30mila euro per tornare a casa. La proposta svedese

La proposta del partito di estrema destra Democratici di Svezia divide il governo
2 mesi fa
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Svezia Canva

La Svezia potrebbe presto offrire 30mila euro ai migranti per tornare nei Paesi di origine. Questa proposta, avanzata dal partito di estrema destra Democratici di Svezia (Sd), ha sollevato un acceso dibattito all’interno del governo di Stoccolma.

Sebbene esista già una legge che prevede un “rimborso” per chi decide di lasciare il Paese, l’attuale compenso ammonta a soli 10mila corone svedesi (circa 873 euro). Troppo pochi se paragonati a sistemi simili, come quello danese, dove oltre 300 migranti hanno già accettato un’indennità pari a 40mila euro.

Secondo Ludvig Aspling, portavoce dei Democratici di Svezia, “molte persone preferirebbero tornare a casa, ma potrebbero aver bisogno di un piccolo aiuto lungo il percorso”. Tuttavia, la proposta ha incontrato resistenze, soprattutto tra i partiti liberali, che temono possa ulteriormente isolare le minoranze non integrate.

Joakim Ruist, economista esperto in migrazione globale, ha avvertito che l’iniziativa avrà scarso impatto economico e potrebbe peggiorare il processo di integrazione.

Resistenze dai liberali e giovani contro la proposta

I liberali, sostenendo la posizione di Ruist, hanno rifiutato di inserire la proposta all’ordine del giorno del 10 settembre, quando si è riunito il parlamento svedese dopo il rientro dalle ferie estive. Il presidente dell’Associazione dei Giovani del Partito Liberale, Anton Holmlund, ha definito l’idea “un pessimo segnale per chi vuole integrarsi in Svezia”, sostenendo che il messaggio implicito sarebbe quello di voler pagare le persone per lasciare il Paese, il che non favorirebbe un’inclusione sociale efficace.

“Legge spia” per i professionisti del settore pubblico

La proposta di aumentare il rimborso per il rimpatrio non è l’unica misura controversa in discussione in Svezia. Una legge, definita “legge spia” e proposta nei mesi scorsi nel Paese, prevede che medici, insegnanti e assistenti sociali denuncino alle autorità i migranti senza documenti.

Questa misura ha già sollevato forti proteste, con molti professionisti che ritengono la norma contraria ai principi etici e deontologici. Sofia Rydgren Stale, presidente della Swedish Medical Association, ha affermato al Guardian che “queste politiche potrebbero spaventare le persone, impedendo loro di accedere a cure mediche o educazione”.

Seppur ancora in fase di valutazione, la proposta potrebbe coinvolgere fino a un milione di lavoratori del settore pubblico, alimentando una crescente preoccupazione tra sindacati e associazioni professionali. Molti temono che l’obbligo di denuncia possa erodere la fiducia tra cittadini e istituzioni, creando una “società ombra” sempre più isolata.

Il governo svedese ha dichiarato che sta valutando l’esclusione di alcuni ambiti professionali da questo obbligo, ma la tensione resta alta, con più di 150 organizzazioni già schierate contro la proposta.

In Svezia, il dibattito sulla migrazione resta più acceso che mai, con implicazioni che potrebbero trasformare radicalmente il panorama sociale e politico del Paese.

I compensi negli altri Paesi europei

Diversi Paesi dell’Unione europea offrono incentivi per i rimpatri volontari, ma i programmi e le somme variano in base alla nazione e alla situazione del migrante.

La Germania, ad esempio, attraverso il programma Reag/Garp, offre incentivi finanziari e assistenza logistica ai migranti che decidono di rimpatriare volontariamente. I contributi variano da circa 500 a 1.200 euro per persona, a seconda della situazione e del Paese di destinazione. Inoltre, vengono offerti fondi per coprire il viaggio e supporti per la reintegrazione.

L’altra “super potenza europea”, la Francia, ha un programma chiamato Aid for Voluntary Return, che offre circa 650 euro per adulto e 300 euro per minore per il rimpatrio volontario. Questo incentivo è destinato a coprire le spese immediate del viaggio, oltre a fornire assistenza eventuale.

L’Italia, dal canto suo, non è esente. Il Bel Paese partecipa a programmi di rimpatrio volontario attraverso il supporto dell’International Organization for Migration (Iom) e offre incentivi che includono il pagamento del viaggio e un contributo economico di circa 400-2.000 euro, a seconda della situazione del migrante e del Paese di destinazione.

Così come l’Austria, il cui programma prevede incentivi che variano tra 500 e 1.000 euro per migrante; il Belgio, con il programma Fedasil, che può arrivare fino a 2.000 euro per migrante e i Paesi Bassi che offrono fino a 1.750 euro come contributo per la reintegrazione.

Cos’è l’International Organization for Migration?

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, fondata nel 1951 per aiutare i governi nella gestione delle questioni migratorie, originariamente non faceva parte delle Nazioni Unite, ma nel 2016 è diventata un’agenzia affiliata all’Onu. L’Iom è oggi la principale organizzazione intergovernativa impegnata in questioni migratorie, con oltre 173 Stati membri e otto membri osservatori.

L’organizzazione si occupa di numerose aree legate alla migrazione, tra i quali, appunto, i Programmi di rimpatrio volontario assistito (AVR): uno degli strumenti principali dell’IOM, in cui fornisce supporto economico e logistico ai migranti che desiderano tornare volontariamente nel loro Paese d’origine; i Programmi di reintegrazione che offrono supporto per avviare attività economiche, ricevere formazione o ottenere assistenza medica. Così come esiste un programma per aiuto ai migranti in situazioni di emergenza, come i rifugiati e le persone sfollate a causa di conflitti o disastri naturali.

Nel 2023 e 2024, il budget dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha subito una crescita significativa. Per il 2023, l’Iom prevede una spesa totale di circa 3,5 miliardi di dollari. Per il 2024, l’Iom ha lanciato la sua prima “Global Appeal”, chiedendo 7,9 miliardi di dollari per affrontare le crescenti crisi migratorie e realizzare il potenziale positivo della migrazione.

La distribuzione di questo budget include:
• 3,4 miliardi di dollari (3,2 miliardi di euro) per salvare vite e proteggere le persone in movimento.
• 2,7 miliardi di dollari (2,54 miliardi di euro) per soluzioni di lungo termine riguardanti sfollamenti e cambiamenti climatici.
• 1,6 miliardi di dollari (1,5 miliardi di euro) per facilitare percorsi di migrazione regolare.

Organizzazioni non governative, come Human Rights Watch e Amnesty International, hanno espresso preoccupazioni sul fatto che i programmi di rimpatrio volontario potrebbero essere usati come leva per esercitare pressioni sui migranti affinché tornino nei loro Paesi d’origine, anche quando non è sicuro per loro farlo. In altre parole, sollevano questioni etiche e politiche supportare in Unione europea anche dai membri del gruppo dei Verdi/Alleanza Libera Europea al Parlamento Europeo che hanno sollevato obiezioni riguardo alla gestione e all’efficacia di questi programmi nel corso degli ultimi anni.

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