Svolta nella guerra commerciale: Usa e Cina tagliano i dazi e rilanciano il dialogo

Siglata a Ginevra una tregua sui dazi tra le due superpotenze: riduzione delle tariffe e nuovo meccanismo di consultazione
3 ore fa
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Bandiere Usa Cina Canva
Bandiere Usa e Cina

Dopo mesi di tensioni, tariffe record e minacce di “decoupling”, Stati Uniti e Cina hanno firmato una tregua commerciale. Luogo dell’intesa: Ginevra. Obiettivo: sospendere per 90 giorni la guerra dei dazi che ha paralizzato centinaia di miliardi di dollari di scambi.

Al termine dei colloqui tra il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent, il rappresentante al Commercio Jamieson Greer e il vice premier cinese He Lifeng, è stato annunciato un taglio immediato delle tariffe: dal 145% al 30% per i dazi Usa sulle merci cinesi, dal 125% al 10% per quelli cinesi sui prodotti statunitensi. Un taglio netto che mira a riattivare gli scambi interrotti.

Il documento firmato prevede anche un nuovo meccanismo bilaterale per la gestione delle controversie commerciali, con incontri regolari a rotazione tra Cina, Stati Uniti o Paesi terzi. “Progressi sostanziali” per Bessent, mentre Greer ha sottolineato la rapidità dell’accordo: “Le divergenze non erano così ampie”.

Un mese fa, Trump aveva imposto l’aumento dei dazi con un ordine esecutivo che aveva subito provocato un’impennata dei costi e rallentato la logistica globale. Ora, con l’amministrazione sotto pressione per rilanciare la crescita e rassicurare le imprese americane, si punta a una de-escalation. Resta però aperta la questione: la tregua sarà davvero duratura?

Dazi giù, mercati su? Cosa cambia per l’economia globale

La riduzione complessiva di 115 punti percentuali rappresenta un segnale forte. Nei fatti, l’accordo consente la ripresa degli scambi in settori strategici: hi-tech, automotive, agroalimentare e componentistica. Molte multinazionali, penalizzate dalla paralisi, possono tornare a operare con margini più gestibili.

Il nuovo regime tariffario resterà in vigore per 90 giorni. In questo periodo, le due parti lavoreranno a una soluzione più strutturale. La Cina ha anche promesso di rimuovere alcune barriere non tariffarie — misure amministrative che negli ultimi mesi avevano ostacolato l’accesso al mercato cinese.

Le borse hanno reagito con fiducia. In Asia e negli Stati Uniti si sono registrati forti rialzi, e anche in Europa si è osservato un effetto traino. Più che sui dazi in sé, i mercati hanno scommesso sulla possibilità che l’accordo prefiguri una stabilizzazione duratura delle relazioni economiche tra Washington e Pechino.

Ma il contesto resta fragile. Il dialogo è appena ripartito e ogni passo dovrà essere verificato. Il nuovo meccanismo di consultazione tra i due Paesi avrà il compito di monitorare il rispetto dell’intesa, con l’obiettivo dichiarato di evitare nuove escalation. In caso contrario, le tariffe sospese potrebbero tornare in vigore rapidamente.

Dietro la svolta americana

La riduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti non è solo frutto di una ritrovata intesa con Pechino. È il risultato di un contesto interno sempre più complesso: un deficit commerciale che ha superato i 1.200 miliardi di dollari, pressioni da parte dell’industria nazionale e crescenti segnali di rallentamento economico.

L’aumento dei dazi, deciso da Trump ad aprile con un ordine esecutivo, aveva alzato le tariffe su centinaia di prodotti cinesi di 34 punti percentuali, innescando una reazione speculare da parte di Pechino. Il risultato è stato un blocco quasi totale degli scambi e un incremento dei costi per le imprese americane.

Ma oggi, di fronte agli effetti concreti sull’economia, Washington ha scelto di negoziare. Il ritorno al tavolo di Ginevra è una mossa pragmatica: allenta le tensioni, evita ulteriori danni all’industria e offre all’amministrazione un margine di manovra per rivendicare risultati. L’obiettivo dichiarato resta l’aumento delle esportazioni Usa verso la Cina. La tregua, però, non garantisce nulla: le parti si incontreranno regolarmente per verificare l’attuazione dell’accordo e ogni squilibrio percepito potrebbe riaccendere lo scontro.

L’Europa tra le due superpotenze

L’Europa, pur esclusa dal tavolo di Ginevra, non potrà ignorare le conseguenze dell’intesa tra Stati Uniti e Cina. I colloqui si sono svolti in territorio europeo, ma senza coinvolgere Bruxelles né alcun rappresentante dell’Unione. Una scelta che evidenzia ancora una volta il ruolo di spettatore che l’Ue rischia di ricoprire nei grandi giochi commerciali globali.

Eppure, gli effetti concreti non tarderanno ad arrivare. Se i dazi tra Washington e Pechino resteranno bassi, le aziende americane e cinesi torneranno a scambiarsi beni ad alto valore aggiunto con meno ostacoli. Questo potrebbe ridurre la competitività di alcuni comparti europei, in particolare la meccanica industriale e l’elettronica tedesca, già alle prese con un rallentamento della domanda e costi energetici più alti. Allo stesso tempo, settori come l’agroalimentare — soprattutto italiano, francese e spagnolo — potrebbero trovare nuove finestre, soprattutto se la Cina diversificherà le importazioni in chiave strategica.

Sul piano politico, l’accordo segnala un rafforzamento dei rapporti bilaterali fuori dall’ombrello delle istituzioni multilaterali. Per l’Ue, questo significa che molte delle dinamiche commerciali che impattano le sue imprese si giocano ormai fuori dal suo perimetro decisionale diretto. In questo quadro, rimanere passivi rischia di rendere l’Europa più vulnerabile, sia in termini economici sia di influenza diplomatica.

Serve una reazione concreta. Non tanto sul piano delle dichiarazioni, ma su quello operativo: accelerare accordi commerciali già in corso (come quelli con l’India o l’America Latina), rafforzare le clausole di salvaguardia per i settori esposti, e coordinare una risposta industriale europea che sia in grado di competere nel nuovo equilibrio commerciale che si sta definendo. La finestra aperta da Usa e Cina non durerà a lungo, e l’Europa deve decidere se restare al margine o tornare a sedersi, con piena legittimità, ai tavoli che contano.

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