in Romania, Lettonia e Lituania. Il vicepremier e ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz ha infatti dichiarato che “la Russia sta ancora una volta provocando i Paesi della Nato”.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito l’accaduto “un precedente estremamente pericoloso per l’Europa”, mentre il ministro degli Esteri ucraino Andrij Sybiha ha invocato “una risposta forte” perché “Putin sta mettendo alla prova l’Occidente”.
Il Cremlino ha negato di aver preso di mira deliberatamente la Polonia, con il ministero degli Esteri russo che ha accusato Varsavia di diffondere “miti” per inasprire la guerra in Ucraina. L’ambasciata russa a Varsavia ha dichiarato che “la Polonia non ha fornito prove dell’origine russa degli oggetti entrati nello spazio aereo polacco”.
Il messaggio di Tusk: oltre l’articolo 4
Il premier polacco ha chiarito che l’attivazione dell’articolo 4 rappresenta solo l’inizio di una cooperazione più profonda. “Bisogna dirlo forte e chiaro a tutto il mondo occidentale, a tutti i nostri alleati: l’articolo 4 è solo l’introduzione a una cooperazione più profonda per la sicurezza dei nostri cieli e dei nostri confini, che sono i confini della Nato”.
La Polonia ha interpretato l’invasione dei droni russi come un’escalation che giustifica un confronto ufficiale in sede Nato. L’episodio dimostra come la guerra in Ucraina continui ad avere ricadute dirette sui territori dell’Alleanza, testando i meccanismi di sicurezza collettiva e la coesione occidentale di fronte alle provocazioni russe.
Intanto, il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha alzato il livello d’allerta: “Le minacce del Cremlino all’Europa sono allarmanti. Siamo su un pericoloso crinale, come nel 1914”.