AI e computer quantistici: l’Europa cerca di non perdere il treno e prepara un fondo da 5 miliardi

Obiettivo: trattenere in Europa le start-up più promettenti e costruire la nuova sovranità tecnologica. L'Italia pronta a guidare un 'Rinascimento quantistico' con la Q-Alliance, “il più potente quantum hub al mondo”
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Computer Bit

Un fondo per sostenere le aziende europee nei settori dell’informatica quantistica, dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie considerate strategiche, per cercare di non perdere il treno del quantum computing, tanto più considerando che il divario con l’AI sembra già difficilmente colmabile.

Ci sta lavorando l’Unione europea: il fondo sovrano danese EIFO, la spagnola Criteria Caixa SA, la Novo Nordisk Foundation e la famiglia di industriali e banchieri svedese Wallenberg sono in trattative per investire nel fondo Scaleup Europe, riporta Bloomberg. Oggi si è tenuto un incontro tra i potenziali investitori, la Commissione europea e la Banca europea per gli investimenti (Bei), che sta ancora valutando se prendere parte all’iniziativa.

Obiettivo iniziale 5 mld, la Commissione punta a raccoglierne altri 25

Il fondo pubblico-privato ha un obiettivo iniziale di 5 miliardi di euro e impegni ricevuti per 3 miliardi di euro, più un miliardo di euro stanziato dall’acceleratore dell’Ue, il Consiglio europeo per l’innovazione, a cui si potrebbero aggiungere 25 miliardi di euro che la Commissione intende raccogliere.

L’iniziativa punta a un round di investimento di oltre 100 milioni di euro, sempre secondo quanto riportato da Bloomberg News che ha visionato un documento interno della Commissione, secondo cui i beneficiari dovranno mantenere sede e operazioni principali in Europa e concentrarsi su “tecnologie strategiche e abilitanti” – tra cui robotica, materiali avanzati, energia pulita e biotecnologie. La Commissione dovrebbe nominare un gestore esterno entro gennaio 2026.

AI e quantum computing: “Due delle trasformazioni più grandi dell’ultimo mezzo secolo”

L’importanza della questione e il problema che attanaglia il blocco europeo sono stati sintetizzati da Alessandro Curioni, vice president di Ibm Europa e Africa e direttore del laboratorio di ricerca Ibm di Zurigo, durante la diretta Adnkronos dal summit internazionale Digital Innovation Forum – Comolake 2025, che si è svolto dal 14 al 17 ottobre a Cernobbio: “Stiamo attraversando due delle trasformazioni più grandi dell’ultimo mezzo secolo: l’intelligenza artificiale e il quantum computing”.

“Il quantum computing ci permette di rappresentare l’informazione in modo completamente diverso, rendendo possibili simulazioni e ottimizzazioni finora impensabili: dallo sviluppo di nuovi farmaci alla creazione di materiali innovativi”, ha spiegato, evidenziando come però mentre “gran parte della ricerca teorica è nata in Europa, la sua industrializzazione è oggi guidata da Stati Uniti e Cina“.

“L’Italia e l’Europa devono cogliere l’opportunità di creare un’industria del software quantistico e di formare le nuove generazioni”, ha concluso il manager.

In gioco ci sono la sovranità, l’autonomia strategica, la competitività e in definitiva il benessere del continente. Ma tutto passa da un collo di bottiglia: le risorse.

Il problema dell’Europa: il finanziamento

L’Unione ha un ecosistema dinamico di accademici, scienziati e start up, ma ha anche un problema: i soldi e come vengono spesi. In sostanza, in Europa una start up non ha particolari problemi a raccogliere fondi nelle prime fasi della sua vita, ma quando si tratta di scalare trova il deserto e dunque ha davanti a sé due scelte: chiudere o rivolgersi altrove, ovvero agli Usa (o alla Cina).

Il Vecchio Continente e il Regno Unito concentrano alcuni tra gli istituti di ricerca più importanti del mondo, inoltre l’Europa è il più grande produttore mondiale di pubblicazioni scientifiche e guida la ricerca in settori ad alta tecnologia. Ma poi conclude poco: ha solo il 14% degli unicorni (startup che valgono più di 1 miliardo di dollari) del mondo. Le scoperte europee finiscono insomma per essere commercializzate e scalate da aziende americane.

Semplicemente, gli Usa investono di più. E con la corsa all’AI, il divario è ulteriormente aumentato. L’obiettivo del fondo è dunque proprio quello di evitare la fuga in Usa o Cina delle start up più promettenti, come è già successo ad esempio con DeepMind. Tuttavia, i 5 miliardi sul piatto (il resto è al momento un’intenzione) sono un inizio ma non sono sufficienti. Per non perdere terreno anche con il quantum computing, l’Europa dovrà tirare fuori molto di più.

Solo per rimanere alla tecnologia quantistica, settore sempre più strategico, gli Stati Uniti già nel 2018 hanno stanziato 1,2 miliardi di dollari nell’ambito del National quantum Initiative Act, mentre Pechino ha finanziato con 15 miliardi di dollari un centro nazionale di ricerca ad hoc nell’Università di Scienza e tecnologia della Cina. Ha funzionato: il Dragone nel 2020 con il computer Jiuzhang ha eguagliato Google, che solo l’anno prima aveva fatto scalpore raggiungendo la “supremazia quantistica” con il processore Sycamore.

Ecco perché Mario Draghi nel suo Rapporto sulla competitività, Enrico Letta nel suo Rapporto sul Mercato unico e la Commissione sottolineano la necessità di un’Unione dei Risparmi e degli investimenti: in Europa giacciono inutilizzati miliardi dei risparmiatori che l’esecutivo vorrebbe impiegare anche per finanziare l’innovazione. Ma finora ogni appello è caduto nel vuoto, scontrandosi con la difesa delle sovranità nazionali da parte dei Paesi membri.

Un ‘Rinascimento quantistico’ Italiano

Intanto l’Italia potrebbe guidare un ‘Rinascimento quantistico‘, come lo ha definito Niccolò De Masi, presidente e amministratore delegato di IonQ in occasione del Digital Innovation Forum, durante il quale IonQ e D-wav, due colossi del quantum computing, hanno siglato un Memorandum of Understanding per dare vita a Q-Alliance, “il più potente quantum hub al mondo”, da realizzare nel Bel Paese.

La Q-Alliance, a cui partecipano anche scienziati indipendenti e che gode del supporto delle autorità istituzionali italiane, mira a creare in Lombardia un ecosistema di calcolo quantistico all’avanguardia del settore, rendendolo aperto, responsabile e sostenibile e accelerando la scoperta scientifica, la trasformazione industriale e la sovranità digitale. I partecipanti si sono impegnate a impiegare questa piattaforma per usi esclusivamente civili, sostenibili ed eticamente responsabili.

L’Alleanza consentirà a università, ricercatori, imprese e centri di calcolo italiani di accedere direttamente alle risorse di calcolo quantistico, con l’obiettivo di realizzare un’infrastruttura di rilevanza globale.
Non c’è un pezzo dell’economia italiana che non sarà accelerato attraverso l’hardware, la tecnologia e le soluzioni di IonQ”, ha aggiunto De Masi.

Per il sottosegretario di Stato al Digitale, Alessio Butti, l’iniziativa – radicata nel quadro strategico del governo italiano per le tecnologie digitali e quantistiche – non è solo una pietra miliare tecnologica, ma anche un modello di innovazione aperta e di cooperazione, che simboleggia la leadership dell’Italia nella transizione quantistica europea.

In Lombardia il sistema quantistico Advantage2™

E non è l’unica novità emersa dal Digital Innovation Forum: Swiss Quantum Technology e D-Wave Quantum hanno annunciato la firma di un accordo per il posizionamento in Italia, in Lombardia, di un sistema quantistico Advantage2™ da oltre 4.400 qubit, per un valore complessivo di 10 milioni di euro.

Il senso del progetto, che supporta gli obiettivi della Q-Alliance, è stato spiegato da Alan Baratz, presidente e amministratore delegato di D-Wave Systems, durante la diretta speciale dell’Adnkronos da Cernobbio: “ È un passo decisivo per sostenere la trasformazione digitale del Paese”.

Baratz ha spiegato che “i computer quantistici sono in grado di risolvere problemi complessi come la pianificazione della forza lavoro, l’ottimizzazione della produzione e persino il ripiegamento delle proteine, con una velocità e un’efficienza energetica impensabili per i sistemi classici”.

I due computer quantistici e il supercomputer dell’Unione

Intanto l’Unione procede. Il 23 settembre blocco ha acceso a Ostrava, in Repubblica Ceca, VLQ, il suo secondo computer quantistico. Il primo, pochi mesi prima, era stato PIAST-Q in Polonia. VLQ rientra nel programma Quantum technologies flagship dell’Ue, che punta a far entrare in funzione otto sistemi quantistici entro il 2026 dislocati in vari Stati membri e tra loro, in futuro, collegati.

L’obiettivo è coprire tutte le principali tecnologie quantistiche disponibili, dato che ognuna performa al meglio su un compito preciso, ad esempio la crittografica o l’intelligenza artificiale.

L’avvio di VLQ segue quello del supercomputer exascale ‘Jupiter’, acceso ai primi di settembre in Germania. Ma si tratta di macchine diverse: Jupiter ha una capacità di calcolo straordinaria, un miliardo di miliardi di operazioni al secondo, tuttavia rimane concettualmente e praticamente un computer ‘classico’.

In sintesi, le informazioni sono fatte di bit, che in un computer tradizionale possono valere solo o 0 o 1. I computer quantistici invece sfruttano i qubit (quantum bit), che possono assumere contemporaneamente i valori 0 e 1 o “influenzarsi” a distanza tramite un fenomeno detto entanglement (“intreccio quantistico”). In questo modo possono elaborare molti calcoli in parallelo, risolvendo in pochi secondi problemi che un supercomputer classico impiegherebbe anni ad affrontare.

VLQ e PIAST-Q sono computer misti, combinando i due tipi di calcolo. Il primo infatti è collegato direttamente ai supercomputer tradizionali già operativi nel centro ceco: dato che i sistemi quantistici non possono attualmente lavorare da soli, i due sistemi sfruttano le macchine ‘classiche’ per preparare i dati prima dei calcoli e elaborare i risultati dopo averli eseguiti.

Anche in questo caso, i sistemi saranno accessibili a università, centri di ricerca e aziende di tutta Europa, redendo possibile l’accesso a una tecnologia finora riservata a pochi. Puntando stavolta a tenere il passo con le (altre) potenze globali.