Alluvioni, l’Ue sblocca oltre un miliardo di euro per l’Italia e altri quattro Paesi

Quasi 450 milioni di euro sono destinati a Emilia Romagna e Toscana
5 giorni fa
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Alluvione
Macchine sottacqua per una forte alluvione_Canva

Mentre l’Italia (e non solo) calcola i danni causati dalla tempesta Boris, che ha devastato l’Emilia Romagna e non ha risparmiato le Marche, arriva il via libera definitivo di Bruxelles per l’assistenza richiesta oltre un anno fa in seguito alle alluvioni del maggio 2023. Il Consiglio dell’Unione Europea ha sbloccato 1,28 miliardi di euro dal Fondo di solidarietà dell’Ue (Fsue), destinato a far fronte alle conseguenze di sei catastrofi naturali che hanno colpito Italia, Slovenia, Austria, Grecia e Francia. Di questi fondi, quasi 450 milioni di euro sono destinati a Emilia Romagna e Toscana.

Il Fondo di solidarietà: un sostegno importante per i Paesi colpiti

Il Fondo di solidarietà dell’Ue è stato istituito nel 2002 per fornire assistenza finanziaria agli Stati membri e ai Paesi in via di adesione, colpiti da gravi catastrofi naturali. Negli ultimi vent’anni, il fondo ha mobilitato oltre 8 miliardi di euro in risposta a più di centro disastri, tra terremoti, inondazioni, incendi e tempeste. Il suo obiettivo è quello di coprire parte dei costi delle operazioni di emergenza e recupero, come la riparazione di infrastrutture danneggiate, la protezione della popolazione e la messa in sicurezza delle infrastrutture preventive e del patrimonio culturale.

L’Italia riceverà 446,64 milioni di euro, di cui 378,83 milioni destinati all’Emilia Romagna (inclusi 94,71 milioni già erogati come anticipo) e 67,81 milioni alla Toscana. Questi fondi saranno utilizzati per interventi di riparazione e bonifica e copriranno retroattivamente i costi sostenuti a partire dal primo giorno della catastrofe. Gli altri Paesi beneficiari sono la Slovenia (428,4 milioni di euro), colpita da gravi inondazioni nell’agosto 2023, l’Austria (5,2 milioni di euro), la Grecia (101,5 milioni di euro, dopo la tempesta mediterranea “Daniel” del settembre 2023) e la Francia (46,7 milioni di euro, colpita da inondazioni nel novembre 2023).

Focus sull’Italia: Emilia Romagna e Toscana ricevono 450 milioni

L’Emilia Romagna, devastata dalle alluvioni di maggio 2023, ha riportato danni per 8,5 miliardi di euro, metà dei quali necessari per ripristinare infrastrutture come strade, ponti, argini dei fiumi e canali. Il governo italiano ha già stanziato 3,8 miliardi di euro, di cui 2,5 miliardi per la messa in sicurezza del territorio e 1,3 miliardi per rimborsi a famiglie e imprese. Il cambiamento climatico sta aumentando esponenzialmente la frequenza delle alluvioni e a meno di un anno e mezzo, l’Emilia Romagna ha rivisto le scene dell’alluvione 2023 per mano della tempesta Boris che ha devastato molte aree dell’Est Europa e dell’Europa centrale. L’intervento dell’Ue arriva quindi in un momento critico, fornendo un aiuto essenziale per le comunità colpite.

Come dichiarato dagli eurodeputati Stefano Bonaccini, Giuseppe Lupo e Dario Nardella, “l’intervento dell’Unione Europea testimonia il concreto senso di solidarietà che anima i valori fondanti dell’Ue”. Dopo il via libera del Consiglio dell’Ue e della Commissione Budget del Parlamento europeo, manca solo il voto finale dell’Eurocamera nella sessione plenaria di ottobre per sbloccare definitivamente i fondi.

L’Ue tra emergenza, prevenzione e Pac

Oltre a intervenire in emergenza, l’Ue ha rafforzato il proprio impegno per prevenire le catastrofi naturali, in particolare attraverso la Politica agricola comune (Pac). La Commissione europea ha recentemente proposto di destinare ulteriori 119,7 milioni di euro dalla riserva agricola della Pac per sostenere gli agricoltori di Paesi colpiti da eccezionali avversità climatiche, tra cui l’Italia, la Bulgaria, la Germania, l’Estonia e la Romania. Questa riserva, di almeno 450 milioni di euro all’anno per il periodo 2023-2027, è stata creata per fornire un supporto immediato a settori vulnerabili come l’agricoltura, duramente colpita dai cambiamenti climatici. Gli Stati membri beneficiari dovranno distribuire i fondi entro il 30 aprile 2025 e notificare alla Commissione i dettagli sull’attuazione delle misure entro la fine del 2024. Tra le priorità vi è evitare distorsioni della concorrenza e sovracompensazioni, assicurando che i fondi siano distribuiti equamente e in base alle reali necessità.

La Pac è anche motivo di dibattito tra i vari gruppi parlamentari Ue: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il fronte progressista vogliono imporre limiti particolarmente rigidi per gli agricoltori, al fine di ridurre drasticamente l’inquinamento del suolo e dell’atmosfera, gran parte della destra europea ritiene che la Pac penalizzi eccessivamente gli agricoltori europei.
Il 13 maggio scorso, poco prima delle elezioni europee di giugno, il Consiglio dell’Unione europea ha adottato formalmente la revisione mirata di alcune parti della Pac. Una revisione già annunciata su Eurofocus dal vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, che il ministro dell’Agricoltura belga David Clarinval ha definito: “un risultato concreto dei nostri sforzi volti a ridurre la burocrazia e garantire la semplificazione per gli agricoltori. L’adozione avviene solo due mesi dopo la presentazione della proposta da parte della Commissione. Ciò dimostra chiaramente che stiamo mantenendo le promesse fatte agli agricoltori europei”.

Il governo italiano ha chiesto con forza questa revisione, accolta con entusiasmo dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida: “L’Italia in Europa ha adottato una posizione decisa, presentando un documento a febbraio che esortava la Commissione Ue a riconsiderare politiche ideologiche, mascherate da presunto ambientalismo, dannose per il nostro settore primario. La riforma – ha aggiunto il ministro – riduce la burocrazia, aumenta la flessibilità e mette al centro l’agricoltura nell’agenda europea. Attraverso un impegno per la formazione, il giusto riconoscimento del lavoro e del reddito, la lotta contro le pratiche sleali e una visione di sostenibilità che abbraccia sia l’ambiente che l’economia e il sociale, stiamo delineando un futuro migliore per il settore agricolo”.

La gestione della Pac è emblematica della transizione green, in bilico tra le esigenze ambientali e quelle di produttività. In occasione della revisione della Pac, la coalizione ambientalista Cambiamo Agricoltura ha denunciato i grandi passi indietro con cui “la Commissione europea ha ceduto alla falsa narrazione che oppone l’ambiente all’agricoltura” definendo “non una semplificazione, ma un attacco al futuro che rende la nostra agricoltura meno resiliente di fronte alle sfide ambientali globali e che vanifica i passi avanti a favore della natura e della protezione del clima compiuti negli ultimi venticinque anni”.

Come più volte sottolineato sulle pagine di Prometeo 360, l’opposizione tra ambiente ed economia è valida solo nel breve termine. Gli eventi climatici estremi lo dimostrano ampiamente e tragicamente. Federica Ferrario, di Greenpeace Italia ha sottolineato che “Affossare le ultime misure di protezione ambientale rimaste non salverà gli agricoltori e renderà tutti più vulnerabili ai sempre più frequenti eventi climatici estremi”.

L’azione dell’Ue per affrontare i cambiamenti climatici

Oltre all’assistenza post-catastrofe, l’Ue si sta concentrando sempre più sulla prevenzione e la mitigazione degli impatti climatici. Negli ultimi anni, l’Unione ha adottato diverse strategie per affrontare le cause dei cambiamenti climatici e ridurre la vulnerabilità delle regioni europee.

Tra le principali iniziative vi è il Green Deal europeo, lanciato nel 2019 con l’obiettivo di rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Tra le misure previste vi è la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, la promozione di energie rinnovabili, l’efficienza energetica e l’adattamento delle infrastrutture urbane per resistere meglio a eventi meteorologici estremi. Per supportare questi obiettivi, il piano di investimenti del Green Deal mobiliterà almeno 1.000 miliardi di euro nei prossimi dieci anni.
Anche il piano di adattamento ai cambiamenti climatici è un tassello cruciale di questa strategia. Lanciato nel 2021, il piano mira a rendere l’Europa più resiliente agli impatti climatici, promuovendo soluzioni basate sulla natura, la costruzione di infrastrutture più resistenti e il miglioramento dei sistemi di allerta precoce.

I prossimi passi per l’approvazione definitiva

Dopo l’approvazione del Consiglio dell’Ue e della Commissione Bilancio del Parlamento europeo, si attende il voto finale dell’Eurocamera sugli aiutati ai cinque Paesi membri, previsto per la prossima sessione plenaria del 7-10 ottobre. Una volta approvati, i fondi verranno distribuiti ai Paesi beneficiari entro il 30 aprile 2025, mentre gli Stati membri dovranno presentare alla Commissione europea un dettagliato piano di attuazione delle misure entro il 31 dicembre 2024.

Con i fondi del Fsue e proposte più a lungo termine come quella di un piano infrastrutturale europeo, l’Ue utilizza un approccio olistico che combina prevenzione, adattamento e mitigazione per proteggere i cittadini e l’economia da future catastrofi naturali.
Eventi come la tempesta Boris, diretta conseguenza del surriscaldamento climatico, dimostrano che la strada verso un continente resiliente e sicuro è ancora lunga.

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