Borrell risponde a Szijjártó: “Accuse inaccettabili” e prepara un piano

L'Alto Rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell ha annunciato la convocazione di una "sessione ristretta" per valutare i fatti
2 mesi fa
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il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó a Londra
Il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó a Londra

Queste accuse sono semplicemente inaccettabili“, così l’Alto Rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell ha commentato le dichiarazioni del ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó secondo cui l’Europa non starebbe facendo nulla per far cessare la guerra in Ucraina.  

Al suo arrivo al Consiglio Affari Esteri di ieri, lunedì 22 luglio, Borrell ha aggiunto: “L’Unione europea sta sostenendo l’Ucraina, e dobbiamo porre fine alla guerra sulla base della Carta delle Nazioni Unite. Discuteremo di come gli Stati membri valutano questa posizione da parte di un Paese che allo stesso tempo è il paese che ha la presidenza dell’Unione europea. L’Unione Europea non sta spingendo per la guerra, non è dalla parte della guerra, difende l’Ucraina di fronte a un’aggressione”.

Il piano di Borrell per rispondere a Orbán

Il sedicente “tour della pace” di Orbán, corredato dalle dichiarazioni finali, ha irritato Borrell che ha deciso di passare all’azione. 

Convocherò una sessione ristretta, solo con i ministri, per discutere di cosa è successo nelle scorse settimane, a cominciare dalla visita del primo ministro Orbán e i discorsi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del ministro ungherese che accusano l’Unione europea di essere il Paese o l’Unione che spinge per la guerra”.

Più sottile la reazione di Macron, qualche giorno fa, dopo la visita di Orbán a Trump, il leader che, secondo il premier ungherese, “risolverà tutto” e riporterà la pace in Ucraina. Il presidente transalpino ha dichiarato: “Penso sia legittimo che un capo di governo possa andare nel Paese in cui sceglie di recarsi in visita”, prima di spiegare che però “non dovrebbero esserci ambiguità”. A tal fine, Macron ha specificato ancora una volta che Orbán non ha fatto il viaggio “in quanto presidente di questo semestre con responsabilità europee”.

Insomma, la risposta europea è iniziata e ora il leader di Fidesz rischia il boicottaggio. Come annunciato dal portavoce della Commissione Ue Eric Marmer, l’esecutivo europeo non invierà commissari specializzati alle riunioni informali organizzate dalla presidenza ungherese dell’Ue.
Si tratta di uno dei tasselli della strategia soft con cui l’Europa ha deciso di rispondere a Orbán. Una strategia non scontata, dato che una frangia avrebbe preferito l’approccio più duro: far cessare anticipatamente la presidenza ungherese del Consiglio Ue, il cui termine è fissato al 31 dicembre di quest’anno.
Questa strategia, però, avrebbe provocato tensioni difficili da gestire e un precedente scomodo. Così la strategia del “disimpegno silenzioso” (i “Quite quitters”) di boicottare le riunioni informali del Consiglio che si tengono a Bruxelles si è affermata come risposta a Orbán. L’Ue ha accelerato il boicottaggio dopo le conclusioni del presidente ungherese e le parole del suo ministro degli Esteri.

Cosa ha detto Szijjártó

L’irritazione di Josep Borrell fa da eco alla lettera scritta dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e indirizzata al primo ministro ungherese.

Dopo il “Trump pacificatore” di Orbán, il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó, come riportano i media di Budapest, ha detto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che l’Ue “non solo non vuole negoziati di pace” in Ucraina, “non solo continua ad aggravare il conflitto e non considera il pericolo di escalation, ma quando qualcuno parla di pace lo bollano immediatamente come ‘burattino di Putin”. Un atteggiamento respinto dal ministro: “Non dobbiamo essere etichettati come ‘burattini di Putin’ o ‘propagandisti del Cremlino’ per aver sostenuto il dialogo e la pace”.