Quello firmato da Unione europea e Indonesia formalmente è un accordo di libero scambio, ma nella sostanza ha un peso specifico di gran lunga maggiore. Non si tratta solo di abbattere i dazi e incentivare i rapporti commerciali tra le due aree, ma di trovare nuove strade per le proprie relazioni geopolitiche, dal momento che quelle sempre battute sono diventate impervie.
In tempo di guerra, insomma, meglio farsi nuovi amici.
Soprattutto se la guerra è commerciale e il tempo per salvare la propria economia non è ancora scaduto, come nel caso dell’Unione europea, che deve adattarsi al nuovo ordine globale. Il partner di sempre, gli Stati Uniti, non è più un alleato per il mercato e si sta sfilando anche in materia di difesa, mentre chiede ai Ventisette di investire molte più risorse finanziarie nella Difesa. Cosa che l’Ue farà mentre subirà l’affievolimento della propria economia, dovuto anche ai dazi imposti dal presidente americano. Proprio i dazi sono i protagonisti dell’accordo di libero scambio firmato da Ue e Indonesia: grazie alla firma arrivata ieri a Bruxelles, il 98,5% delle aliquote doganali indonesiane sui prodotti europei sarà rimosso.
L’intesa è linfa vitale per il settore delle auto elettriche Ue, che sta vivendo una profonda crisi: “Il nostro accordo con l’Indonesia ci garantisce anche un approvvigionamento stabile e prevedibile di materie prime essenziali, essenziali per l’industria europea delle tecnologie pulite e dell’acciaio”, commenta entusiasta la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Accordo Ue-Indonesia: gli effetti sui dazi
La partnership genererà:
- il dimezzamento dei dazi doganali attuali sulle automobili europee vendute in Indonesia;
- –15% sui macchinari e i prodotti farmaceutici esportati dall’Ue;
- -25% delle tariffe sui prodotti chimici esportati.
La riduzione delle tariffe settoriali e dei dazi individuali fino al 150% consentirà alle aziende esportatrici europee di risparmiare oltre 600 milioni di euro, cifra che prima sarebbe servita ad “attutire” i dazi indonesiani.
“Eliminando gradualmente i dazi doganali del 50% dell’Indonesia sulle importazioni di automobili, l’accordo crea nuove opportunità per le esportazioni automobilistiche dell’Ue e per gli investimenti nei veicoli elettrici”, dichiara Maros Sefcovic. Il Commissario europeo per il Commercio e negoziatore capo dell’Ue si dice “convinto che la conclusione odierna dei negoziati sia solo l’inizio di un nuovo entusiasmante capitolo”.
Le conseguenze sul settore delle auto elettriche
L’accordo arriva in un momento particolarmente critico per il piano Ue sulle auto elettriche, che si è dimostrato fallimentare. Gran parte del Green Deal è stato già congelato e ora anche la scadenza dei motori termici al 2035 trema sotto le critiche sempre più diffuse degli industriali e della politica. L’irrigidimento dei rapporti commerciali con gli Usa ha accelerato la crisi del settore, che ora cerca all’estero un nuovo mercato. Sia per vendere auto che per acquistare materie prime.
In tal senso, l’intesa Ue-Indonesia rappresenta un’ottima novità per i Ventisette perché consente all’Ue di accedere alle materie prime, in particolare nichel e cobalto, di cui è ricca l’Indonesia e che sono necessarie per le batterie. I vantaggi non riguardano solo le auto elettriche, dal momento che il cobalto viene utilizzato anche per lo stoccaggio dell’energia da fonti rinnovabili (eolico e solare) e il nichel può essere impiegato nella produzione di leghe metalliche e componenti in acciaio inossidabile. Una boccata d’aria per il settore siderurgico europeo.
Agevolazioni per l’agrifood
L’accordo, inoltre, eliminerà i dazi sui principali prodotti agroalimentari esportati dai Ventisette in Indonesia, tra cui latticini, carni, frutta e verdura e cibi trasformati. Realizzando una delle principali battaglie dei produttori europei, l’accordo prevede anche il divieto di imitazione dei 221 prodotti tipici riconosciuti come Indicazioni Geografiche, mentre Bruxelles è riuscita a escludere dal mercato unico europeo l’ingresso di prodotti agroalimentari indonesiani considerati sensibili, come riso, zucchero, uova, banane fresche ed etanolo. Per altri articoli, tra cui aglio, funghi, mais dolce, amido di manioca e prodotti ad alto contenuto di zucchero, sono invece state fissate quote di importazione limitate.
Le nuove regole realizzano, almeno sul fronte indonesiano, una delle principali richieste dei produttori europei, che da anni esigono che Bruxelles tuteli il Made in Eu.
Le conseguenze sulle transazioni elettroniche
I vantaggi dell’Accordo di partenariato economico globale Ue-Indonesia vanno oltre il profilo industriale. Tra le misure approvate c’è un pacchetto di semplificazione del commercio digitale, che facilita le transazioni elettroniche tra le due regioni, promuove un ambiente online sicuro per i consumatori e migliora la prevedibilità e la certezza del diritto. Questa parte dell’intesa prevede anche il divieto di dazi doganali sulle trasmissioni elettroniche, che rappresenta una novità assoluta per l’Indonesia.
Grandi cambiamenti anche in ottica di governance: per la prima volta, l’Indonesia consentirà la proprietà straniera al 100% nei settori delle telecomunicazioni e dei servizi informatici, segno di una profonda fiducia con i nuovi partner europei, vista la delicatezza del settore e dei dati coinvolti.
Ue-Indonesia: dal commercio alla geopolitica
Le tensioni commerciali tra gli Usa e l’Ue (rectius: tra gli Usa e il resto del mondo), le pretese di Trump sulle terre rare ucraine, e il distaccamento dei Ventisette dal gas russo hanno aumentato il peso specifico dell’economia negli equilibri geopolitici. Diversificare le proprie fonti e i propri alleati commerciali significa essere meno ricattabili.
Per farlo, occorre stipulare accordi anche con Paesi che non condividono gli stessi valori democratici o di Stato di diritto, nonostante il malcontento di alcuni europarlamentari per accordi del genere, come quello tra Ue e Mercosur. A loro, oltre che al presidente americano, sembrano rivolte le parole del commissario Sefcovic dopo la firma dell’accordo con l’Indonesia: “Nell’imprevedibile economia globale di oggi, le relazioni commerciali non sono solo strumenti economici, ma risorse strategiche“ per il futuro dell’Europa.