Un’AI etica che metta al centro l’uomo: il ruolo dell’Europa nel tracciare la rotta

Solo un settore pubblico forte può guidare lo sviluppo dell’IA verso obiettivi di equità, sostenibilità e progresso sociale. La visione human-centered di un White Paper italiano del 2018 è più attuale che mai
4 giorni fa
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Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza artificiale deve mettere l’essere umano al centro ed essere al servizio delle persone e non viceversa. Mentre le istituzioni devono agire in modo attivo, non come semplici regolatori ma come plasmatori di un’AI etica, sovrana e democratica, a misura e a favore dei cittadini e non delle piattaforme. Questo, in sintesi, il punto di vista espresso in un white paper italiano del 2018, coordinato da AgID – Agenzia per l’Italia Digitale – e dal Ministero dello sviluppo economico, ritornato di grande attualità ora che l’AI è uscita dall’ambito degli addetti ai lavori ed è ormai mainstream, con tutte le opportunità ma anche le sfide che ciò comporta. Tra queste, la protezione dei dati, i pregiudizi degli algoritmi, l’impatto sul mercato del lavoro.

Ne parla Enzo Maria Le Fevre Cervini, tecnologo dell’intelligenza artificiale per i servizi pubblici e responsabile del settore presso la Commissione europea, che su LinkedIn sottolinea la totale attualità del Libro bianco e la necessità, anzi l’urgenza, di riprendere la visione in esso contenuta per farne la guida, la bussola che indica la strada verso lo sviluppo dell’AI nel settore pubblico. Soprattutto a livello europeo.

Le Fevre Cervini innanzitutto concorda con il paper, che chiede un approccio radicato nella trasparenza, nell’equità, nella responsabilità democratica e nell’uso strategico dell’IA nei servizi pubblici.

Ma la chiave di tutto è che i governi non siano passivi e non si limitino a regolare ciò che già esiste: piuttosto, devono essere loro a indirizzare lo sviluppo di una tecnologia così dirompente e si a porsi come facilitatori di ecosistemi di IA affidabili, agendo come finanziatori, normatori, orchestratori e costruttori di infrastrutture. Un approccio ripreso non da ultimo dal rapporto Ocse del 29019 sulle tecnologie emergenti nel settore pubblico e dal Rapporto Draghi presentato lo scorso settembre, che esorta l’Europa a “dispiegare il peso delle sue istituzioni pubbliche come plasmatori di mercato”.

Una governance responsabile, inclusiva, etica

La definizione di IA proposta nel Libro Bianco va ben oltre la dimensione tecnologica: l’IA è uno strumento per rafforzare la cittadinanza, supportare i servizi pubblici e promuovere la fiducia nelle istituzioni democratiche. Il testo pone con forza il tema della governance responsabile dell’innovazione, delineando una serie di sfide che devono essere affrontate per un’adozione sicura dell’IA nella Pubblica Amministrazione.

Su tutte, c’è quella etica, quindi la necessità di affermare senza dubbi il principio antropocentrico che vede l’IA è al servizio della persona, mai viceversa. Altri temi sono l’alfabetizzazione digitale e nello specifico legata alle nuove tecnologie, la lotta alle disuguaglianze, che possono essere esacerbate o migliorate a seconda dell’uso che si farà dell’AI, la trasparenza algoritmica, la qualità dei dati – di alta qualità, interoperabili, affidabili e privi di bias-, la privacy.

Quello che emerge dal paper è che l’AI può migliorare la società, ma solo se progettata in modo inclusivo, equo e responsabile. In caso contrario, rischia di amplificare le disuguaglianze e rafforzare dinamiche di sorveglianza o discriminazione.

E c’è un ulteriore aspetto, simbolico e culturale, su cui il documento si sofferma: costruire un discorso collettivo sull’IA che coinvolga anche arte, design, psicologia, sociologia. Serve una narrazione partecipata e consapevole, che colmi il divario tra tecnologia e umanità.

Tra le soluzioni a queste sfide, il paper chiedeva esplicitamente, e lo ricorda Le Fevre Cervini:

• appalti pubblici strategici di intelligenza artificiale etica e spiegabile
• infrastrutture digitali e di dati rafforzate
• innovazione dell’AI promossa pubblicamente in settori quali sanità, istruzione, mobilità e monitoraggio ambientale
• sviluppo del capitale umano.

La ‘terza via’ dell’Europa: al centro uomo e diritti

Il white paper, dunque, propone una serie di ambiti ancora oggi attualissimi e sottolinea che la leadership del settore pubblico è essenziale per garantire un accesso inclusivo all’innovazione, stabilire parametri di riferimento etici e implementare l’IA in servizi critici come l’assistenza sanitaria, la protezione sociale e l’istruzione.

E sebbene nasca in ambito nazionale, il documento chiede un’integrazione strutturale a livello di settore pubblico in Europa. Ed è proprio a livello di Europa, commenta Le Fevre Cervini, che occorre operare, perché “le strategie nazionali frammentate non funzionano più”. Sebbene queste siano valide, “la mancanza di coordinamento operativo ha limitato la leva collettiva” del blocco, spiega l’esperto.

L’Europa negli anni, non va dimenticato, si è fatta portatrice di una ‘terza via’ all’AI: incentrata sull’uomo e sui diritti, radicata nella responsabilità democratica. Una via che si contrappone a quella statunitense, guidata dal mercato e dalla deregulation, e a quelle cinese, statalista e basata sulla sorveglianza.

La visione del white paper, human-centered e guidata da una governance attenta, ben si salda dunque agli sforzi che vengono fatti in Europa per costruire infrastrutture digitali comuni e quadri interoperabili. L’esperto cita l’Interoperable Europe Act, entrato in vigore nell’aprile 2024 con l’obiettivo di far cooperare le amministrazioni e garantire che i servizi pubblici funzionino attraverso i confini territoriali, settoriali e organizzativi.

Un ecosistema europeo unificato di IA

Quello a cui bisogna puntare, spiega Le Fevre Cervini, è proprio un ecosistema europeo unificato di IA attraverso una governance interoperabile, ecosistemi di dati transfrontalieri e una bussola etica condivisa. Quest’ultima può essere il white paper, “ricordandoci che interoperabilità, etica e innovazione possono, e devono, coesistere”.

L’importanza di agire insieme, perché solo così si gode di un peso sufficiente per competere con i concorrenti globali, in primis Usa e Cina, è ormai sottolineata da più parti. Mario Draghi lo ha più volte ribadito: dobbiamo “pensare come un sistema”.

Tra i suggerimenti del suo Rapporto per quanto riguarda AI e settore pubblico, ripresi ed evidenziati da Cervini, ci sono la creazione di sandbox europei congiunti per l’intelligenza artificiale, set di dati interoperabili e infrastrutture cloud, la condivisione di quadri di certificazione. Soprattutto, occorre che l’Europa parli con voce unica nei negoziati globali su standard e regole in materia.

L’intelligenza artificiale è già qui. La domanda non è se adottarla, ma come farlo nel modo giusto. Il White Paper italiano ci ricorda che questa scelta è innanzitutto politica e culturale, in mano al settore pubblico.